Atto primo

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Appartamenti nella reggia di Sigismondo, con ingresso da un lato ad interni gabinetti



Scena prima
Coro, Anagilda, Radoski, poi Ladislao


All’alzarsi del sipario, tutti si mostrano agitati verso gl’interni suddetti.

Coro
O Prence misero,
sul fior degli anni
perché ti straziano
sì acerbi affanni!
Qual fato barbaro
ragion t’invola,
e fiero spasimo
ti stringe il cor!

(Anagilda e Radoski ascoltano agli ingressi interni, ma se ne allontanano sul fatto con atti di grave rammarico.)

Anagilda e Radoski
Lugubri gemiti
sol qui risuonano!
Chi può resistere
a tanto orror!

Coro
(accennando gl’interni da’ quali esce Ladislao taciturno e agitato, e cui tutti vanno incontro affannosamente)
Qual cupo fremito
da quelle porte!
Ah di’ se cangiasi
del Re la sorte?
Tu taci!.. t’agiti..
mi fai terror.

(Ladislao è concentrato in se stesso.)

Ladislao
(O destin o crudel! Del Re nel petto
par che un nero sospetto
in mille idee funeste
trovi alimento ognor.
(inquietissimo)
Ma donde mai?..
Ma come!.. esser potria che il fallo mio!.
(si riprende subito)
In qual mar di dubbiezze, o ciel, son io!)
L’immago tiranna
di lei ch’ho tradita,
mi turba, m’affanna,
presenti mi sta.
Ma grande, ma forte
quest’anima ardita
sfidar della sorte
lo sdegno saprà.

Anagilda, Radoski e Coro
Deh ti spiega e il dubbio atroce
togli omai dal nostro seno.

Ladislao
Della pace il bel sereno
già sparì dal nostro Re.
(Ma del fiero suo tormento
tutto il peso io sento in me.)

Tutti
O terribile vicenda!
O crudel funesto evento!
Ah quel turbine pavento
ch’ora freme intorno a me.
(Parte il coro.)



Scena seconda
Ladislao, Anagilda e Radoski


Anagilda
Né fia, german, che rieda
del Re la calma al cor?

Radoski
Del suo destino
tremanti ognor vivrem?

Ladislao
Che dir poss’io?
Da sdegnato fantasma
inseguito si crede
Sigismondo talor. Con lui ragiona,
si discolpa, s’adira,
l’abbandona ragion, langue e delira.

Anagilda
Infelice!

Ladislao
Anagilda,
ad eccelsi pensier la mente e il core
volger dobbiam. Della Polonia al soglio
fia tua gloria volar. Del Re te n’offre
il favor bella speme.

(Odesi qualche grido di dolore dagli interni.)

Radoski
Cieli!..

Anagilda
Che fora mai?

Ladislao
Comprendo. Immerso
è Sigismondo ne’ deliri suoi.

Anagilda
Deh! chi aita gli presta?

Ladislao
Eccolo a noi.


Scena terza
Sigismondo con tutto il disordine della più tetra fissazione e senza conoscimento. Egli parla come a taluno da cui fosse inseguito e minacciato a un tempo medesimo. Li sopradetti lo tengono di vista rispettosamente, spiegando fra loro la più viva amarezza.


Sigismondo
(smaniando per la scena)
Non seguirmi... omai t’invola...
Che pretendi or qui, tiranna!
(si ferma)
No! non io, la tua condanna
la segnò dovere e onor.
(colla più affannosa attenzione)
Che?.. innocente?.. e chi?.. tu sei?..
(coll’impeto del desiderio che termina col furore)
Ah lo fossi!.. il traditore
di mia mano io svenerei!..
(torna a smaniare per la scena)
Una prova... a me una prova
e lo sveno... e...
(cava impetuosamente la spada)

Anagilda, Ladislao e Radoski
(rispettosamente lo trattengono)
Deh! signore!..

Sigismondo
(facendo forza per iosvin colarsi)
Chi tant’osa!..

Anagilda, Ladislao e Radoski
I fidi tuoi...

Sigismondo
(si ferma; gira l’occhio stupidamente ed ascolta)
Lei!.. sparì... più non la sento...
Ah!
(cade fralle braccia di Ladislao e Radoski)

Ladislao
Si calmi il tuo tormento:
T’offro io primo il sangue istesso.

Anagilda, Ladislao e Radoski
Quel mirarti il cor sì oppresso
è dolor ch’egual non ha.

Sigismondo
(tornando in sé)
Dove sono?.. voi!.. miei fidi!..
Perché vivo in tante pene?
(Ah perduto ho il caro bene
e più spme il cor non ha.)

Anagilda, Ladislao e Radoski
Ti richiama a tua grand’alma,
e la calma tornerà.

Sigismondo
Lacerata è ognor quest’alma,
né la calma tornerà.

Ladislao
Signor, mentre t’adora
ogni vassallo, a che l’alma t’opprime
lo spavento, il terror?

Sigismondo
Dirlo dovrei?..

Ladislao
Un tuo fedel...

Sigismondo
Sì, Ladislao, lo sei.

Ladislao
Dunque...

Sigismondo
Partite.
(ad Anagilda e Radoski)
Ad altro
men affannoso istante
vi rivedrò.
(si concentra in se stesso)

Anagilda
Pace ti chiama al seno
chi felice, o signor, ti brama appieno.
(parte con Radoski)



Scena quarta
Sigismondo e Ladislao


Ladislao
(O dubbi miei!)

Sigismondo
(scuotendosi)
Alto, tremendo arcano
a tua fé non s’asconda.

Ladislao
(ammirato)
E quale!

Sigismondo
(s’interrompe)
Oh dio!

Ladislao
Ma che?..

Sigismondo
Ascolta.
(lo prende a sé)
Furente mi persegue Aldimira.

Ladislao
(con gran forza)
Essa che a morte
perché infida consorte
da te si condannò?

Sigismondo
(con dolore)
Mi ricusai
di vederla ed udirla.

Ladislao
Ma gli stessi occhi tuoi
testimoni non fur?..

Sigismondo
(vivamente)
Nè tratto a inganno
m’avria taluno od il mio sguardo istesso?

Ladislao
(sospeso)
Qual dubbio inopportun t’agita adesso?

Sigismondo
Odi. Ulderico Re, padre all’estinta
mia consorte Aldimira,
sciolto da’ ceppi in cui visse tre lustri,
arma in segreto. Tu vola ed esplora
le mosse ostili. Io là t’attendo dove
folto bosco ha confin colle frontiere.
Ivi a cacciar le fere
si sparga che n’andai onde più cauta
dispor difesa.

Ladislao
Ma Ulderico ancora...

Sigismondo
Temo a ragion: intendi!

Ladislao
Obbedirò.

Sigismondo
Se a terminar mie pene
solo fia d’uopo morte,
si mora, e allor sarà lieta mia sorte.
(entra)

Ladislao
Ella perì!.. Qual dubbio mai?.. - Nemico
sia qualsivoglia il fato, io non lo temo.
Forte sarò fino al momento estremo.
(parte)


Campagna vastissima che termina con un folto bosco. Abitazione da un lato, con arborata vicina, sotto cui rozza panca.



Scena quinta
Aldimira dal bosco tutta concentrata in se stessa, poi Zenovito dall’abitazione



Aldimira
O tranquillo soggiorno! o dolce! o cara
solitudine amica! A voi nel seno
vo cercando la calma e sempre invano,
ché il mio fato inumano
a tollerar m’astringe eterno duolo.
Un solo oggetto, un solo
vicino a me, faria
la mia felicità, la gioia mia.
Oggetto amabile,
ognor da forte
serbo immutabile
candor di fé.
Ingiusto e barbaro
mi danni a morte!
Pur non so vivere
lungi da te.
Diletta immagine
del mio consorte
per te quest’anima
respira in me.

(Esce Zenovito.)

Zenovito
Signora...

Aldimira
Ah taci.

Zenovito
E che? forse dovrei
obbliar che tu sei
sposa al mio Re, Aldimira?

Aldimira
Ah sì, quella son io,
che al tuo valor la vita
deve e alla tua pietà.

Zenovito
Guidommi il cielo
innocenza a salvar.

Aldimira
Sì, che innocente
mi ritrovasti allora
che, strascinata a forza infra i dirupi,
chiedea mercé.

Zenovito
Ma dei fellon la morte
salva ti rende: a me ti scopri; sento
che Ladislao ti chiese affetto indegno,
e che ardente di sdegno
per le ripulse tue giurò vendetta.

Aldimira
E accusata e negletta,
senza difesa, da nemica sorte
fui rapita allo sposo e tratta a morte.

Zenovito
Ah signora... ah Reina,
ch’Egelinda mia figlia
qui crede ognuno. Quattro lustri omai
son corsi già dacché fuggii la corte
ove un tempo ebbi onor. Dissi a bastanza.

Aldimira
Né sperare io potrò?..

(Odesi in distanza il suono de’ corni da caccia.)

Zenovito
(stupito)
Di caccia il suono,
raro in questi recessi!..

Aldimira
(osservando)
Odo rumor di genti...

Zenovito
(con gran premura)
Celatevi, signora...

Aldimira
O miei tormenti!
(entra, ma si fa vedere in osservazione)



Scena sesta
Coro di cacciatori e Zenovito


Coro
Al bosco!... alla caccia!
La fera sdegnosa
ci attende al cimento:
chi ha core e ardimento
ne venga a pugnar.
(per andare)

Zenovito
A voi chi comanda
la caccia in tal giorno?

Coro
Il Re che già presso
è a questo soggiorno.

Zenovito
Il Re!

Coro
Lo vedrete...
(si replica il suono come sopra)
Correte, godete...
Il suono ci chiama,
si vada a pugnar.
Al bosco! alla caccia!..
(entrano festosamente nel bosco)



Scena settima
Zenovito e Aldimira


Aldimira
(uscendo, ed affannosissima)
Lo sposo!..

Zenovito
Il Re!..

Aldimira
Se viene...

Zenovito
Or nuovo ascolto
vicino calpestio...
Convien celarsi.

Aldimira
Ah fuor di me son io.

(Entrano nell’abitazione.)



Scena ottava
Sigismondo, Anagilda e seguito
Zenovito, non veduto, sta in osservazione dalla casa


Sigismondo
Il loco è questi, e qui posiam.
(siede sulla panca)

Anagilda
Né al bosco
vuoi le fere cacciar?

Sigismondo
Pria Ladislao
deggio veder. Precedimi, Anagilda.
Poi ne verrò.

Anagilda
Que’ tuoi pensier funesti
tremar mi fan.

Sigismondo
Grato son io al tuo core,
ma restar mi convien.

Anagilda
Non più, signore.
(entra nel bosco con parte del seguito)




Scena nona
Sigismondo seduto. Aldimira e Zenovito, non veduti, dall’abitazione


Sigismondo
(resta un momento senza parlare, indi si leva fantasticando fra sé)
Ti veggo sì... ti veggo ovunque irata
mi persegui, m’opprimi!..

Aldimira
(piano a Zenovito)
(Egli!.. il consorte!..)

Zenovito
(Gran cose io spero.)

Sigismondo
(scuotendosi)
Bando,
bando a un insano ardor. Fu rea colei...
Sì, ma per sempre... ah sempre! io la perdei.



Scena decima
Detti. Ladislao


Ladislao
Mio Re!

Zenovito
(Il nimico!)

Aldimira
(Il traditor!)

Sigismondo
Che rechi?

Ladislao
Funestissimi eventi.
D’armi e d’armati all’improvviso inonda
con inganno Ulderico
le tue contrade. I pochi nostri abbatte
sorpresi ed atterriti: e se possente
forza nol preme o caccia,
fra poco ancor la reggia tua minaccia.

Sigismondo
Ma degli sdegni suoi
spiegò ragion?

Ladislao
Vuol vendicar la figlia.

Sigismondo
O presagi! o cor mio! Ma in che mi perdo?
Del regno alla salvezza
provveder mi convien. Là da quel bosco
la difesa s’imprenda: a tant’oggetto
tu dispon quant’è duopo. Io lumi intanto
(accennando l’abitazione)
voglio ritrar da chi colà soggiorna.

Zenovito
(Al cimento.)

Aldimira
(Al periglio.)

(Entrano.)

Sigismondo
Va’, e sappiam chi v’alberga.

Ladislao
Util consiglio!
(entra nell’abitazione)



Scena undicesima
Sigismondo, poi Ladislao, indi Aldimira



Sigismondo
Venga Ulderico, sì. Comune a noi
sarà il duolo e il rossor, quando di lei...
Sì; ma per sempre... ah sempre! io la perdei.

(Esce Ladislao turbatissimo dall’abitazione.)

Che avvenne?

Ladislao
In quell’albergo...
vid’io...
(ammutolisce)

Sigismondo
Perché t’arresti?

Ladislao
Chi lo può figurar?..

Sigismondo
Di’, che vedesti?

Ladislao
Vidi... ah no che allor sognai!
Vidi... ah no ch’io m’ingannai!
Ma quel tremito che allora
mi sorprese e pur mi scuote,
in un mar di dubbi ancora
fa quest’anima ondeggiar.

(Sigismondo lo sollecita a spiegarsi.)

Porta il piede in quelle soglie,
e, signor, vedrai portento. -

(Sigismondo s’incammina. Dopo un momento di silenzio generale esce Aldimira che s’inchina a Sigismondo il quale resta immobile considerandola. Essa se gli inchina e resta presso all’abitazione.)

Ecco a te chi là soggiorna...
Tu sorprendi!..
(Io n’ho spavento.)
Or ti lascio e vo all’istante
armi e armati ad apprestar.
(considerandola colla più grande agitazione, che cerca nascondere)
(Ah che quello è un spettro, è un’ombra
dall’Averno uscita fuore!
Di stupore, di terrore
mi fa quasi delirar.)
(entra nel bosco)



Scena dodicesima
Aldimira e Sigismondo. Zenovito si fa vedere in osservazione.



Aldimira
(Giusto cielo m’aita!)

Sigismondo
(Crederò agli occhi miei!..
Essa!.. ah follia!..) Chi sei?

Aldimira
Son Egelinda,
a Zenovito figlia.

Sigismondo
A lui che lunge
dalla corte fuggì, son quattro lustri,
perché tradito?

Aldimira
(con energia)
Sì, reo tradimento
ci trasse a questi alberghi.

(Sigismondo resta in qualche abbattimento.)

Sigismondo
(Ella parla...)
(come rassicurando se stesso)
Ma tu Egelinda, figlia
a Zenovito.

Aldimira
Il dissi.

Sigismondo
(con forza)
E il sei?

Aldimira
(come sorpresa, fissandolo)
Lo sono.

Sigismondo
(da sé)
(O voce! o sguardi! o mio destin tiranno!)

Aldimira
(osservandolo)
(Ei delira, egli smania, io non m’inganno.)

Sigismondo
(dopo un momento di silenzio)
Zenovito ne venga.

Aldimira
(s’incammina)
Fia pronto.

Sigismondo
(richiamandola)
Odi.

Aldimira
(torna a Sigismondo che nel fissarla s’astrae)
Che chiedi?

Sigismondo
(delirando fra sé)
(Se un tradimento reo...)

Aldimira
Che vuoi?

Sigismondo
(L’avesse tolta allo sposo!..)

Aldimira
A’ cenni tuoi...

Sigismondo
(Saria fellon! poco il tuo sangue...)

Aldimira
(vivamente)
Signor...

Sigismondo
(richiamandosi)
Chi!.. (Cielo!..)

Aldimira
E qual ragion, perdona,
or ti rende sì oppresso?

Sigismondo
(Ah son tradito dal mio core istesso.)
Un segreto è il mio tormento,
ma nol posso, oh dio, spiegar.

Aldimira
Deh perdona l’ardimento,
più non oso a te parlar.

Aldimira e Sigismondo
(ognuno da sé)
Tanti affetti ho intorno al core
che spiegarli non saprei.
Ah cagione è il crudo amore
del mio barbaro penar.
(Aldimira entra nell’abitazione, e Zenovito segue Sigismondo ch’entra nel bosco.)



Scena tredicesima
Ladislao, poi Zenovito



Ladislao
(uscendo dal bosco)
Il Re dov’è? Ch’ei colto
da quell’oggetto periglioso tanto
abbia obbliato il caso suo funesto?
Ma chi è lei?.. donde mai?..che oggetto è questo!
(si concentra in se stesso)

Zenovito
(Eccolo. O mia ventura!)

Ladislao
Io non saprei...

Zenovito
Signor...

Ladislao
Tu, Zenovito!..
Dimmi: hai figlia?

Zenovito
Egelinda, che salvezza
forse oprerà del regno.

Ladislao
Ella!.. che dici?..
Dessa il regno salvar? parla, ti spiega.

Zenovito
T’attende il Re. Vanne, da lui saprai...

Ladislao
Vedesti il Re?

Zenovito
Lo vidi e a lui parlai.
Anzi da me nacque il pensiero.

Ladislao
E quale?

Zenovito
Vanta Egelinda mia gran somiglianza
(a quanto il Re mi espose)
coll’estinta Aldimira.

Ladislao
Ah tal, che sembra
Aldimira medesma.

Zenovito
Ebben, ascolta.
Ecco il consiglio mio. Spargasi ovunque
che vive la Regina
in solitario loco, ed Egelinda
vesta reali spoglie. Prima in corte
qual Regina si mostri, indi a Ulderico
si presenti qual figlia. Ei, come tutti,
vede Aldimira in lei, placa lo sdegno,
ridona al Re la pace, e salvo è il regno.

Ladislao
(con amarezza)
Tu consigliasti che reali spoglie
vesta Egelinda, e ad Ulderico poi
si presenti qual figlia!

Zenovito
Il consigliai.

Ladislao
(con gran premura)
Ed accolse
Sigismondo il consiglio?

Aldimira
Anzi, t’attende
onde porlo ad effetto.

Ladislao
(affannosamente da sé)
(Al Re si voli:
strugger l’opra si tenti
che renderia più gravi i miei spaventi.)
(parte)

Zenovito
O mia Reina! Sì, sarai felice!
Il cor co’ moti suoi già mel predice.
Tu l’opra tua seconda
che m’ispirasti, o cielo:
tu squarcia il nero velo
che oscura in lei l’onor.
Trovi l’amica sponda
dopo sì gravi affanni,
e cadan l’ire e i danni
sull’empio traditor.
(entra nell’abitazione.)



Scena quattordicesima
Ladislao dal bosco, poi Zenovito dall’abitazione



Ladislao
(concentrato in se stesso)
Io dispor che costei
alla reggia ne venga? Io far che il manto
d’Aldimira rivesta?
Io dovrò?.. Ma perché una somiglianza
tanti dubbi m’infonde,
e mi rende agitato e mi confonde?

(Esce Zenovito.)

(andandogli incontro)
Zenovito!..

Zenovito
Signor...

Ladislao
Chiamami amico,
ché lo merta il tuo cor. Qui Sigismondo
or io precedo onde dispor che in corte,
quando imbruni la notte,
la figlia tua si segua.

Zenovito
Ah che possi’io
dirti, o signor?

Ladislao
E che?..

Zenovito
Teme Egelinda
e ricusa partir.

Ladislao
Tant’osa!

Zenovito
A lei
degnati favellar.

Ladislao
Venga, ma opponti
a’ suoi folli contrasti.

Zenovito
Io primo fui che il consigliai. Ti basti.
(entra nell’abitazione)


Scena quindicesima
Ladislao, indi Aldimira



Ladislao
Ella ricusa? Ah dessa
dunque non è che offerse al guardo mio
un deliro, un timor di me non degno.
Venga costei, serva al dovere e al regno.

(Esce Aldimira.)

Ladislao
(con alterezza)
Perché obbedir disdegni?
Perché venir non vuoi?
Oppor non dei né puoi,
se lo comanda un Re.

Aldimira
(con un tuono di superiorità che mette Ladislao in apprensione)
Dimmi, se vengo in corte,
salva sarà mia vita?

(Ladislao vorrebe interromperla, ed ella non gliel permette.)

Sì, che la tua Regina
misera fu tradita!
Sì, che la trasse a morte
un empio traditor.

Ladislao
E come sai?.. che intendi!..

Aldimira
Non domandarlo a me.

Ladislao
Chiederlo! e a chi degg’io?

Aldimira
(colla più gran forza)
A te lo chiedi, a te.

Ladislao
A me! qual tuo deliro!

Aldimira
No, ch’è martiro in me.

Ladislao
E chi ti dà tormenti?

Aldimira
A te lo chiedi, a te!

Ladislao
Follia ti detta accenti;
non troverai mercé.

Aldimira
Ragion mi detta accenti;
sì, troverò mercé.

Aldimira e Ladislao
(ognuno da sé)
(Dubbiosa, smarrita,
confusa, atterrita,
vacilla quest’alma,
mi fugge dal sen.)
(Aldimira entra nell’abitazione, e Ladislao s’inselva.)



Scena sedicesima
Anagilda e Radoski con seguito da altra parte del bosco, poi Ladislao, indi Sigismondo e seguito, pur essi dal bosco



Anagilda
Che creder deggio mai!
Preda a nuovi deliri il Re mi lascia,
m’abbandona il german!

Radoski
A me pur anche
d’uopo saria...

(Esce Ladislao, turbatissimo e non avvedendosi dei due suddetti.)

Ladislao
(da sé)
(Che disse!.. che ascoltai!
Gli sguardi suoi!.. la voce!..)

Anagilda
German, sappi...

Ladislao
T’intendo.
Il Re...

(Esce Sigismondo e coro.)

Sigismondo
(a Ladislao)
Già cade il giorno.
Pronta a seguirmi è lei?

Ladislao
Ricusa d’obbedir folle costei.

Sigismondo
Stupor m’adombra!.. Udirla voglio io stesso.
(s’avvia all’abitazione, ma si ferma pensoso un momento prima d’entrarvi)
(Perché mi trema il cor se a lei m’appresso?)
(entra)

Ladislao
(In quell’albergo il Re!.. Sia qual si voglia
la donna pur, ma eventi rei preveggio.)
Mi segua ognun. (Toglierla ad esso io deggio.)
(entra a fianco dell’abitazione seguito dai sopradetti)



Interno dell’abitazione di Zenovito, con ingresso alle stanze da un lato.



Scena diciassettesima
Tutti successivamente. Sigismondo introdotto da Zenovito, che s’inchina ed entra nelle stanze interne



Sigismondo
(s’astrae e gradatamente si porta al deliro)
Quale, o ciel, d’idee funeste
folla rea mia mente ingombra!
Minacciosa errante intorno
tu mi stai terribil ombra!
Ed il cor mi fai tremar.

(Aldimira e Zenovito escono inosservati dalle stanze, e dall’ingresso Ladislao che si mette in osservazione non veduto dagli altri.)

Aldimira
(Nel mirarlo io sento un gelo,
che mi stringe l’alma in petto!)

Ladislao
Quanto veggo in queste soglie
tutto accresce il mio sospetto!)

Sigismondo
Sì... crudel... per te... deliro...
Sì... martiro... mi tormenta...

Aldimira
(mostrando grande affanno, ed è ritenuta da Zenovito)
(Ei vaneggia!)

Ladislao
(osservando con apprensione Aldimira e Zenovito)
(E che si tenta!..)

Sigismondo
Di’, che far dovea il mio core?..
Lo sorprese un...

Aldimira
Traditore!..
(appena pronunziata la parola, si ritira con Zenovito)

Sigismondo
Traditore!.. ah di giust’ira
e ragion s’arde...

Aldimira
(di dentro)
Aldimira!..

Sigismondo
(smaniando)
Aldimira!.. dov’è lei?..
Io t’intesi... Dove sei?..

Ladislao
(O periglio!)

Aldimira e Zenovito
(uscendo)
Ai cenni tuoi...

(Sigismondo resta immobile per un momento, guardando qui e là come istupidito.)

Aldimira
Parla...

Zenovito
Imponi...

Sigismondo
Ma... qui... voi!..

Aldimira e Sigismondo
(Ah dal peso io geme oppressa/o
della mia fatalità.)

Zenovito
(Ah dal peso geme oppressa
della sua fatalità.)

Ladislao
(Ah troncar degg’io’l periglio
d’una mia fatalità.)
(Ladislao parte di nascosto.)

Sigismondo
Dimme, Egelinda, in corte
nieghi seguirmi omai?

Aldimira
Verrò, se di salvezza
un segno a me darai.

Sigismondo
(altamente stupito)
Di tua salvezza!..

Coro
(di dentro)
All’armi!

Sigismondo
Che intendo!..

Coro
(più da vicino)
All’armi!.. all’armi!

(Esce Ladislao frettoloso seguito da Anagilda, Radoski, coro e guerrieri.)

Ladislao
Già penetrar nel bosco
tenta il nemico altero.

Coro
Trionfo a noi primiero
ci doni ardire e onor.

Sigismondo
(ai guerrieri)
Alla vittoria andiamo.
(piano ad Aldimira)
(Tu mi precedi in corte.)
(agli altri)
Solo pugnar io bramo
a prova di valor.

Tutti
Frema pure il destino a miei danni:
più m’accende e mi rende più forte.
Si combatta, fia gloria la morte
se vittoria si vanti ed onor.


2. Akt Zurück zu: Libretto

Atto secondo ritorna a libretto



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© DRG, 26. März 2001