Atto secondo

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Atrio terreno nel palagio reale, dagli archi del quale si scuopre in distanza parte del regio cortile.
Da un lato, eminente ingresso ad interni appartamenti.



Scena prima
Coro


Coro
(fra loro)
In segreto a che ci chiama?
Qual arcano asconde il Re!
Di sua viva ardente brama
la ragion sappiam qual è.



Scena seconda
Coro. Sigismondo, Ladislao, Radoski e seguito, poi Anagilda dall’ingresso suddetto



Sigismondo
(a parte a Ladislao)
Ah! superato il bosco, o sorte avversa!
vincitor Ulderico
è presso alla città.

Ladislao
(Valga l’inganno
il turbine a calmar. Già voce a lui
giunse per opra mia, che vive ancora
Aldimira sua figlia.)

Sigismondo
(Ora Egelinda
di regia veste adorna
veder farò. Come da ognun s’accolga
la comparsa di lei
ardo veder.)
(ad Anagilda ch’esce)
Ebben?

Anagilda
Qual imponesti,
pronta è, signor.

Sigismondo
Udite o fidi miei.
A tenor degli eventi opra e consiglio
cangiar de’ il saggio. Barbara vicenda
a ciò move il Re vostro.
Ma pria ch’egli risolva, udir un voto
brama da voi mentre da voi si mira
l’oggetto ch’or qui v’offre. Ecco...



Scena terza
Comparisce Aldimira da Regina. Tutti, ad eccezione di Sigismondo e Ladislao prorompono



Coro
Aldimira!

(Ella scende tra le festose acclamazioni.)

Viva Aldimira
nostra Regina!
Da noi s’ammira
quel tuo gran cor!
Viva Aldimira,
trionfi onor.
Vinse da forte
l’avversa sorte:
ha in lei virtude
novo splendor.
Viva Aldimira,
trionfi onor!
Deh a noi la rendi,
giusto signor.

Ladislao
(O vista che m’agghiaccia!)

Aldimira
(Alma, coraggio!)

Sigismondo
Sì, la Regina vostra
vi rendo, o fidi miei.
(a parte a Ladislao)
(Sicuro appieno
dell’inganno è l’effetto.
Tu quai t’imposi adempi i cenni miei.)

Ladislao
(a Sigismondo)
(Ubbidirò.)
(da sé a parte)
(Perder degg’io costei.)

Aldimira
(Come attento Radoski
in me fissa lo sguardo!)

Radoski
(E’ dessa, è dessa...
O miei rimorsi!)

Sigismondo
Ognun parta e s’attenda
forse maggior evento.
(Partono tutti.)

Anagilda
(O perdute speranze!)

Radoski
(O gran portento!)



Scena quarta
Aldimira e Sigismondo


Sigismondo
Ella!.. è dessa... io la veggo... io l’amo!)

Aldimira
(Forza, forza o cor.)

Sigismondo
(Non potrei
dar fine a’ mali miei
col chiamarla mia sposa?)

Aldimira
(Ah! perché il fato
un ingiusto, un ingrato
mi sforza ad adorar!)

Sigismondo
(Ma... e s’ella è moglie?..
Cessi il dubbio.) Egelinda.

Aldimira
Signor.

Sigismondo
Hai sposo?

Aldimira
L’ebbi.

Sigismondo
E a te lo tolse?..

Aldimira
Un barbaro destin.

Sigismondo
Puote, se vuoi,
cangiar tua cruda sorte.

Aldimira
Chi mai potria cangiarla?

Sigismondo
Altro consorte.

Aldimira
Altro sposo!

Sigismondo
M’udisti. In te già rendo
la Regina ai vassalli.

Aldimira
Io!.. qual mio merto?

Sigismondo
Sdegneresti il mio soglio?

Aldimira
Io!.. vista appena
da te, signor!..

Sigismondo
(con gran passione)
T’inganni.
Più di tre lustri omai
compion già ch’io ti vidi e t’adorai.

Aldimira
(affettando la più alta sorpresa)
Come!..

Sigismondo
Sì; che l’estinta
infida mia consorte
rivive in te così, che, te mirando,
io vedo lei; quanto Egelinda parla
Aldimira favella
che ritrovo ora in te più cara e bella:
e per colpa del fato
di lei pur vivo amante disperato.

Aldimira
(con nobile energia)
Deh! se tal ti rassembro, e tal mi vedi,
deh lasciami fuggir!

Sigismondo
Perché?

Aldimira
Mel chiedi!
Tomba di morte e orrore
schiusa mi veggo al piè:
ed innocente il core
serba candor di fé.

Sigismondo
Tuona tua voce e un gelo
mi scuote e dà terror.
Ah crudo, sallo il cielo!
mi fe’ tradito onor.

Aldimira
Tradito! Udisti lei?

Sigismondo
Vider quest’occhi miei...
(Interrompendosi vicendevolmente e con impeto di passione.)

Aldimira
L’opra d’un reo tiranno..

Sigismondo
Esser poté un inganno!..

Aldimira
A’ tuoi rimorsi il chiedi...

Sigismondo
Ma... tu chi sei?

Aldimira
(ingenuamente)
Nol vedi?

Sigismondo
(con ritenuta espressione)
Lei!.. Sì...

Aldimira
(come sopra)
Egelinda!..

Sigismondo
(come sopra)
Ah! sei!..
Oh dio, mi scoppia il cor.

Aldimira e Sigismondo
(Sospiro, deliro
di fiero tormento:
e l’alma mi sento
languire d’amor.)

Sigismondo
Deh ricevi il pianto mio!
deh per lei mi da’ perdono!

Aldimira
(Ah resister non poss’io...
Sposa amante ancor ti sono.)

Sigismondo
Parla.

Aldimira
Sappi...

Sigismondo
Ebben?..

Aldimira
Che...

Sigismondo
M’ami?

Aldimira
Io... (l’istante non è questo.)
Al dovere or io m’appresto.

Sigismondo
Ma che! non bastano
tormenti ancor!
Povero cor!
Che crudeltà!

Aldimira e Sigismondo
Qual tumulto d’aspri affanni
combattendo, o ciel, mi va!
Affetti teneri
oh dio, tacete!
Voi di quest’anima
tiranni siete
per una barbara fatalità.
(partono per vie opposte)



Scena quinta
Radoski, poi Anagilda



Radoski
M’ingannaste, occhi miei? No, del rimorso
me ne accerta la voce. Essa è Aldimira,
da me, seguace a Ladislao, tradita.

(Esce Anagilda.)

Anagilda
(da sé)
(Agitata, smarrita
io non so che sperar.)

Radoski
(da sé)
Ah sì, degg’io
emendar come posso il fallo mio.)

Anagilda
Radoski, e che? dovrei
paventar d’una strana somiglianza?

Radoski
(Simuliam.) Qual t’adombra
importuno timor?

Anagilda
Ma Sigismondo
rese pubblico omai che, per suo cenno,
tolta da vil soggiorno,
in corte la Regina or fe’ ritorno.

Radoski
Ma figlia a Zenovito
sarà sempre Egelinda, e al patrio tetto,
compito il grande oggetto,
ritornerà, vedrai.

Anagilda
Deh! le perdute
speranze renda a me pietoso amore
d’uno sposo e d’un soglio a questo core.
Sognava contenti,
sperava conforto,
ma in seno a’ tormenti,
ma lunge dal porto
amante infelice
non oso sperar.
Se aspiro ad un soglio
per nobile orgoglio,
gran core mi lice
superba vantar.
(parte)



Scena sesta
Radoski, poi Ladislao



Radoski
O ciel! tu riserbasti
in mie mani quel foglio...

(Esce Ladislao che prende a sé Radoski e gli parla con tutta la circospezione.)

Ladislao
O mio fedele
Radoski! ella perì!..

Radoski
Qual dubbio mai!

Ladislao
A Sigismondo vanne:
digli che ad Ulderico,
come prima m’impose, or io m’affretto,
e che un fausto destino a lui prometto.

(Radoski parte.)



Scena settima
Ladislao solo



Ladislao
Misero me! mi sento
tutto gelar, se in seno a’ dubbi miei
l’affannoso pensiero io volgo a lei.
Qual nera immago innanzi il mio delitto
presentando mi va! Qual fiera voce
m’accusa e mi condanna! Ah il crudo fato
mi rende eternamente sventurato.
Giusto ciel che i mali miei
tu conosci e appieno intendi;
deh la pace a me tu rendi,
deh mi calma per pietà.
Ah se tolto un sol momento
tant’orror da me sarà!
palpitar di bel contento
questo core allor potrà.
(parte)



Scena ottava
Sigismondo e Radoski



(Sigismondo esce concentrato in se stesso e fantasticando; poi, a Radoski.)

Sigismondo
Venga Egelinda.

Radoski
(Or tutto io svelo a lei.
O desiato istante a’ voti miei!)
(entra da Aldimira)



Scena nona
Sigismondo, poi Aldimira e Radoski



Sigismondo
(come sopra)
Che più vuoi?.. pur m’insegui?.. or io ti sento
parlar in lei: non basta?..
(segue fra se stesso)

(Escono Aldimira e Radoski inosservati da Sigismondo.)

Aldimira
(Non tradirmi!)

Radoski
(Che dici!.. Avrai quel foglio
che Ladislao, tre lustri già, ti scrisse,
che rifiutasti, e che in mie mani è ancora.)

Aldimira
(Gran dio! quel foglio! Io non lo credo ancora.)
Pronta Egelinda!..

(Sigismondo si scuote, la fissa un momento senza parlare, poi si volge a Radoski.)

Sigismondo
Affretta
la partenza, o Radoski.
(Radoski s’inchina e parte.)



Scena decima
Aldimira e Sigismondo



Sigismondo
Ad Ulderico or or n’andiam. T’è noto,
che dei...

Aldimira
(vivamente e Sigismondo si confonde)
Stringere al petto
l’amato genitor; palese a lui
far la ragion, che lungi dal consorte
mi condannò tre lustri avversa sorte.

Sigismondo
Tanto dir tu non puoi...

Aldimira
Non son io che’l bramai; sei tu che il vuoi.

Sigismondo
Avrai cor?..

Aldimira
Di che deve
paventar una figlia?

Sigismondo
E tu lo sei?

Aldimira
Dubbio n’avresti?

Sigismondo
E sostener tu puoi!..

Aldimira
Non son io che’l bramai; sei tu che il vuoi.

Sigismondo
(M’abbandona ragion!)



Scena undicesima
Detti. Radoski, infine coro e guerrieri che a marcia militare vanno attraversando il cortile in distanza



Radoski
Alla partenza
son già pronte le schiere.

Sigismondo
Ebben, si vada.

(Radoski parte.)

E tu se core avrai,
se conosci pietà...

Aldimira
M’offendi omai.
Fida ancella ti sono.
Compiango il tuo dolor, gelo a tue pene,
quei che soffri, infelice,
mi piombano sul cor funesti affanmi!..
E dubiti di me? Quanto t’inganni.
Ah signor, nell’alma mia
tu non leggi, tu non vedi!
Parla in lei, piucché non credi,
pena, affanno, amor pietà.
Tu qual sia mia viva brama
là vedrai... ma il suon ci chiama!.

(Comincia in distanza il suono di marcia, che interpollatamente accompagna col coro il resto dell’aria.)

Fra l’armi intrepida
ti seguirò.
Da forte i perfidi
combatterò.
Mi dice il core,
che un dolce amore,
che la pietà,
di due bell’anime
trionferà!

Coro
D’allori nobili
vantiam l’onor.
Campo di gloria
apre il valor.
Di Marte indomito
arda il furor.
Costante e impavido
sarà’l mio cor.

Aldimira
Al campo, al campo
chiama il valor.
Costante e intrepido
sarà’l mio cor.
(Accompagnata da Sigismondo parte Aldimira, unendosi al corpo di milizia che segue tuttora a passare.)




Vallone diviso da montagne, ed in cui si discende per varie strade tagliate nelle medesime.
Da una parte sta attendato l’esercito d’Ulderico, dall’altra quello di Sigismondo.



Scena dodicesima
Ulderico al piano con seguito, poi Ladislao da una montuosa




Ulderico
Venga pur Ladislao.
(ad una guardia che passa dalla parte di Sigismondo)
Vive mia figlia?
Io rivedrò Aldimira? A Sigismondo,
poiché me la serbò, tutto perdono,
suocero, amico e difensor gli sono.

(Comparisce Ladislao che scende.)

Ladislao
(O lei si perda, o incerti ed affannosi
saran sempre miei giorni.)
Signor...

Ulderico
Ah Ladislao, dov’è mia figlia?
(Ladislao conserva l’aria della più affettata renitenza a parlare.)
Tu taci?.. mi spaventi...
Donde il silenzio?

Ladislao
(con emozione)
E’ affetto,
è riverenza alla memoria acerba
e cara un tempo di tua regia figlia.
E’... ch’io mentir non so...

Ulderico
Che dici mai?
Ti spiega; il chiedo, il voglio.

Ladislao
Può costarmi la vita un solo accento
di verità.

Ulderico
Il segreto
più geloso ti giuro.

Ladislao
Ebben, m’ascolta:
(colla più grande circospezione)
Per gelosa mania (fremo nel dirlo),
tre lustri son, perir fe’ Sigismondo
la tua Aldimira.

Ulderico
Oh dio!

Ladislao
Poiché perduto
ora si scorge, a sua salvezza in opra
ei pon l’inganno.

Ulderico
E come?

Ladislao
Zenovito
vassallo suo ha una figlia
ch’Egelinda s’appella. Ad Aldimira
rassomiglia così, che un’altra lei
la crede ognun. Tu stesso, se la vedi,
tua figlia in Egelinda e senti e credi.
Ecco la trama ordita. A te Egelinda
ora da Sigismondo, qual tua figlia,
guidata fia, perché, ingannato appieno
tu placato lo stringa e amico al seno.

Ulderico
Tant’offesa!.. Tal scherno... Ecco l’indegno!

(Odesi una marcia in poca distanza, e subito dopo scendono Sigismondo e Aldimira con seguito.)

Ladislao
Temi un guardo rubello,
che a sedurti ne vien...

Ulderico
Che oggetto è quello!

(Al primo incontrarsi di Aldimira con Ulderico, questi resta come attonito a considerarla, e non si muove ad onta ch’ella s’affretti a lui stendendogli le braccia.)



Scena treicesima
Detti




Aldimira
(resta anch’essa attonita)
Genitor... deh vien!.. t’arresti?..

Sigismondo
(sorpreso altamente)
Ecco, a te la figlia io rendo...

Ladislao
(simulatamente)
Deh signor! ché non t’appresti?..

Ulderico
(incantanto, guardandola)
(E’ Aldimira, o a lei somiglia?)

Aldimira, Sigismondo e Ladislao
(Qual silenzio periglioso!
Qual suo nero turbamento!
Vacillante in tal momento,
e tremante il cor mi sta.)

Ulderico
(Qual sembiante periglioso!
Qual terribile cimento,
vacillante in tal momento
e tremante il cor mi sta.)

Aldimira
Dammi un paterno amplesso,
amato genitor.

Sigismondo
Deh a’ voti miei ti rendi,
deh mi ridona amor.

Ulderico
(Io vedo in lei mia figlia...
ma può tradirmi il cor.)

Ladislao
(fingendo con Ulderico)
Ceda tua destra armata,
calma quel tuo rigor.

Ulderico
(Scopriam se inganno è questo.)

Aldimira
Padre...

Ulderico
(in tono severo)
Egelinda!

Aldimira, Sigismondo e Ladislao
Quale?

Ulderico
Tu figlia a Zenovito.

Aldimira
Io? Tua.

Ladislao
(fingendo con Sisgismondo)
(Destin fatale!)

Ulderico
No, mia.

Sigismondo
(Chi m’ha tradito!..)

Aldimira
Gran cose ho a palesarti...
Son tua, ne avrai gran prove...

Ulderico
Ebben, se il sei, va’ dove
ti chiama e core e onor.

Aldimira
(afferrando Sigismondo)
Lui desti a me consorte:
noi siamo un’alma sola;
e da lui sola morte
dividerà il mio cor.

Ulderico
Tu al nemico!.. all’armi, all’armi...
Tenti invan di lusingarmi...
Piombi il fulmine di morte!
Io non sento che furor.

Aldimira
Padre!.. sposo!.. non lasciarmi.
No, non devi rifiutarmi...
Piombi il fulmine di morte!
Pera un empio traditor.

Sigismondo e Ladislao
Se lo brami, all’armi, all’armi...
Ma tu devi pria ascoltarmi...
Piombi il fulmine di morte!
Io non sento che furor.

(Alla parola «all’armi» ecc. s’attaccano gli attori ed Aldimira cerca frapporsi. Alla stessa parola ambedue gli esercito scendono al piano, e terminata appena la stretta del quartetto, attaccano la battaglia. Gli attori di disperdono, e gli eserciti stessi entrano battendosi.)



Scena quattordicesima
Radoski, poi Ulderico con seguito



Radoski
Giusto ciel! qual mia sorte! d’Aldimira,
della Regina mia già in mano è il foglio
opra di sua salvezza!

(Esce Ulderico.)

Ulderico
(s’avvede di Radoski)
Per quella via si pieghi...
Renditi prigionier.

Radoski
Chi a me l’impone?

Ulderico
Ulderico.

Radoski
Ah signor! Tu d’Aldimira
padre...

Ulderico
A che rinnovar! non più. T’arrendi,
o qual nemico...

Radoski
(depone la spada)
Un prigioniero, un servo
in me t’offro, e...



Scena quindicesima
Detti. Ladilao


Ladislao
Radoski!..
Signor, è un mio fedele.

Ulderico
(a Radoski, che fa un atto segreto d’indignazione)
A tanto amico
io dono la tua vita.
(a Ladislao)
A noi la sorte
propizia arride.

Ladislao
E d’Egelinda sai?..

Ulderico
Nulla.

Ladislao
Di lei, signor, uopo è si cerchi.
Se non giunga in tue man, tu ben conosci
quai potria danni oprar quella possente
sua somiglianza.

Ulderico
E’ vero,
ed a ciò mi dispongo. Tu medesmo
cercala, e quando in tuo poter l’avrai
arbitro appien di lei grande sarai.
(parte con Radoski e seguito)

Ladislao
Io l’arbitro di lei!
Grande allora sarò! Come il desio
dell’impresa m’accende,
e maggior di me stesso ora mi rende!
(parte coi seguaci)



Scena sedicesima
Odesi rumor d’armi in lontano, dopo cui coro in gran distanza, indi Sigismondo, poi Ulderico con seguito: infine Aldimira e Ladislao



Coro
O sorte barbara!
Fuggasi, fuggasi!..

(Esce Sigismondo spiegando tutto il disordine della sconfitta. E’ solo.)

Sigismondo
Vincesti, iniqua sorte! ecco distrutte
sul fior le mie speranze!.. I suoi trofei
spiega dovunque morte!..
Ebben, con alma forte
offriamo il sen di mille acciari al lampo,
e segni gloria il mio morire in campo.
(va per salire, e comparisce il coro dalla montagna)

Coro
Ah fuggi!.. ah salvati!..
Scampo non v’è!

Sigismondo
Vil non è Sigismondo. Sia funesta
la sorte pur, ei vuol pugnar...
(per andare)

(Esce Ulderico, con seguito, che disarma Sigismondo.)

Ulderico
T’arresta!
Si disarmi.

Sigismondo
(fremendo)
O destino!

Ulderico
Poi la donna...

Ladislao
(di dentro)
Inseguitela!

Aldimira
(di dentro)
Soccorso!

Sigismondo
(smaniosissimo)
Si persegue Egelinda!..

Ladislao
(di dentro)
Viva o morta la voglio...

Aldimira
(esce inseguita da Ladislao, che tenta di trattenerla)
Lasciami, traditor!..

Sigismondo
(contro Ladislao)
Olà! che fai?..

Ladislao
Il Re!.. oh dio!..

Ulderico
Si soccorra...

(Ladislao, nel movimento suo di trattenere Aldimira e nell’atto che dessa gli sfugge, s’inciampa e rotoloa giù dal pendio. Viene raccolto dalle guardie che lo fanno sedere su d’un masso.)

Aldimira
Ei mi volea estinta!..

Sigismondo
Empio! mi rendi
ragion dell’opre tue...

(Ladislao cogli occhi incantati indica d’esser in pieno stordimento per la caduta.)

Parla... m’intendi?

Ladislao
(parla come uomo fuori di sé)
Sì... Aldimira... tre lustri
son già che l’ho tradita... ella è innocente...
ho ingannato il mio Re!..

Sigismondo
Empio!..

Ulderico
(trattenendolo)
Ti frena...

Aldimira
Rendimi la mia gloria!..

(Sigismondo vorrebbe parlare, ma non glielo permettono.)

Ulderico
Dammi la figlia mia...

Aldimira
Consorte ingrato...

Ulderico
Da me t’invola!...

Sigismondo
(a Ladislao)
Io sono un disperato!
Alma rea! il più infelice
son per te d’ogni mortale!
E’ per me già nulla il mondo!
O dolor che non ha eguale!

(Ladislao viene circondata dall guardie.)

(ad Aldimira e ad Ulderico)
Il rimorso, il pentimento
son tiranni del mio cor.
(Sigismondo resta in oppressione.)

Coro
Chi non piange al suo tormento!
Chi mai regge a tanto orror!

(Sigismondo si scuote dal suo abbattimento e parla verso Aldimira.)

Sigismondo
Ella m’odia!

Aldimira
(Ah no, t’adora!)

Sigismondo
M’abbandona!

Aldimira
Ah no, t’inganni!

Sigismondo
Ciel! che dici!

Aldimira
Io t’amo ancora.

Sigismondo
Tu sei mia!
Aldimira Sì, tua son io.

Sigismondo
(ad Aldimira)
Ah se m’ami, idolo mio,
qual maggior felicità!
Più non sento le mie pene,
più bramare il cor non sa.
(ad Ulderico)
Fremi pur, io non ti temo,
gloria morte a me sarà.

Coro
(ad Ulderico)
Cedi omai, se giusto sei:
(a Sigismondo)
Sì che merti amor, pietà.

(Sigismondo parte fra le guardie.)



Scena ultima
Tutti successivamente



Ulderico
E tu che per salvarlo
un inganno tentasti...

Aldimira
E qual? Tua figlia
Aldimira son io. Vedine prova
più d’ogn’altra maggior.
(dà un foglio ad Ulderico che lo legge e mostra il più alto sdegno)
Potria quel foglio
posseder altri al mondo
fuorché Aldimira?

Ulderico
No! ma ch’ei sia scritto
da Ladislao chi lo assicura?

Aldimira
O quanti!..
Lo stesso Ladislao... sì, lui...

Ladislao
(s’apre il cerchio, e Ladislao s’avanza mal reggendosi)
Lasciatemi...
La sento... è lei...

Aldimira
Che veggo!..

Ladislao
La vendetta del ciel, che sua tremenda
mano ultrice già stende,
punisce un empio e a’ cari tuoi ti rende.

Ulderico
(a Ladislao)
Odi e conosci?

Ladislao
Sì.

Ulderico
(gli fa vedere il foglio avuto da Aldimira)
Scrivesti?

Ladislao
(inorridito, volge gli occhi altrove)
Oh dio!
Qual oggetto d’orrore al guardo mio!
Sì che mia man tiranna
vergò il foglio, ed in lui la mia condanna.

Ulderico
Ah figlia!
(s’abbracciano)

Aldimira
(smaniosa)
Ah padre! e chi mi dà il consorte?

Ulderico
Ei venga.
(Ulderico fa cenno ad una guardia che parte.)

Ladislao
(O miei rimorsi! o mio tormento!
Da mille smanie lacerar mi sento.)

(Esce Sigismondo che viene incontrato vivamente da Aldimira e Ulderico; esce Radoski con lui.)

Ulderico
Suocero!..

Aldimira
Sposo!

Sigismondo
E’ vero?.. m’ingannate?..

Ulderico
No, ch’è mia figlia, ed innocente è lei.

Sigismondo
Vola agli amplessi miei!..
(Precipitano fra le braccia l’uno dell’altra.)

Ladislao
(O vista! o mio delitto!)

Aldimira
Poi noto vi farò...

Sigismondo
Che più mi resta
a sapere o bramar?

Ulderico
Ma d’un fellone...

Aldimira
Deh! per voi sia compita l’opra...

Sigismondo
T’intendo. Ei si riserbi in vita.
Ma in carcere da poi
abbia la pena ne’ rimorsi suoi.

Aldimira, Sigismondo e Ulderico
Qual felice amico giorno,
che mi rende ognor la calma!
Al suo bene unita l’alma
ah non sa che più bramar.

Ladislao
(Qual funesto avverso giorno,
che mi toglie ognor la calma!
da sue pene vinta l’alma
ah non sa che più sperar.)

Aldimira, Sigismondo e Ulderico
Giorno più tenero,
più bel sereno
non vide splendere
la fé, l’amor.

Aldimira
Ti stringo amabile
mio sposo al seno!
Per te più fervido
sento l’ardor!

Aldimira, Sigismondo e Ulderico
Giorno ecc.

Sigismondo
Rendi quest’anima
felice appieno,
vita adorabile
di questo cor.

Aldimira, Sigismondo e Ulderico
Giorno ecc.

Ladislao
Un raggio splendere
vedessi almeno
nel mio terribile
fiero dolor!

Aldimira, Sigismondo e Ulderico
Giorno ecc.

Tutti
L’aspre pene, i lunghi affanni
delle oppresse alme innocenti
premia il ciel di bei contenti,
di maggior felicità.



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© DRG, 25. März 2001