Scena 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 15bis | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 |
Sala che dà adito a varie camere a destra ed a sinistra.
Una tavola in fondo a destra.
Scena prima
Maddalena, contadini, contadine. Giardiniere, servitori.
Maddalena
(al coro)
Presto, presto... su, coraggio!
Tante statue mi sembrate;
oggi è il giorno del gran viaggio,
non convien farsi aspettar.
Coro
Tutto è pronto; ma non basta,
a voi piace di gridar.
Maddalena
Qual ardire! che insolenza!
Guai se scappa la pazienza...
Coro
(ridendo)
La pazienza! ah! ah! ah!..
Maddalena
(severa)
Che vuol dire?
Coro
(ironicamente)
Oh! niente, niente.
Maddalena
Di rispetto mi mancate.
Coro
Vingannate in verità.
Maddalena
(accostandosi alla tavola, sulla quale vi stanno le colazioni)
Queste mele prelibate
come son disposte male!
Coro
Lattenzion con lei non vale,
ha un gran gusto a brontolar.
Maddalena
(fremendo)
Insolenti!
Coro Flemma! Il sangue
al cervello può montar.
Maddalena
Oh! con me non si canzona,
e so farmi rispettar.
Coro
(da loro)
Vuol far sempre da padrona,
e si fa poi corbellar.
Scena seconda
I detti, Don Prudenzio, indi varie donne che servono ne bagni ed Antonio.
Don Prudenzio
Benché, grazie al mio talento,
stian già tutti meglio assai,
di partir, in tal momento,
la licenza non darei;
ma tenerli io non potrei,
ed è meglio dabbondar.
(alle donne)
Ve lho detto, e vel ripeto,
oggi il bagno non si prende;
son sospese le faccende,
non si pensa che a viaggiar.
Coro
Oh! che gusto! almen potremo
oggi andare a passeggiar.
(Le inservienti de bagni partono.)
Don Prudenzio
Ma vediam, le colazioni
se a miei ordin son conformi.
Antonio
Ah! si esamini, sinformi,
tutto in regola vedrà.
Don Prudenzio
Si dispongono a partire;
ma non cal, questoggi ancora,
qui costretto a garantire
son la loro sanità.
Gli altri
(Oh! con questo gran dottore
stanno freschi in verità.)
(Il dottore esamina le colazioni, chAntonio gli va indicando.)
Scena terzaI detti, Madama Cortese
Madama Cortese
Di vaghi raggi adorno,
in ciel risplende il sole;
sarà un sì ameno giorno
propizio ai viaggiator.
Alla felice sponda
seguirli io pur vorrei;
ma il fato non seconda
i voti del mio cor.
Dottore, Maddalena,
Antonio, a me badate;
(al coro) Voi pure mascoltate,
e destri poi cercate
il pian di secondar.
(Tutti saccostano.)
I forestieri presto sen vanno,
se a prender bagni qui torneranno,
nessun per ora può assicurar;
ma della casa, nella lor mente,
buona memoria convien lasciar.
Coro
Bene bene... più diligente
oggi saprassi ognun mostrar.
Madama Cortese
La contessina non ha pazienza,
rapido il fatto succeda al dir.
Coro
Rapido il fatto succeda al dir.
Madama Cortese
Allo Spagnolo, la riverenza
sì nellentrare che nelluscir.
Coro
Inchini entrando e nelluscir.
Madama Cortese
Collantiquario, di cartapecore,
di belle femine, col cavalier.
Con Melibea, didee fantastiche,
col Moscovita, del vasto imper,
del Campidoglio, colla Romana,
collAlemanno, del contrapunto,
con foco ed arte, cogliendo il punto,
più dellusato si parlerà.
Di cartapecore. di belle femine,
didee fantastiche, di contrapunto,
più dellusato, cogliendo il punto,
non dubitate, si parlerà.
Madama Cortese
Ingegno ed arte così adoprando,
linnato genio destri allettando,
dolce impressione si desterà:
e pari a un rapido gonfio torrente,
che tutto allaga, che tutto inonda,
del Giglio dOro per ogni sponda,
la nobil fama si spanderà.
Coro
Del Giglio dOro per ogni sponda,
la nobil fama si spanderà.
(Tutti partono, eccetto Madama Cortese.)
Madama Cortese
Partire io pur vorrei;
ma il mio consorte è assente e non mi lice
lasciar così... Ah! quando,
veder potrò un Sovrano,
sì giusto, sì leal, sì grande e umano?
Contessa di Folleville
(di dentro)
Modestina? Modestina? Ove sei?..
Madama Cortese
La Parigina!
Peccato! Ella è gentil, vezzosa e cara;
lo spirito e la grazia ognun ne ammira;
ma per le mode notte e dì delira.
Contessa di Folleville
(entrando in fretta)
Modestina?.. Ove sta?
Madama Cortese
Volo a cercarla. (parte)
Contessa di Folleville
Trovarsi a una gran festa e non avere
le cose più alla moda,
e più fresche e più belle!..
Qual disonore, oh stelle! Ah! più non reggo...
[Lincertezza muccide...
e il cavalier Belfiore,
che, in sì critico istante, a me dovria
porger conforto, qui non è... Lingrato
forse sta vagheggiando qualche bella...
Chi sì volubil mai lavria creduto?
Ah! il far per compiacenza
ritratti in miniatura
certo è un pretesto... E se per or sto zitta,
pur medito vendetta, e tal sarà
che tutti i farfallin tremar farà.]
Modestina
(marcando lentamente)
Signora, che comanda?
Contessa di Folleville
(impazientendosi)
Un po più adagio.
Modestina
Ho la micrania.
Contessa di Folleville
Ognora
voi mi fate morire dimpazienza.
La risposta è venuta?
Modestina
Non ancora.
Contessa di Folleville
A chi desti la lettera?
Modestina
Al vostro bel cugino,
che disse aver unoccasion sicura.
Contessa di Folleville
Corri... qual disappunto!
Digli che qui laspetto...
Modestina
Ei giunge appunto.
(parte lentamente)
Scena quinta
La Contessa, don Luigino
Don Luigino
Amabil Contessina,
varmate di coraggio...
Contessa di Folleville
E perché mai?
Don Luigino
Fatal caso impensato...
Contessa di Folleville
E qual?
Don Luigino
La diligenza ha ribaltato.
Contessa di Folleville
Ahimé!..
Don Luigino
Gli effetti fragili...
Le cassette... Le scatole...
Contessa di Folleville
Ah tacete!
Tutto comprendo... O ciel! Io manco... io moro...
(si sviene)
Don Luigino
Si sviene!..
(verso le quinte) Olà! accorrete!
Presto, presto... Soccorso a lei porgete.
Scena sesta
I detti, Il Barone di Trombonok, Maddalena, Antonio, con servi, indi Don Prudenzio.
Maddalena
Che accadde?
Barone di Trombonok
(dopo averla guardata)
Oh! come è bianca!
Morta ognun la diria...
Di macchinetta sì genti, che mai
ha potuto sconvolger larmonia?
Don Luigino
(al Barone)
Si è svenuta...
Barone di Trombonok
(cavando di tasca una boccetta)
Spruzzatele il bel volto;
è questa unacqua pura, genuina,
chin persona io comprai dal gran Farina.
Fregatele la tempia.
(Maddalena prende la boccetta e saccosta alla Contessa.)
Don Prudenzio
(accorrendo)Olà! che fate?
Tocca a me sol; profani, vi scostate!
(Tutti si scostano; il medico guarda la Contessa, le tasta il polso, indi esclama:)
Ahimè! sta in gran pericolo...
(Don Luigino parla allorecchio del Barone.)
Volate dal speziale,
sal volatil chiedete, ed un cordiale.
(Parte un servo.)
Barone di Trombonok (ai servi)
Aceto ed acqua fresca.
(Parte un altro servo.)
Don Prudenzio
Son sospese
le funzioni vitali...
Don LuiginoNon sapete
quello che dite...
Don Prudenzio
Come!..
La sistole... la diastole...
Don Luigino
Andate al diavolo.
Don Prudenzio
Il polso ascende già...
Barone di Trombonok
Vediam...
(tasta il polso alla Contessa)
(Che bestia insigne!)
Don Prudenzio
Morirà!
Contessa di Folleville
(alzandosi rapidamente)
Che sento!.. Dove son?.. Sogno o son desta?
Barone di Trombonok
(al medico burlandolo)
Morirà!..
Don Prudenzio
Fu una sincope...
Barone di Trombonok
(ridendo)
La sincope, sì sì, fa molto effetto:
Mozart, Haydn, Beethoven, Bach ne trassero
un gran partito.
(Don Prudenzio si accosta di nuovo per tastar il polso alla Contessa.)
Don Prudenzio
Vediamo adesso il polso...
Contessa di Folleville
Non toccate,
augel di mal augurio, vi scostate.
(Don Prudenzio si ritira.)
Don Luigino
(alla Contessa)
Deh! calmatevi, o cara.
Barone di Trombonok
(alla medesima)Cosavete?
Contessa di Folleville
Il mio male capir voi non potete.
Partir, o ciel! desio,
e più partir non lice,
lo vieta lonor mio,
la patria il vieta ancor.
Come spiegare, oh Dio!
il duol chio sento in cor?
Donne, voi sol comprendere
potete il mio dolor:
più fieri amari spasimi
non ho provato ancor.
Tutti gli altri
Signora, vi calmate!
Deh! cessi il rio martor.
Scena settima
I detti, Modestina, che arriva con uno scatolone, in cui vè un bel cappellino alla moda giunto da Parigi
Contessa di Folleville
(dopo aver guardato)
Che miro! ah qual sorpresa!
Agli occhi io credo appena;
(contemplando il cappellino)
Caro! dal reo naufragio
tu ti salvasti almen,
e freni in parte i palpiti
dellaffannoso sen.
Grazie vi rendo, o Dei!
che udiste i voti miei;
a tal favor questanima
ben grata ognor sarà.
Gli altri
La barbara sua pena
calmando omai si va.
(E comica la scena,
e ridere ci fa.)
(Tutti partono, eccetto il Barone.)
Scena ottava
Il Barone, Antonio
Barone di Trombonok
(ad Antonio, trattenendolo)
Eh! senti, mastro Antonio...
Antonio
Che comanda?
Barone di Trombonok
Sai che partiam sta sera
per Reims; tua cura sia
di far porre sul ciel delle carrozze
vestiti e biancheria:
se ci vuol qualche spesa, falla ed io,
cheletto a pieni voti per cassiere
fui dallillustre amabil compagnia,
pagherò loccorrente;
intendi?
Antonio
Sì signor, non pensi a niete.
(parte)
Barone di Trombonok
Quando rifletto a quello svenimiento,
mi vien proprio da ridere...
La cagion delle smanie
indovinar chi mai potuto avria?
Ma ognuno al mondo ha un ramo di pazzia.
Sì, di matti una gran gabbia
ben si può chiamar il mondo;
forse appunto, perché tondo,
testa quadra non vi sta.
Don Profondo
(arrivando)
La mia quota a voi consegno,
perdonate, se ho tardato;
(dà del danaro al Barone, che lo mette in una gran borsa)
A vedere io sono andato
una rara antichità.
Don Alvaro
(entrando con Melibea)
Questa vaga e amabil dama,
miei signori, io vi presento;
far il viaggio con noi brama,
e ognun pago ne sarà.
Melibea
Con sì dotta e nobil gente,
di fanal che serve al mondo,
il viaggiar mi fia giocondo,
e gran bene mi farà.
Scena decima
I detti, il Conte di Libenskof
Conte di Libenskof
(indietro, da sé, dopo aver sentito lultime parole di Melibea)
(Donna ingrata, a stento in petto
freno il giusto mio furore;
per lei fido avvampa il core
e il mio ardor sprezzando va.)
Don Alvaro
(vedendo Libenskof, e da sé)
Il rival!
Melibea
(da sé)
Negli occhi ha il foco.
Conte di Libenskof
(avanzandosi)
Non si parte?
Barone di Trombonok Sì, fra poco;
i cavalli sol si attendono;
(vedendo Madama Cortese)
Se il corriere è ritornato,
da Madama or si saprà.
Scena undicesima
I detti e Madama Cortese
Madama Cortese
Naturale è limpazienza,
il ritardo non comprendo;
vado, torno, salgo e scendo,
e tranquillo il cor non è.
(Pendente il solo, il Conte di Libenskof parla con vivacità a Melibea, mostrando gelosia.)
Conte di Libenskof
Mi tradite...
Melibea Qual favella?
Conte di Libenskof
(con rabbia concentrata)
Don Alvar...
Melibea
Che dir volete?
Conte di Libenskof
Donna infida, invan fingete;
il rival cadrà al mio piè.
Melibea
Cieco ardor vabbaglia il ciglio...
Conte di Libenskof
(accostandosi a don Alvaro, e con fierezza)
Don Alvar...
Don Alvaro
(fiero)
Che pretendete?
Conte di Libenskof
Mi seguite...
Melibea
(trattenendoli)
Ah! non partite...
Troppo ingiusto è un tal furore.
Madama Cortese
Qual dispetto! qual furore!
Melibea
Dira avvampa il fero ciglio...
Un sì barbaro periglio
mi fa lalma palpitar.
Conte di Libenskof e Don Alvaro
Non pavento alcun periglio...
Dira avvampa in seno il core;
e il tremendo mio furore
no, non posso più frenar.
Barone di Trombonok e Don Profondo
(Bella cosa è in ver lamore!
Ci fa perdere il cervello,
luom più savio un bambinello
suole a un tratto diventar.)
(Sode un preludio darpa nella camera di Corinna, tutti restano immobili ad ascoltare. Dopo il preludio, la sudetta canta le seguenti strofe.)
Corinna
Arpa gentil, che fida
compagna ognor mi sei,
unisci ai canti miei
il suon di gioia e amor.
Nellinfiammata mente
si affollano le idee;
delle castalie dee
il foco io sento in cor.
Arpa, deh! unisci al canto
il suon di gioia e amor.
Gli altri
Qual delizioso incanto
si spande nel mio cor!
Un più soave canto
no, non sudì finor.
Corinna (di dentro)
Svaniro i nembi; intorno
regna la dolce calma;
di lieti giorni lalma
prevede il bel fuglor.
Che un dì rinasca, io spero,
dellaurea età lalbore;
che degli umani in core
regni fraterno amor.
Gli altri
Sempre agli umani in core
regni fraterno amor.
Corinna
Contro i fedeli ancora
lotta falcata luna,
ma al sacro ardir fortuna
propizia ognor sarà.
Come sul Tebbro e a Solima,
foriera di vittoria,
simbol di pace e gloria
la Croce splenderà.
Gli altri
Simbol di pace e gloria
la Croce splenderà.
Tutti eccetto Corinna
A tali accenti, in seno
riede la dolce calma;
didee ridenti, lalma
pascendo or sol si va.
Gli opachi nembi intorno
pietoso il ciel disgombra,
del sacro ulivo allombra,
felice ognun sarà.
(Tutti partono, eccetto Madama Cortese.)
Scena dodicesima
Madama Cortese, indi Lord Sidney chentra collaria preoccupata; poi varie contadine, le quali recano de vasi di fiori
e li pongono presso la camera di Corinna
Madama Cortese
Zefirin non ritorna... del ritardo
qual fia mai la cagion? - Milord sappressa.
Che original! Corinna adora, e a lei
spiegar non sa lardore,
che da gran tempo gli divampa in core.
Ella pur lama, accorta me ne sono:
noi donne, in tal materia,
ben chiaro ci vediamo,
nato appena lamor, scoprir sappiamo.
(parte)
Lord Sidney
Ah! perché la conobbi?
Perché appena lo stral ferimmi il petto,
non fuggir, non lasciarla? Incauto, ahi! lasso!
La fiamma alimentai chognor più viva
or mi divampa in sen; non trovo pace,
e, in preda al mio deliro,
la notte e il dì, damor gemo e sospiro.
Invan strappar dal core
lacuto dardo io tento;
più vivo ognor lardore
nel sen crescendo va.
Dellanima fedele
timido i voti ascondo;
affanno più crudele
del mio no non si dà.
(Entrano varie contadine con de vasi di fiori e cantano il seguente coro.)
Coro
Come dal cielo, - sul primo albor,
dolce rugiada - scende sui fior,
e al verde stelo - serba il vigor;
sullalma donna, dal nobil cor,
così ridente - si spanda ognor
del Dio clemente - il bel favor.
Lord Sidney
Soavi e teneri - eletti fior,
siate gli interpreti - dun puro amor.
Coro
Donna più amabile - chi vide ancor?
Accoppia al merito - grazia e pudor.
Lord Sidney
Dellalma diva - al primo aspetto,
chi ha il cor capace - dun puro affetto,
rapido sente - nascer lardor.
Fida e dolente, - questalma ognora
per lei damore - palpiterà.
Coro
Donna più amabile - chi vide ancora?
Accoppia al merito - grazia e beltà.
(Il coro parte.)
Scena tredicesima
Lord Sidney, Don Profondo
Don Profondo
(a Lord Sidney, trattenendolo)
Milord, una parola...
Lord Sidney
(serio)
Che bramate?
Don Profondo
Britannico signor è sol capace
dappagar i miei voti...
Lord Sidney
Che voccorre?
Don Profondo
Ho bisogno daver certe notizie...
Lord Sidney
Non sono un gazzetier...
Don Profondo
Mi spiego...
Lord Sidney
(come sopra)
Presto...
Don Profondo
Vorrei che mindicaste
ove trovar potrei
il brando di Fingallo, la corazza
dArtur, larpa dAlfred...
Lord Sidney
(partendo)
(E matto!)
Don Profondo
(seguendolo)
Ebbene?
Voi non mi rispondete?
Lord Sidney
Ne musei
cercar convien; di più dir non saprei.
(parte)
Don Profondo
Non è troppo gentil; ma il compatisco;
è innamorato della poetessa,
e perduta ha la speme... Ella sappressa;
a lei appunto io deggio
comunicar la lettera di Roma.
Scena quattordicesima
Il detto, Corinna, Delia
Don Profondo
Buon giorno, illustre amica!
Corinna
(salutandolo)
Quai notizie?
Don Profondo
Leggete questa lettera.
(Mentre Corinna legge la lettera, Don Profondo dice a Delia:)
Consolatevi, o Delia;
le cose vanno bene...
Delia
Davver?
Don ProfondoVe lassicuro.
Corinna
(rende la lettera a Don Profondo)
Vi ringrazio.
Quando si parte?
Don Profondo
Presto; vo a vedere,
e lora poi io vi farò sapere.
(parte)
Corinna
(a Delia)
Son felici le nuove, e presto, io spero
del sacro Legno allombra protettrice,
la vostra patria alfin sarà felice.
Delia
Il ciel lo voglia!
Corinna
In ordine mettete
quel che occorre, ed a Reims meco verrete.
(Delia parte.)
(esaminando i fiori)
Che vaghi ameni fior! son di Milord
il giornaliero don, pegno damore,
chegli timido ognor preme nel core.
(Corinna stacca un fiore, e lo pone in petto.)
Scena quindicesima
Corinna, il Cavaliere
Cavalier Belfiore
(in fondo alla scena e da sé)
Sola ritrovo alfin la bella Dea,
che invincibil si crede, e a cui più volte
ho già fatto locchietto... Ce nandiamo...
Loccasion può mancar, ed or fa duopo
darle lultimo assalto; al par dellaltre,
cadrà ne lacci miei,
senza rischio scommetter lo potrei.
(accostandosi con aria gentile e modesta)
O voi, dApollo prediletta figlia,
perdonate, se ardisco
il bel coro turbare
de sublimi pensieri...
Corinna
(attonita)
Qual favella!
Cavalier Belfiore
Una grazia implorar da voi vorrei...
Corinna
(come sopra)
Una grazia! Da me!..
Cavalier BelfioreSì, a voi, che siete
savia al pari che bella,
fidar posso larcano del mio core.
Corinna
(con maggior sorpresa)
Un arcan! Ma perché?..
Cavalier Belfiore
(con intenzione marcata)
Ascoso e vivo ardore
mi divampa nel seno, e al vago oggetto
timido ascondo il mio fervido affetto.
Corinna (come sopra)
Scusate... Io non comprendo...
Perché meco...
Cavalier Belfiore
Mi spiego... Sotto il velo
de sacri carmi, io voglio
il segreto svelar: ma sì novizio
son nel linguaggio degli Dei, che a voi
consiglio e aita io chiedo. Ah! sì, sentite,
ed il vostro parer franca mi dite.
Nel suo divin sembiante
tanta beltà risplende,
che in seno a un tratto accende
il più vivace ardor.
Corinna
Ah! Dove mai sasconde
sì raro e bel portento?
Vinta nel gran cimento,
avria la Dea damor.
Cavalier Belfiore
(con intenzione marcata)
Ma un nume sol saria
degno dun tal tesoro...
E disperato io moro
daffanno e di dolor.
(cade a un tratto in ginocchio davanti a Corinna)
(Nello stesso tempo, Don Profondo entra dal mezzo in fondo e vede la scena; ma si ritira sorridendo, ed osserva dintanto intanto.)
Corinna
Che fate? Ah! qual deliro!
Cavalier Belfiore
Regger non posso oh Dio!
Voi siete lidol mio...
Per voi smanio e sospiro,
e se pietà negate,
io qui voglio morir.
Corinna
Così insultarmi osate?
Qual insensato ardir? (Il Cavalier salza.)
Cavalier Belfiore
Un tal eccesso è pegno
del più vivace amor.
Corinna
Un tal eccesso è indegno
dun cavalier donor.
Cavalier Belfiore
Dunque non vè speranza?
Corinna
Partite, o chiamo gente...
Cavalier Belfiore
Martire di costanza,
io lalma esalerò.
Corinna
Partite, o la arroganza
punire io ben saprò.
Oh! quanto ingannasi - chi così crede
trovar la via - del nostro cor!
Il vivo affetto, - la pura fede
da noi sol meritano - stima ed amor.
Sprezzo e dispetto - destano in petto
questi galanti - insidiator.
Oh! quanto ingannasi - chi così crede
trovar la via - del nostro cor!
Cavalier Belfiore
(Finto è il rigore, - lo so per prova;
così far sogliono - le belle ognor.
Tal resistenza - no, non è nuova,
luso la chiede, - ed il decor.
Oggi combattono, - dimani cedono,
e salvar credono - il loro onor.
Finto è il rigore, - lo so per prova;
così far sogliono - le belle ognor.)
(partono)
Scena quindicesima [bis]
Don Profondo. Due servi portano una tavola, sulla quale vè carta, penne, ecc
Don Profondo
(chentra ridendo)
Bravo il Signor Ganimede!
Se la Contessa il sa, gli cava gli occhi.
Ma tempo non perdiamo; del Barone
or qui deggio eseguir la commissione.
Degli effetti facciam presto la lista,
onde tutto sia allordine ed in vista.
(siede davanti alla sudetta tavola)
(parlante)
Io!
(in musica)
Medaglie incomparabili,
camei rari, impagabili,
figli di tenebrosa,
sublime antichita.
In aurea carta pecora
dellacademie i titoli,
onde son membro nobile
di prima qualità.
Il gran trattato inedito
sullinfallibil metodo
di saper ben distinguere,
a prima vista ognor
lantico del moderno,
di fuori e nellinterno,
ne maschi, nelle femine,
e in altri oggetti ancor.
Lo spagnolo!
Gran piante genealogiche
degli avoli e bisavoli,
colle notizie storiche
di quel che ognuno fu.
Diplomi, stemmi e croci,
nastri, collane ed ordini,
e, grosse come noci
sei perle del Perù.
La polacca!
Lopere più squisite
dautori prelibati,
che vanto sono e gloria
della moderna età.
Disegni colorati
dellalto Pic terribile
dHarold, Malcolm e Ipsiboe
il bel profil qui sta.
La francese!
Scatole e scatoline,
con scrigni e cassettine,
che i bei tesor nascondono
sacri alla Dea damor.
«Badate: è roba fragile!»
qui chiuso, già indovino,
sta il nuovo cappellino,
con penne, merli e fior.
Il tedesco!
Dissertazione classica
sui nuovi effetti armonici,
onde i portenti anfionici
ridesteran stupor.
De primi Orfei teutonici
le rare produzioni,
di corni e di tromboni
modelli ignoti ancor.
Linglese!
Viaggi dintorno al globo,
trattati di marina;
oriundo della China
sottil perlato thè.
Oppio e pistole a vento,
cambiali con moltoro
i bill, chil parlamento
tre volte legger fe.
Il francese!
Varie del Franco Orazio,
litografie squisite,
pennelli con matite,
conchiglie coi color.
«Son cose sacre.» Ah! intendo...
Ritratti e bigliettini,
con molti ricordini
de suoi felici amor.
Il russo!
Notizia tipografica
di tutta la Siberia,
con carta geografica
dellOttomano imper.
Di zibellini e martore
preziosa collezione,
con penne di cappone
pe caschi, e pe cimier.
(si alza)
Sta tutto allordine, - non vè che dire;
né più a partire - si può tardar.
Or linviato - certo è tornato;
de snelli e rapidi - destrier frementi
già parmi udire - lo scalpitar.
Sferze e cornette - percoton laere,
le bestie struggonsi - di galoppar.
Il gran momento - è omai vicino;
più bel destino - no non si dà,
e il cor dal giubilo - balzando va.
Scena sedicesima
Don Profondo, la Contessa
Contessa di Folleville
(trattenendo don Profondo)
Vedeste il cavaliere?
Don Profondo
Il cavalier!.. (Che imbroglio!)
Ei qui pocanzi...
Contessa di Folleville
Solo?
Don Profondo
Non... in compagnia...
Contessa di Folleville
Di chi?
Don ProfondoDirò...
Contessa di FollevilleParlate.
Don Profondo
(I sapienti non denno dir bugie.)
Contessa di Folleville
Rispondete, vi prego...
Don Profondo
(Non vorrei compromettermi.)
Contessa di Folleville
Ebben!
Don Profondo
Signora mia...
Ei qui prendea lezion di poesia.
Contessa di Folleville
(furente)
Ho capito... (Che rabbia! A quel che pare,
ei fa il galante colla poetessa;
ma a suo tempo mi voglio vendicare.)
Don Alvaro
Amici, che si fa?
Si parla di partir, e si sta qua.
Don Profondo
Tutto è allordin.
Conte di Libenskof
Va bene; ma i cavalli?
Don Profondo
Saran certo arrivati.
Don Alvaro
Se fosse ver, ci avrebbero avvisati.
Barone di Trombonok
(entrando rapidamente, con aria trista)
Ah! miei signor!..
Don Profondo
Che avete?
Barone di Trombonok
Di parlar non ho core...
Don Alvaro
Cosavvenne?
Barone di Trombonok
Una disgrazia orribile!
Contessa di Folleville
Chè stato?
Don Alvaro
Incendio?
Don Profondo
Ladri? Morte?
Barone di Trombonok
O sventura fatale! o amara sorte!
Conte di Libenskof
Ma parlate...
Barone di Trombonok
Il corriere...
Don Alvaro
E arrivato.
Barone di Trombonok
Ah! pur troppo.
Contessa di Folleville
Spiegatevi.
Barone di Trombonok
Ei sappressa.
(ad un servo)
Chiamate i viaggiatori.
Don Profondo
(verso le quinte)
Amici, olà?
Barone di Trombonok
Che barbaro accidente!
Dir vorrei... Ma non posso...
Scena diciottesima
I detti, Melibea, Corinna, il Cavaliere, Delia, Lord Sidney, Prudenzio, Modestina,indi Zefirino
Barone di Trombonok
Ah! Melibea!
Milord, Corinna! o ciel! che brutto affare!
(vedendo Zefirino)
Ma vien chi tutto a voi saprà spiegare.
Zefirino
Miei signor non ve scampo... Mio malgrado,
io vengo a darvi una fatal notizia.
Secondo gli ordin vostri,
rapido, diligente,
di qua, di là ho cercato;
ma vane fur le cure; da gran tempo,
è tutto ritenuto e riservato;
non si trova un cavallo
da comprar o affittare,
e ognun di voi al nobile progetto
di rinunciar pur troppo or fia costretto.
Tutti
Ah! A tal colpo inaspettato,
palpitando va il mio core...
Cruda sorte! Il tuo rigore
troppo, oh Dio! penar mi fa.
Barone di Trombonok e Don Profondo
A tal colpo inaspettato
io mancar mi sento il core...
O crudel avverso fato!
non hai legge, né pietà.
Modestina e Zefirino
Questo colpo inaspettato
li ricolma di dolore;
il crudel avverso fato
non ha legge né pietà.
Scena diciannovesima
I detti, Madama Cortese
Madama Cortese
(accorrendo con una lettera in mano)
Signori, ecco una lettera,
venuta da Parigi;
Prendete, sì leggete,
conforto vi darà.
Gli altri (a Don Profondo)
Prendete, sì leggete,
conforto ci darà.
(Don Profondo prende la lettera e legge.)
«A giorni il Re ritorna
gran feste si daranno,
rapidi qui verranno
stranieri in quantità.
Da quello che preparasi
a corte ed in città,
ben si può giudicare
che festa si farà;
Spettacol più giocondo,
mai visto si sarà;
chi a Reims non potè andare
qui si consolerà.
Tabbraccio, o mia dolcissima
amabile metà.»
(Gli altri personaggi ripetono alternativamente le frasi della lettera.)
Contessa di Folleville
Amici, ah! non tardiamo;
Parigi è la mia patria;
là voffro alloggio e tavola,
e quanto occorrerà.
Tutti
Partiamo. - Ah! sì, il desio,
che ci divampa in seno,
in parte pago almeno
alfine si vedrà.
Tra dolci e cari palpiti,
or torno a respirar;
farà un vivace giubilo
questanima brillar.
Destino maledetto,
non ce la puoi ficcare,
e tutti, a tu dispetto,
andiamo a giubilar.
Madama Cortese
Destino maledetto,
Zefirino
Non gliela puoi ficcare,
e tutti, a tuo dispetto
andranno a giubilar.
Barone di Trombonok
Come partire?
Contessa di Folleville
Nella diligenza,
che da Parigi vien regolarmente
ogni dì nei contorni.
Barone di Trombonok
Ella ha ragione.
Cavalier Belfiore
Dunque dimani?
Contessa di Folleville
Certo.
Barone di Trombonok
E questa borsa?
Don Profondo
Sordini per stasera un bel convito,
publico sia linvito.
Barone di Trombonok
E quel che resterà?
Cavalier Belfiore Per glindigenti.
Barone di Trombonok
E ognun daccordi?
Tutti
Sì.
Barone di Trombonok
(a Madama Cortese)
A voi Madama affido
la cura degli inviti.
Madama Cortese
Oh! è domenica appunto,
e tutti ci verran con gran piacere.
Don Profondo
Una cena squisita.
Madama Cortese
Non mancan provisioni.
(verso le quinte)
Ehi, mastro Antonio!
Scena ventesima
I detti, Antonio, Gelsomino
Antonio
Son qua, cosa comanda?
Madama Cortese
Una cena, una festa nel giardino,
e il più presto possibile.
Antonio
Ho capito, non dubiti,
qui avvezzi siamo ai colpi inaspettati,
e tutti resteran maravigliati.
Gelsomino
Madama, lo sapete,
già per lanniversario del ritorno
dellaugusta famiglia
chogni anno celebriamo, qui son pronte
le cose principali;
servir ce ne potremo.
Madama Cortese
A meraviglia.
Tua cura, o Gelsomino,
sia di suonar intorno il tamburino.
(Antonio e Gelsomino partono.)
Contessa di Folleville
E dimani, a Parigi,
la capital del mondo.
Cavalier Belfiore
Dogni piacer lasilo il più giocondo.
(Tutti partono, eccetto Melibea, Libenskof ed il Barone.)
Scena ventunesima
Melibea, Libenskof ed il Barone
Barone di Trombonok
Tutto va ben; ma come a entrambi è noto,
fervido amico ognor dellarmonia,
vorrei vedervi in pace; un lieve nembo
sol ne turbò il sereno; voi vi amate,
e lun per laltro fatti mi sembrate.
Conte di Libenskof
(al Barone con amarezza)
Ella per Don Alvaro...
Melibea
(troncandogli la parola)
Il torbiocchio della Gelosia,
dErebo ignobil figlia, solo puote
traveder a tal segno.
Barone di Trombonok
Oh! non vè dubbio.
Conte di Libenskof
Eppur pocanzi...
Barone di Trombonok
Amico, a me credete,
siete in error, perdono le chiedete.
(parte sorridendo)
Scena ventiduesima
Melibea, Libenskof
Conte di Libenskof
Di che son reo?
Melibea
Dun vil sospetto.
Conte di Libenskof
Ah! no...
Un eccesso damore
sol colpevol mi rese.
Melibea
Dalma grande
apprezzar tu non sai
il sacro e vivo ardor.
Conte di Libenskof
Ma lapparenza...
Melibea
Nube tenebrosa,
del ver celando il volto risplendente,
dopaco orror ingombra ognor la mente.
Conte di Libenskof
Qual sublime parlar! confuso io sono...
Eccomi ai vostri piè... Pietà! perdono.
Dalma celeste, oh Dio!
charde di pura face,
turbar osai la pace
con insensato ardor.
Melibea
Dun puro amor verace,
lindol tè ignota ancora;
dinfedeltà capace
sol è un profano cor.
Conte di Libenskof
Pentito io son.
Melibea
Che speri?
Conte di Libenskof
Rendimi il cor.
Melibea
Tu osasti...
Conte di Libenskof
Il barbaro mio stato
ti desti almen pietà.
Melibea
Al pentimento, o ingrato!
credere il cor non sa.
Conte di Libenskof
(Qual barbaro rigore!
Dubbioso e incerto io resto...
Di speme e di timore
palpita in seno il cor.)
Melibea
(Il mio crudel rigore
dubbioso e incerto il rende;
di speme e di timore
palpita in seno il cor!
Già cessa il mio rigore,
per lui mi parla amor.)
Ah! regger non possio,
ecco la desta e il cor.
Conte di Libenskof
O gioia incomparabile!
O fortunato ardor!
Melibea e Conte di Libenskof
Ah! no, giammai questanima,
più cari e dolci palpiti
non ha provato ancor.
(partono)
Giardino illuminato, con tavola imbandita.
Antonio
(mettendo I nomi sulle salviette)
Tutto è allordin. - Va, corri, Gelsomino,
a dire a quei signor che son serviti;
ma pria ci vuol la riverenza, intendi?
Gelsomino
E per chi mai mi prendi?
Ho servito de principi,
de conti, de baroni,
altezze ed eccellenze in quantità,
e so dognaltro al par quel che si fa. (parte)
Antonio
Oh! guarda che amor proprio!
Ma son tutti così;
soglion vantarsi assai,
e se a lor vi fidate,
in grandimpiccio spesso vi trovate.
Maddalena
Madama qui mi manda
per sapere da voi se tutto è pronto.
Antonio
Nulla manca, guardate...
Gelsomino ho spedito
ad avvertir la nobil compagnia.
Maddalena
Ma bravo mastrAntonio
Far sì presto e si bene!
E un miracolo davvero.
Antonio Mille grazie.
Maddalena
Qui certo ancor veduta
non si sarà più bella festa.
Antonio
E vero.
Maddalena
Ma non sapete unaltra novità.
Antonio
Che cosa?
Maddalena
Nei contorni,
per caso di passaggio
vè una truppa ambulante, ed il Barone
gran professore, dilettante insigne,
a dare qui un concerto lha invitata,
pendente il bel festino.
Antonio
Ottima idea!
Maddalena
Canteran, balleranno.
Antonio
(con stupore ed allegria)
Balleranno?
Maddalena
Sì, vè un corpo di ballo.
Antonio Tanto meglio;
il ballo è sempre stata
la mia passione, e adesso ancor...
(fa dei moti colle gambe e vacilla)
Maddalena
(sostenendolo)
Badate:
Vo ad avvertir Madama, qui aspettate.
(parte)
Antonio
Presto verrà la bella comitiva.
(guardando fra le quinte)
Ma non minganno, no, ecco che arriva.
Scena venticinquesima
Sul ritornello entra la truppa ambulante, composta di virtuosi di canto e di ballerini; i contadini, le contadine, le giardiniere;
indi tutti i personaggi che siedono a tavola; Maddalena, Zefirino
Coro
Lallegria è un sommo bene,
onda noi fe dono il cielo;
sani e freschi ci mantiene
nel bel grembo del piacer.
Cinti ognor dameni fiori,
fra le danze, il riso e il gioco,
colle grazie e cogli amori
non pensiamo che a goder.
Presto imbianca il nero crine,
qual balen fugge la vita,
e a non perdere cinvita
un istante di piacer.
Barone di Trombonok
Ora secondo luso,
i brindisi facciamo. - Ecco la lista
che di far mimponeste
con decente simmetrica armonia,
e spero che ad ognun ben grata sia.
(legge la nota)
Inno tedesco. - Tocca a me;
ma indulgenza vi chiedo; fra i cavalli,
le bombe ed i cannoni
io la metà lasciai de miei polmoni.
(Inno tedesco)
Or che regna fra le genti
la più placida armonia,
dellEuropa sempre fia
il destin felice appien.
Viva, viva larmonia
chè sorgente dogni ben.
Coro
Viva, viva larmonia
chè sorgente dogni ben.
Barone di Trombonok
Altro da dir avrei; ma sono stracco;
(a Melibea)
A voi, bella Marchesa, in stil polacco.
(Polacca)
Melibea
Ai prodi guerrieri
seguaci di gloria,
di cui la vittoria
compagna fu ognor,
chovunque risplendere
fer lalto valor,
che pronti ognor sono
col brando a difendere
la patria ed il trono,
la fede e lonor.
Coro
Che pronti ognor sono
col brando a difendere
la patria ed il trono,
la fede e lonor.
Barone di Trombonok
Libenskof, tocca a voi,
unaria russa, ad libitum;
ven sono delle belle...
Conte di Libenskof
Una ne so a memoria
che udii cantar un giorno,
mentre il monarca a noi facea ritorno.
(Inno Russo)
Onore, gloria ed alto omaggio
dAugusta donna al nobil cor,
chil più magnanimo coraggio
del fato oppose al reo furor.
Degli infelici al duolo, al pianto
ella sollievo offrendo va;
e i più bei vanti, in regio ammanto,
brilla sul trono un di farà.
Coro
E i più bei vanti, in regio ammanto,
brilla sul trono un di farà.
Barone di Trombonok
(a Don Alvaro)
Dal nord al mezzogiorno
bella è la transizion. Voi possedete
una sonora voce, e dellIberia
gustar i dolci canti or ci farete.
(Canzone Spagnola)
Don Alvaro
Omaggio allaugusto duce,
che dalma sovrana luce
lIberia fe balenar.
Ei spense il civil furore
del soglio salvò lonore,
da tutti si vide amar.
O grande invidiabil gloria!
Ah! dove di tal vittoria
lesempio mai ritrovar?
Coro
Ah! dove di tal vittoria
lesempio mai ritrovar?
Barone di Trombonok
(a Lord Sidney)
Milord, in tuon maggiore...
Lord Sidney
Io musico non sono;
non so che una canzone.
Barone di Trombonok
«God save the King?»
Lord Sidney
Appunto.
Barone di Trombonok
Va benone.
(Canzone inglese)
Lord Sidney
Del GrandEnrico
il germe amato
proteggi o ciel!
Propizio il fato
ai voti sia
del fortunato
popol fedel.
Coro
Del fortunato
popol fedel.
Barone di Trombonok
Contessa, Cavaliere, a voi la scelta
lascia dellaria; ma prescrivo il tuono;
in do; no, no, in UT. (Che bestia! obblio
che a due Galli indirizzo il parlar mio.)
(Canzone francese)
Contessa di Folleville e Cavalier Belfiore
Madre del nuovo Enrico,
dei Franchi speme e onor
ti colmi il cielo amico
degli almi suoi favor.
Di rari pregi splendi,
detà sul fior,
e in ogni petto accendi
rispetto e amor.
Coro
E in ogni petto accendi
rispetto e amor.
Barone di Trombonok
Madama, Don Profondo,
voi terminar dovete,
in elafà collaria che volete.
(Tirolese)
Madama Cortese
Più vivace e più fecondo
laureo giglio omai risplende,
e felice ognuno rende
col benefico fulgor.
sacra pianta al ciel diletta,
che fedel la patria onora,
tu sarai de Franchi ognora
la speranza e il dolce amor.
Don Profondo
Un sì giocondo
ameno giorno
la gioia intorno
sol fa regnar.
Che lieta sorte!
Che bel contento!
In petto io sento
il cor balzar.
Barone di Trombonok
Corinna, or spetta a voi; così compita
sarà la festa.
Gli altri
Ah! sì.
Lord Sidney (a Corinna)
Come trovar unoccasion più bella
di far sentir i vostri dolci accenti?
Gli altri
E ver.
Corinna
Grande è il cimento,
e temo...
Don ProfondoDi che mai?
Madama Cortese
Che amabile modestia!
Melibea
Ah! non tardate
ad appagar i nostri voti.
Corinna
Io cedo.
Il soggetto scegliete
e di farmi avvertir poi degnerete.
(si ritira)
(Tutti salzano da tavola. Un servo porta unurna; Don Profondo distribuisce carta e lapis ai diversi personaggi, i quali scrivono il soggetto e rimettono la cartolina al sudetto, che la legge ad alta voce e pone dopo nellurna.)
Melibea
Giovanna DArco.
Madama Cortese
Il Cittadino di Reims.
Cavalier Belfiore
Carlo X Re di Francia.
Conte di Libenskof
La battaglia di Tolbiac.
Don Profondo
Clodoveo.
Don Alvaro
Le tre stirpi reali di Francia.
Don Prudenzio
David e Samuele.
Barone di Trombonok
Il Crisma e la Corona.
Lord Sidney
Ugo Capeto.
Contessa di Folleville
San Luigi.
Barone di Trombonok
Melibea, di dritto
vi spetta estrar dallurna or il biglietto,
che allimprovviso fornira il soggetto.
Melibea estrae un biglietto e lo da a Don Profondo
Carlo X, re di Francia
(Il Barone e Don Profondo vanno ad avvertire Corinna che viene colla lira in mano, legge il soggetto ad alta voce, si raccoglie, indi improvvisa.)
Corinna
Allombra amena - del GIGLIO DOR.
aura serena - innebbria il cor.
Di lieti giorni - più dolce aurora
sorger la Francia - non vide ancor,
e grata applaude, - ammira e adora
di tanto bene laugusto autor
Della corona - sostegno e onor,
Carlo le dona - novel splendor.
Dal maestoso - regal suo viso
traspar del core - la nobiltà.
Nunzio di gioia - è il bel sorriso,
pegno soave - dalma bontà.
Se un dì, non lice - il bene oprar,
perduto il dice, - di Tito al par.
Da poche lune - in trono siede,
e ognun già gode - de suoi favor.
La gioia intorno - brillar si vede,
letra risuona - dinni damor.
Appiè dellare, - ei chiese al ciel,
che secondare - degni il suo zel;
non fia deluso - il bel desio,
figlio dellalmo - suo nobil cor.
Sacro il diadema - già rese Iddio,
né più del fato - teme il furor.
Al soglio accanto, - chegual non ha;
soave incanto - ognun godrà.
Cento anni e cento - ognor protetto
dallimmortale - divin favor,
viva felice - il prediletto
Carlo, de Franchi - delizia e amor!
(Appena finito limprovviso, rischiarati da improvvisa luce, appariscono i ritratti dellaugusta famiglia reale e de più celebri Re di Francia con vari emblemi analoghi, palme, corone etc.)
Cavalier Belfiore
Viva il diletto
augusto regnator,
ondè laspetto
forier di gioia e onor.
(Tutti ripetono la strofa. Ballo.)
Tutti
(con religiosa espressione)
Sul verde stelo,
fiorisca il giglio ognor;
lo colmi il cielo
degli almi suoi favor.
Cavalier Belfiore, indi Tutti
Con sacro zelo
da noi serbato ognor,
sul verde stelo
risplenda il Giglio dOr:
Lo colmi il cielo,
degli almi suoi favor.
Viva la Francia
e il prode regnator.
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© DRG, 27. Dezember 2000