Atto secondo

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Sotterraneo del castello. Scala nel fondo.



Scena prima
Giorgio con lanterna in mano introducendo nel sotterraneo vari servi del Duca; indi Torvaldo

Giorgio
Bravi, bravi: qua venite;
niun ci vede: mi seguite.
Qui senz’ombra di sospetto
parlerem con libertà.

Coro
Qui senz’ombra di sospetto
parlerem con libertà.

Giorgio
Qui si tratta, cari amici,
di salvar que’ due infelici;
vendicarci in conclusione
di quel can, di quel briccone.
Che ne dite?

Coro
Siamo qua.
Padron Giorgio, non temete;
di noi tutto disponete:
questa barbara oppressione
una volta finirà.

Giorgio
Questa volta, cospettone,
non la scappa in verità.
Or ben; già qualche cosa
vi dissi: il resto or vi dirò; ma dove
il nostro prigionier s’èmai cacciato?
Ah ah! del nuovo alloggio
gli appartam enti passerà in rivista.
Eccolo qua.

Torvaldo
(si arresta vedendo i servi)
Oh mio...

Giorgio
Parlate pure
con tutta libertà, senza spavento;
qui siam tutti per voi d’un sentimento.

Torvaldo
Dunque...

Giorgio
In poche parole: la signora
già di tutto è istruita:
a voi pocanzi il più feci anche noto;
attenti dunque al resto:
sessanta granatieri in nostro aiuto
qui son tra poco: all’imbrunir del giorno
dell’arrivo il momento è concertato.
Tutto in armi è d’intorno:
al comparir di quella brava gente
un fischio, e immantinente
la campana a martello,
si spalancan le porte del castello,
i contadini, i granatieri, noi,
insomma, pria di notte il colpo è fatto.
Ah che ne dite?

Torvaldo
Il Ciel lo voglia; ma...

Giorgio
Che ma?..

Torvaldo
Se quel crudele
attenta alla mia vita?

Giorgio
Oh cospettaccio!
Vorrei ben veder questa!
Della prigion le chiavi
non escon di mie mani; s’ei qui viene
verrò anch’io, non temete.

Torvaldo
Ah dimmi intanto,
caro, che fa la dolce mia consorte
in balìa di quell’empio...

Giorgio
Oh questo poi...
per bacco! vostra moglie è una donnina
che soggezion non ha di brutti musi.
Or basta; io torno sopra:
voi state di buon animo.

Torvaldo
Ah, un istante:
odimi; ah tu di me, mio buon amico,
dalle novella; dille
che lei sola ho nel core,
che sol per lei m’affliggo,
che a nome ognor la chiamo.
Dille...

Giorgio
Ho inteso.

Torvaldo
No, ascoltami.

Giorgio
Sentiamo.

Torvaldo
Dille che solo a lei
rivolto è il pensier mio:
dille che sol desio
vederla, e poi morir.
Morire in sua difesa,
morir con alma forte...
No, non parlar di morte;
risparmia il suo martir.

Giorgio
Dunque, io vado...

Torvaldo
Ah senti!

Giorgio
Oh flemma!

Torvaldo
La mia sposa, i giorni miei,
cari amici, ah difendete!

Giorgio e Coro
Sarà salva, non temete,
qui per voi si pugnerà.

Torvaldo
Ah potessi il braccio mio
oggi anch’io d’un ferro armar!
Mi vedreste su quell’empio
morte e scempio fulminar.

Giorgio e Coro
Non temete: noi quell’empio
noi saprem per voi domar.
(Partono.)




Appartamento del castello.



Scena seconda
Duca, indi Giorgio, infine Dorliska dalle stanze a sinistra

Duca
No, pentirsi non giova: il dado è tratto.
Ella sì, sarà mia. A’ miei disegni
chi resister potrà? Possente ovunque,
paventato è il mio nome; a’ nostri giorni
l’oro può tutto; ed oro
a me non manca; ad altre
più dificili imprese
seppi aprirmi la via.
Ed or che in pugno ho la vittoria, il campo
ceder potrei da vile?.. ah no; sia lungi
ogni inutil timor: colpe, rimorsi,
nomi vuoti di senso io non vi curo;
mi chiami il volgo insano
vile, tiranno, scellerato ed empio:
sì, degl’empii felici io son l’esempio.
Ehi.

Giorgio
Pronto a’ suoi comandi.

Duca
Dorliska a me.

Giorgio
La servo.

Duca
(richiamandolo)
Ehi.- Bada bene!
Della prigion la porta
sia chiusa a tutti, intendi?.. o la tua testa...

Giorgio
Non serve altro; ho capito.
Non dubiti, signor: sarà servito.

Duca
(verso Giorgio che torna a incamminarsi verso le camere di Dorliska)
Balordo!

Giorgio
(tornando indietro)
Dice a me?..

Duca
Bestia!.. hai ragione
ch’ei cadde in mio poter... Se ciò non fosse
povero te!.. ma come al suolo estinto
io crederlo potei! e come io stesso
nol riconobbi!..

Giorgio
(riprendendo coraggio)
Eh certo: io non ne ho colpa.
Mai non l’avea veduto, e poi per bacco
ad abbordar mi venne
con certa aria patetica
con un certo discorso inzuccherato
che i primi furbi avrebbe intrappolato.

Duca
Non più: venga costei.
(Giorgia entra nelle camere di Dorliska.)
Sì, questo mezzo
è il più spedito: ove dolcezza è vana
giovi il timor.

(Esce Dorliska accompagnata da Giorgio e da Carlotta. Il Duca accenna a questi due di partire. Giorgio parte per la porta di prospetto; Carlotta rientra nelle camere di Dorliska.)

Dorliska; di Torvaldo
è cara a voi la vita?

Dorliska
(Empio!)

Duca
Tacete?..
Io parlerò per voi.
M’udite, in brevi detti
chiaro favellerò. Mezzo possente
a me non manca onde ottener disciolto
il nodo marital, che a mio dispetto
a Torvaldo vi strinse. Ove Dorliska
consenta ad esser mia
Torvaldo è salvo: ove ricusi, ei muore.
In mie mani riposta è la sua sorte:
da voi dipende or dargli vita o morte.

Dorliska
Che sento mai! qual nuovo eccesso! ah iniquo.
Anima rea, più rea di quante al mondo
anime scellerate...

Duca
Ad altro tempo
i rimproveri acerbi; il tempo è questo
di risolver.

Dorliska
Non più: di mie sventure
tu fosti il primo autor: compi, crudele,
l’opra nefanda, e colpe a colpe aggiungi.
Cada sull’innocente,
cada, se vuoi, la tua vendetta atroce!
Odio eterno, feroce
io ti giuro...

Duca
Rifletti;
ti pentirai...

Dorliska
Pentirmi?.. ah no!.. giammai!

Duca
Senti...

Dorliska
Taci, non più, t’intesi assai.
Ferma, costante, immobile
nel mio pensier son io.
Sempre dell’odio mio,
sempre sarai l’oggetto!
Quel tuo feroce aspetto
spavento, orror mi fa.
O Numi clementi,
che il cor mi vedete,
fra tanti cimenti
deh voi mi reggete,
mi date valor.

Duca
Dunque?

Dorliska
Invano.

Duca
Sconsigliata!
Tu risisti?.. Ah tu non sai
qual t’attende infausta sorte!

Dorliska
Parla

Duca
Trema!

Dorliska
E qual?

Duca
La morte.

Dorliska
Ah venga una volta,
la morte sol bramo:
la chiedo, la chiamo;
che tarda? che fa?
Ah!.. morir per caro sposo,
per serbargli fedeltà!
Della vita, più gradita
questa morte a me sarà.
Un istante a un’alma amante
più felice amor non dà.
(parte)



Scena terza
Duca, indi Giorgio

Duca
Insensata!.. e non vede
che a me resiste invan!..
(passeggia pensieroso)
Giorgio!

Giorgio
Signore.

Duca
Quando fia di ritorno,
Ormondo venga a me. Nelle mie stanze
l’attendo. Ehi, tel ripeto:
della prigion le chiavi
non escan di tue mani.

Giorgio
Oh, sia tanquillo:
eccole qua.
(le mostra alla sua cintola)

Duca
Bada: se il cenno mio
da te d’un punto solo è trasgredito
la tua testa va in aria.

Giorgio
Eh! ho già capito.

(Il Duca parte.)



Scena quarta
Giorgio, indi Dorliska e Carlotta

Giorgio
Va’ là, che vuoi star fresco!
Ah se il colpo riesce
che giubilo, che festa!.. ma, m’inganno?..
(vedendo Dorliska e Carlotta)

Dorliska
Giorgio!..

Giorgio
Signora mia.

Dorliska
Ah delle mie sventure
se un senso di pietà ti parla in core,
tu mi soccorri... assistimi...

Giorgio
Cospetto!
Potete dubitarne?.. per voi sola
mi trovo in questo imbroglio.

Dorliska
Ah sì! nel tuo soccorso
molto io m’affido, ma se intanto... oh Cielo!..
se il mio persecutore...

Giorgio
Ebben?..

Carlotta
Di suo marito
per la vita ella trema.

Dorliska
Ah l’infelice.
Chi sa sul mio destino,
sulla sua sorte a quante smanie è in preda.

Giorgio
Non temte: lo sposo
per or correr non può sventura alcuna.
Ei sta chiuso: io l’ho in guardia; ecco le chiavi.

Dorliska
Ah per pietà; mio caro, un sol momento
fa’ ch’io lo veda!

Giorgio
Oh questo poi!..

Dorliska
Ricusi
a una dolente sposa,
a un innocente oppresso
un sì lieve conforto?.. Ah tutti, tutti
con me sono inumani,
tutti crudeli?..

Giorgio
Oh non è ver, sentite...
(Vedi, che tentazione!.. il Duca adesso
è ver ch’è nel suo quarto... ma se torna...
non vorrei...) oh no, no.

Dorliska
Ah me infelice!

Carlotta
Oh via, la conducete.

Giorgio
Io?.. non sia mai! cospetto
e se il Duca mi cerca?..

Carlotta
Ebben, con lei
anderò io.

Dorliska
Sì, sì.

Carlotta
Via, siate buono.

Dorliska
Un quarto d’ora.

Carlotta
Oh men: dieci minuti.

Dorliska
Signor Giorgio!..

Carlotta
Fratello!

Dorliska
Per pietà!

Giorgio
Basta, basta; (che serve?) eccole qua.
(dà le chiavi a Carlotta)
Ma per amor del cielo...

Carlotta
Sì, presto torneremo. Andiamo.

Dorliska
Andiamo.
Cara, m’affido a te.

Carlotta
Non dubitate.

Dorliska
Tu mi consoli.

Carlotta
Oh spero
che presto consolata appien sarete:
il core, il cor mi dice
che presto fine avran le pene e i guai.
Quando a me parla il cor, non sbaglia mai.

Una voce lusinghiera
risuonar m’intesi in core,
che diceva: Spera, spera,
il destin si cangerà.
Quell’affanno, quel dolore
presto, presto passerà.
Via! Non piangete - Lo rivedrete
gli parlerete - con libertà.
(a Giorgio)
Non dubitate - Presto torniamo.
(a Dorliska)
Via consolatevi - per carità.
(Mi vien da piangere - non posso reggere,
povera diavola - mi fa pietà.
Son troppo tenera - troppo sensibile
verso la misera - umanità.)



Scena quinta
Giorgio, indi il Duca

Giorgio
Non so se ho fatto bene,
non so se ho fatto male: orsù; che serve?
Or pentirsi non giova; alfin tra poco
sarem tutti contenti.
Non v’è più che temer. Tutto è disposto;
la notte s’avvicina:
da bravo generale
ho tutti ispezionati
i miei posti avanzati:
sentinelle per tutto: ah se il gran colpo,
se il gran colpo riesce, in verità
Duca il mio caro... oh diavolo! egli è qua.

(Il Duca sarà entrato senza che Giorgio se ne avvedesse e si sarà posto a sedere pensieroso.)

Duca
(alzandosi)
Ah non posso! invan lo spero!
Non m’inganna il mio pensiero.
Finché ei vive, io tento invano
un istante respirar.
Tutto è pronto: ferro e mano;
saria colpa il dubitar.

Giorgio
Oh che ciera annovolata!
Tace e freme!.. oimè che occhiata!
La burrasca da lontano
io già sento borbottar.
Sarà meglio piano piano
con prudenza il tacco alzar.
(in atto d’andarsene)

Duca
Così si faccia.- Giorgio.

Giorgio
Signore.

Duca
Della prigione - le chiavi a me.

Giorgio
Le chiavi?.. (diavolo!) - Ecco ah ci sono!
(Ah chi mi salva? - Povero me!)

Duca
Ebben?

Giorgio
(imbarazzato)
Le cerco. -
(fingendo ricordarsi)
Ve’ che balordo.
Nella mia camera - or mi ricordo
dentro un armadio - chiuse le avrò.
Ma non temete... - Oh ve lo giuro,
nelle mie mani - sono in sicuro:
nemmeno il diavolo - trovar le può.

Duca
Presto. Le voglio. -

Giorgio
Vado. (Che imbroglio!
Ah se potessi - fuggir di qua!)
(incamminandosi verso il fondo della scena)

Duca
(avvedendosi)
Ma tu cospetto - or là che fai?
Alla tua camera - di qui si va.

Giorgio
Ah è ver! che bestia - Vado e ritorno.
(Qui non v’è uscita - come si fa?
Ah faccia tosta - qui ci vorrà.
Fortuna aiutami - per carità.)
(entra)

(Il Duca resta pensoso per qualche momento: indi rivolto di spalle alla camera dove entrò Giorgio:)

Duca
Sì, ch’ei muoia. Ormondo, Ormondo
vibri il colpo in mia presenza.
Sì, ho deciso.

Giorgio
(gettandosegli ai piedi all’improvviso)
Ah Eccellenza...
Compatite... perdonate...
Ah pettegola... fraschetta...
non ne ho colpa... ah maledetta!

Duca
Tu che dici?.. io non t’intendo!

Giorgio
Ah... le chiavi... ahimè... perdono!..

Duca
(sdegnato)
Che?.. le chiavi?..

Giorgio
Non ci sono.

Duca
Che le ha prese?..

Giorgio
Mia sorella...

Duca
(fiero)
Non ci sono!.. tua sorella?..
Ah canaglia, mascalzone,
traditore, vien con me.

Giorgio
Ah signore, compassione...
Me meschin... che fate?.. ahimè?

Duca
Se s’avvera il mio sospetto
ti vo’ far sotto un bastone
accoppato, disossato,
stritolato, all’altro mondo
per le poste galoppar.

Giorgio
Ma sentite... (maledetto!)
me meschin! sotto un bastone?
Accoppato? disossato?
(Ah da questo furibondo
chi mi viene ora a salvar?)

(Partono per la porta di prospetto. Il Duca strascinerà Giorgio con violenza.)



Carcere.



Scena sesta
Torvaldo e Dorliska, in atto di dividersi, e Carlotta

Dorliska
Dunque tu vuoi ch’io parta?

Torvaldo
Sì, l’esige
la tua, la mia salvezza.

Dorliska
Ah che in lasciarti
sento squarciarmi il core: in questo stato,
in dubbio di tua sorte,
fra speranza e timor, pena e desio,
ah spiegarti non so l’affanno mio.
Quest’ultimo addio
ti parli per me.

Torvaldo
Ah taci, ben mio
io tremo per te.

Dorliska
Che istante funesto!

Torvaldo
Che affanno è mai questo!

Dorliska e Torvaldo
L’affanno di morte
più crudo non è.

Carlotta
Ma via, signori miei,
finiamola una volta: affé, se il Duca
sa che qui vi ho condotta
e il diavol qua lo porta in sua malora,
povera me! quell’orco mi divora.
(sempre in atto di spiare verso la porta)

Dorliska
Dunque...

Torvaldo
Non più, coraggio.
L’amico Giorgio pria che il sol tramonti
ne promette salvezza. Al ciel si lasci
di noi la cura. Il ciel clemente e giusto...

Carlotta
(da lontano)
Ah disgraziata me!

Torvaldo
Che?..

Carlotta
(spaventata)
Il Duca!.. ah ch’io lo dissi!

Torvaldo
Che sento!..

Dorliska
Giusto cielo!
Miseri noi!

Torvaldo
Coraggio.

Carlotta
Io son di gelo.



Scena settima
Il Duca, trascinando con violenza Giorgio ed entrando impetuosamente, indi Ormondo con armati


Duca
Alme ree!.. tremate!.. invano
di fuggirmi voi tentate;
traditori, omai tremate,
vi raggiunse il mio furor.
(a Dorliska)
Voi signora, in queste porte?
(a Torvaldo)
Tu fuggirmi?..
(a Giorgio e Carlotta)
Voi tradirmi?
Miei nemici tutti siete,
qui morir tutti dovrete:
sazierete il mio furor.

Dorliska
Ah signor, la rea son io,
tutto il fallo, ah tutto è mio:
mi credete, vi calmate,
non per me, per lui pietà.

Duca
(a Dorliska)
Con que’ pianti lusinghieri
di sedurmi invan tu speri;
alme inique, scellerate,
no, per voi non v’è pietà.

Torvaldo
Non è ver, l’accieca amore,
d’ogni mal son io l’autore;
mi credete, m’ascoltate,
non per me, per lei pietà.

Carlotta
Che impensato avvenimento!
Che paura!, che spavento!
Ah sentite! vi calmate!
Ah signor, per noi pietà.

Giorgio
Ah l’affar per me s’imbroglia!
Tremo già come una foglia!
Ah di me non vi scordate,
ah signor, per me pietà.

Duca
(a Dorliska)
Vieni.

Dorliska e Torvaldo
Ferma.

Duca
Invano.

Torvaldo
(fiero)
Indietro!

Duca
(avventandosi, a Torvaldo)
Tu risisti?.. indegno.

Gli altri
Ferma.

(Si ode il suono d’una campana a martello.)

Tutti
(eccetto Giorgio)
Qual suono è mai questo!
Ah sogno!.. son desto!..
Che deggio pensar.

Giorgio
(con eccesso d’allegria e fuor di sé)
Evvia! ci siamo!
Gli amici son qua.
(a Torvaldo)
Coraggio.
(a Dorliska)
Coraggio,
il gioco fra poco
finito sarà.

Duca
Tu gioisci?.. e d’onde?.. oh rabbia!
Mori, iniquo traditor.

(investe Giorgio con la spada nuda)
(In questo esce il coro con Ormondo.)

Ormondo e Coro
Presto, signore, - Presto, correte,
vi difendete - per carità.

Duca
Che avvenne mai? -

Ormondo
Ah vi son guai!
Tutto il villaggio - vi chiede a morte;
i vostri servi - apron le porte
cento soldati - già sono entrati
e si combatte - senza pietà.

Duca
Che sento!.. oh rabbia!
(strappando dalle mani di Carlotta le chiavi, e dandole a Ormondo)
Tu prendi. Io volo.
Tu resta in guardia - di queste porte:
salvami, o sorte, - o mio valor.
Non giubilate - di me tremate,
fra pochi istanti - farò ritorno,
il vostro sangue - in questo giorno
la mia vendetta - saziar dovrà.

Dorliska e Torvaldo
Ecco il momento! - Che smania io sento!
Quai colpi orribili - suonan d’intorno!
Ah dalla sorte - di questo giorno
la nostra sorte - dipenderà.

(Parte il Duca con Ormondo e gli armati.)



Scena ottava
Torvaldo, Dorliska, Giorgio, Carlotta, indi Ormondo


Dorliska
Ah di noi che sarà?

Torvaldo
Mia cara, omai
io più non temo.

Giorgio
Oh anch’io:
ma ancor non dico quattro; eccoci intanto
nella trappola tutti.

Ormondo
(inginocchiandosi innanzi a Torvaldo presentando le chiavi e la sua ciabola)
Ah miei signori,
salvatemi la vita: ecco le chiavi,
ecco armi se volete;
difendetevi; pur ma...

Torvaldo
Sì, le chiavi;
quell’armi a me. Tu salvo sei, lo giuro.

Dorliska, Carlotta e Giorgio
Ma dove?..

Torvaldo
In un istante
qui son fra voi; finch’io ritorno...
(accenna a Giorgio di assister Dorliska, e parte)

Dorliska
Oh cielo!

Giorgio
Non serve altro.

Dorliska
Ahi Torvaldo!

Carlotta
Oh che paura!

Giorgio
(ad Ormondo)
Ma insomma, il Duca?..

Ormondo
Il diavol che lo porti!
Or per lui ci troviam nel brutto imbroglio.
Nel corridor che guida
di quest’oscuro carcere all’ingresso
da ogni parte assalito
si difende, ma invan...

Dorliska
Cresce il rumore.

Carlotta
Ah dove ci salviamo?..

Coro
(di dentro)
Dagli, dagli.

Giorgio
Cospetto!

Dorliska
Ahimè!

Ormondo
Ci siamo.



Scena ultima
Il Duca entra precipitosamente difendendosi da Torvaldo e da gran numero di contadini e soldati, che l’inseguono armati


Coro
Dagli...

Duca
Indietro.

Torvaldo
(disarma il Duca)
T’arrendi; sei vinto.

Duca
Oh furor!

Torvaldo
Di catene sia cinto.

Coro
Morte, morte al crudele, al tiranno;
morte, morte a quel vil traditor.

Duca
Ah qual voce d’intorno rimbomba?
Che m’accade?.. ove son?.. chi m’aita?..
Ah qual gelo sull’alma mi piombna,
che mi agghiaccia d’insolito orror?
(a Giorgio)
Tu tradirmi! oh destino tiranno!
(a Torvaldo)
Voi felici! oh mio barbaro affanno!
Io fra’ ceppi!.. ah spietata mia sorte!
Né m’uccide la rabbia, il furor?
Per pietà, mi traete alla morte,
del mio fato compite il rigor.
Cento larve già intorno mi stanno;
mille furie straziando mi vanno,
ah la cruda spietata mia sorte
d’ogni morte mi sembra peggior.

Coro
Morte, morte al crudele, al tiranno;
morte, morte a quel vil traditor.

(Il Duca parte circondato da’ soldati.)

Giorgio
(a’ soldati che lo conducono)
Per bacco, seguitatelo,
legatelo ben stretto:
quel ceffo maledetto
ancor mi fa tremar.

Dorliska e Torvaldo
Grazie al distin pietoso
noi siam felici appieno,
deh vieni a questo seno,
cessa di palpitar.

Carlotta e Giorgio
Grazie al destin pietoso,
or son felice appieno.
Alfine un dì sereno
vedrem per noi spuntar.

Tutti
Presto, presto, allegramente,
fuori ormai da queste porte,
ed un’aura più ridente
su, si vada a respirar.
E’ passata la tempesta,
ritornò sereno il giorno,
sol s’ascolti omai d’intorno
pace e giubilo echeggiar.


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© DRG, 25. Dezember 2002