Atto primo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17





Luogo solitario fuori di Napoli. Spiaggia di mare. Colle da un lato, sparso di casini di campagna che
si vedono in lontananza, e di tende custodite da zingari.
Una truppa di zingari è sul colle, un’altra al piano, tutti occupati a differenti uffici.



Scena prima
Zaida, Albazar, indi il Poeta.


Coro
Nostra patria è il mondo intero,
e nel sen dell’abbondanza
l’altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.

Zaida
Hanno tutti il cor contento,
sol la misera son io!
Ho perduto l’amor mio,
e nol posso ritrovar.

Albazar
Consolatevi una volta;
divertitevi con noi.
Via... coraggio! tocca a voi
la canzone a cominciar.

Poeta
Ho da fare un dramma buffo,
e non trovo l’argomento!
Questo ha troppo sentimento,
quello insipido mi par.

Zaida, Albazar e Coro
Esaltato in ogni parte
il gran nome sia di lui,
che primier c’insegnò l’arte
di mangiare a spalle altrui
senza troppo faticar.

Poeta
Come zingari! per Bacco!
Gioia, canto, colazione!
Oh! che bella introduzione
vi sarebbe da cavar!

Zingari
Nostra patria è il mondo intero,
e nel sen dell’abbondanza
l’altrui credula ignoranza
ci fa vivere e sguazzar.

Poeta
Buono! bravi! è vero, è vero,
è bellissima l’usanza
di mangiare in abbondanza
e di niente faticar.

(Gli zingari partono.)



Scena seconda
Poeta solo



Poeta
Ah! se di questi zingari l’arrivo
potesse preparar qualche accidente,
che intrigo sufficiente
mi presentasse per un dramma intero!
Un bel quadro farei tratto dal vero.
Abbandonar bisogna
di scrivere il pensier sopra i capricci
della bella Fiorilla. Han messo in scena
poeti di ogni razza
sciocco marito, ed una moglie pazza.
Ecco appunto Geronio
che ha la mania di farsi astrologare:
corro i zingari presto ad avvisare.

(Il Poeta sale il colle e si vede accennare ai zingari Geronio il quale esce da parte opposta meditando.)



Scena terza
D
on Geronio, indi zingari e zingare



Geronio
Vado in traccia d’una zingara
che mi sappia astrologar:
che mi dica in confidenza,
se col tempo e la pazienza,
il cervello di mia moglie
potrò giungere a sanar.
Ma la zingara ch’io bramo
è impossibile trovar.
Ché il cervello di mia moglie
è formato di tal pasta,
che un astrologo non basta
come è fatto ad indagar.

(Intanto scendono gli zingari e le zingare con Zaida, che giunti al piano circondano Geronio.)

Zingari
Chi vuol farsi astrologar!

Geronio
Ecco appunto a me vicino
uno stuol di zingarelle.

Zingari
Noi leggiamo nel destino,
noi leggiamo nelle stelle:
chi vuol farsi astrologar!

Geronio
Zingarelle!

Zingari
Qua la mano.

Geronio
Aspettate...

Zingari
Presto...

Geronio
Piano.

Zingari
Il passato vi diremo.

Geronio
Più di voi lo so sicuro.

Zingari
Il presente scopriremo.

Geronio
Lo so anch’io.

Zingari
Dunque il futuro?

Geronio
Giusto quello.

Zingari
Poverino!

Geronio
Cosa è stato?

Zingari
Qual destino!

Geronio
Ma parlate.

Zingari
Ognor sarete
sciocco e gonzo come siete...

Geronio
Eh! toglietevi di qua.

Zingari
Sempre sempre... ah! ah! ah!

Geronio
Ah! mia moglie, san chi sono
fino i zingari di piazza;
se tu segui a far la pazza
tutto il mondo lo saprà.

Zingari
Che fatal costellazione!
Sempre pazza!.. ah! ah! ah!

Geronio
Eh! lasciatemi, buffone!
Eh! toglietevi di qua.
(fugge via seguito dalla truppa de’ zingari)

(Mentre Zaida con Albazar vogliono allontanarsi, esce il Poeta che li trattiene.)



Scena quarta
Poeta, Zaida ed Albazar


Poeta
Brava! intesi ogni cosa;
voi siete, zingarella, spiritosa.
Qual’è la vostra patria?

Zaida
Ebbi la vita
del Caucaso alle falde!

Poeta
Uh! qual ventura
da sì lontane terre
qui vi tragge raminga?

Albazar
I casi nostri
sono un vero romanzo.

Poeta
(Buono!) Sarete stata
certo in qualche serraglio.

Zaida
Un dì felice
schiava in Erzerum vissi
di Selim Damelec.

Albazar
E i mali suoi
incominciar colà.

Poeta
Che mai v’avvenne?

Zaida
Udite: egli mi amava,
e sposarmi volea; le mie rivali
mi fan agli occhi suoi
infida comparir: cieco e furente
lo rende gelosia,
ed impose a costui che morta io sia.
Albazar mi salvò. Lungo sarebbe
il dir quanto soffersi, in quanti modi
crudo destin m’offese
come qui, con tal gente, in questo arnese.

Poeta
Un bel pensier mi viene,
che può farvi felice.

Zaida
In qual maniera?

Poeta
Deve arrivar stasera
certo Principe turco, il quale viaggia
per visitar l’Italia, ed osservare
i costumi europei.

Zaida
Mi sembra strano
che salti in testa al turco
questa curiosità!

Poeta
Il caso è molto raro in verità.
Ma pur sicuramente egli è aspettato;
anzi, gli han preparato
un palazzo magnifico e una festa.
Pochi giorni qui resta,
poi ritorna in Turchia: dov’ei conosca
la fé del vostro cuore,
si farà coll’amante mediatore.
Dite: migliore idea...

Albazar
Trovar non si potea.

Zaida
Facil vi fia
al Principe l’ingresso?

Poeta
Se a Selim ritornarvene bramate
lasciate fare a me.

Zaida
Sì: non ho pace
lunge da lui: benché mi sia crudele,
l’amo, l’amai; sempre gli fui fedele.
(Partono per il colle.)



Scena quinta
Fiorilla accompagnata da varie sue amiche, come chi ritorna da una passeggiata, ecc.



Fiorilla
Non si dà follia maggiore
dell’amare un solo oggetto:
noia arreca, e non diletto,
il piacere d’ogni dì.
Sempre un sol fior non amano
l’ape, l’auretta, il rio;
di genio e cor volubile
amar così vogl’io,
voglio cangiar così.

(Intanto si vedrà passare una nave, la quale gittato in mare un battello si fermerà sull’anco­ra. Il battello si avvicina a terra recando Selim accompagnato da molti turchi.)

Turchi
Voga, voga, a terra, a terra.

Fiorilla
Un naviglio! Turco pare.

Turchi
Dal travaglio avuto in mare
riposar potremo qua.

Fiorilla
In disparte ad osservare
noi starem chi approderà.
(Fiorilla si riti­ra.)

(Intanto approda il battello, e sbarca Selim.)

Turchi
E scordare il ciel d’Italia
ogni pena ci farà.



Scena sesta
Selim, indi Fiorilla



Selim
Cara Italia, alfin ti miro.
Vi saluto, amiche sponde;
l’aria, il suolo, i fiori e l’onde,
tutto ride e parla al cor.
Ah! del cielo e della terra,
bella Italia, sei l’amor.

(Intanto Fiorilla si sarà fatta vedere colla sua compagnia.)

Fiorilla
(Che bel turco! avviciniamoci.)

Selim
(Quante amabili donzelle!)

Fiorilla
(Anche i turchi non mi spiacciono.)

Selim
(L’italiane son pur belle.)

Fiorilla
(Vo parlargli.)

Selim
(Vo’ accostarmi.)

Fiorilla e Selim
(E mi voglio divertir.)

Fiorilla
Serva...

Selim
Servo.

Fiorilla
(E’ assai garbato.)

Selim
(Oh! che amabile visetto!)
Son davvero fortunato
d’incontrar sì vago oggetto.

Fiorilla
Anzi è mio tutto il favore
d’incontrare un gran signore
così pien di civiltà.

Selim
(Son sorpreso.)

Fiorilla
(E’ già ferito.)

Selim
(Che avvenenza!)

Fiorilla
(E’ nella rete.)

Selim
Voi, signora mi piacete.

Fiorilla
Non mi burli...

Selim
In verità.

Fiorilla
(Con un poco di modestia
io so ben quel che si fa.)

Selim
(Quell’amabile modestia
più gentil sembrar la fa.)

Fiorilla
Addio, signor...

Selim
Partite?

Fiorilla
Vo passeggiando un poco.

Selim
Che venga anch’io gradite?

Fiorilla
E’ troppo onor.

Selim
(Che foco!)
Carina!.. - sospirate?

Fiorilla
Voi pure.

Selim
Anch’io.

Fiorilla e Selim
Perché?
Perché una fiamma insolita
sento che avvampa in me.

Selim
Deh! la mano a me porgete.

Fiorilla
Della man che far volete?

Selim
Non vi voglio più lasciar.

(Fiorilla gli porge la mano, che Selim stringe teneramente; allora Fiorilla corrisponde alla tenerezza di Selim.)

Fiorilla e Selim
Cara mano, al sen ti premo,
sempre meco avrai da star.
(Non è poi così difficile
questi turchi/queste donne -a conquistar.)
(Partono dandosi il braccio.)



Scena settima
Poeta, indi Narciso



Poeta
Della zingara amante
non è buffo il carattere,
ma bello e interessante. E’ teatrale
il principio dell’opera,
ma non ci vedo intreccio naturale.

Narciso
Poeta!

Poeta
Don Narciso!
Come! siete qui solo? io vi credea
della vostra Fiorilla in compagnia.

Narciso
Venne meco; ma poi prese altra via.
Ditemi, la vedeste?

Poeta
Io, no.

Narciso
(Colei ha qualche intrigo che mi tien nascoso.)

Poeta
(Pensa il servente cavalier geloso.
Scopriam terreno: mi potrebbe offrire
qualche bell’episodio.)

Narciso
(All’incostante son venuto in odio.)



Scena ottava
Don Geronio e detti



Geronio
Amici... soccorretemi.
Consigliatemi... io son fuori di me.

Narciso
Perché? che avvenne mai?

Poeta
Che nova c’è?

Geronio
In questo punto io vidi
mia moglie con un turco.

Poeta
Un turco!

Narciso
(Infida!)

Geronio
In casa mia lo guida
a bevere il caffè. Sien maledetti
tutti i turchi del mondo.

Poeta
(allegro)
Un punto è questo
da farsi molto onore...

Geronio
Io non mi curo
d’aver in casa mia
il gemmato turbante
di Selim Damelec.

Poeta
(saltando per allegrezza)
Che? Selim! Davvero!
L’amante della zingara! per bacco!
Questo arrivo improvviso
è un bel colpo di scena: il dramma è fatto.
Apollo, ti ringrazio.

Narciso
E’ matto.

Geronio
E’ matto.

Poeta
Un marito scimunito!
Una sposa capricciosa!
No, di meglio non si dà.

Geronio
(adirato)
Mio signor, che burla è questa?
Mi rispetti; o che la testa
qualchedun le romperà.

Poeta
Un galante supplantato
da un bel turco innamorato!
Oh! che intreccio che si fa!

Narciso
(sdegnato)
Per chi intende di parlare?
Non ci venga ad insultare,
o con me da far l’avrà.

Poeta
(ora all’uno, ora all’altro)
Ma signor, perché si scalda?..
Ma signor, perché s’infiamma?
Sceglier voglio per un dramma
l’argomento che mi par.

Geronio
Scelga pure un argomento
che a’ miei pari non si adatti,
e i mariti non maltratti,
che san farsi rispettar.

Narciso
Lasci vivere i galanti,
e non badi al loro stato;
o un poeta bastonato
io farò nel dramma entrar.

Poeta
Atto primo, scena prima,
il marito coll’amico...
Moglie... turco... grida... intrico...
No, di meglio no si dà.

Geronio e Narciso
Atto primo, scena prima,
il poeta, per l’intrico,
dal marito e dall’amico
bastonate prenderà.




Appartamenti elegantemente mobigliati in casa di Don Geronio. Sofà, tavolino, sedie, ecc.



Scena nona
Fiorilla accompagnata da Selim



Fiorilla
(ad un servo che parte)
Olà: tosto il caffè.- Sedete.

(Sedono.)

Selim
Ammiro di questo gabinetto i ricchi arredi;
ma per sì gran beltà come la vostra
un tempio ci vorria,
e ne avreste un magnifico in Turchia.

Fiorilla
Qualche serraglio forse? è ver che i turchi
sono tanto gelosi?

Selim
Ah! se un tesoro
possedessero eguale,
della lor gelosia sarian scusati;
vi amerebbero più che non credete.

(E’ recato il caffè.)

Fiorilla
Ecco il caffè.

Selim
(Non posso più!)

Fiorilla
(versando e porgendo)
Pren­dete.

Selim
(Che mano delicata!)

Fiorilla
Il zucchero è bastante?

Selim
(Che maniera elegante!
Che begli occhi, e che foco in lor scintilla!)

Fiorilla
A che pensate mai?

Selim
Penso a Fiorilla.

Fiorilla
(Il turco è preso.) Quante donne amaste?
Quante vorreste averne?

Selim
Una ne amai,
né amar voleva più: ma presso a voi
sento ch’è forza ancor arder d’amore.
Deh! se gradir l’affetto mio volete,
l’unica del mio cor fiamma sarete.

Fiorilla
Siete turchi: non vi credo;
cento donne intorno avete:
le comprate e le vendete
quando spento è in voi l’ardor.

Selim
Ah! mia cara, anche in Turchia
se un tesoro si possede,
non si cambia, non si cede;
serba un turco anch’egli amor.



Scena decima
Don Geronio e detti



Geronio
(sulla porta)
Ecco là... da soli a soli!
Che mi tocca a sopportare?
(entrando)
E’ permesso? si può entrare?
Sperar posso un tal favor?

Selim
Che pretende quell’ardito?

Fiorilla
Vi calmate: è mio marito.

Selim
(balzando in piedi e snudando un pugnale)
Il marito!.. indietro... presto...

Geronio
Come?.. ahimè!.. che tratto è questo?

Selim
Il marito! indietro...

Geronio
Aiuto!

Fiorilla
Compatite: è qui venuto,
poverino, a farvi onore.

Selim
Non mi fido.

Geronio
Sì signore.



Scena undicesima
D
on Narciso in disparte e detti



Narciso
(Ciel, che vedo! l’incostante
già del turco è fatta amante.)

Fiorilla
E domandavi il favore
di baciarvi...

Geronio
Sì signore.

Fiorilla
Il vestito. - Presto qua.
(costringe il marito a baciare la vesta del tur­co)

Selim
Io stupisco, mi sorprendo;
in Turchia non son mariti
sì gentili, sì compiti,
così pieni di bontà.

Fiorilla
(Oh che scena!) Dite bene:
(Vecchio stolido!) i mariti
(Me la godo!) son compiti,
sono pieni di bontà.

Narciso
Ah lo vedo: i torti miei
sventurato! son compiti.
Giusto amor! deh sian puniti
tanti oltraggi che mi fa.

Geronio
(Maledetto!) Dice bene:
(Ah! pettegola!) i mariti
(Crepo, schiatto!) son compiti,
sono pieni di bontà.

(Narciso si avanza e dirige il discorso a Gero­nio: allora tutti si pongono intorno a Geronio tirandolo in disparte a vicenda.)

Narciso
Come! sì grave scorno
soffrir potete in pace?

Fiorilla
Costui mi è sempre intorno.

Selim
Che vuol da voi l’audace?

Geronio
Nulla.

Narciso
Che mai pretende?

Geronio
Niente.

Fiorilla
Che dire intende?

Selim
Né lo cacciate in strada?

Fiorilla
Non volgio in mia presenza.

Narciso
Fate che se ne vada.

Geronio
Politica!.. Prudenza!..

Narciso
Sentite.

Selim
Qua.

Fiorilla
Via, su.

Geronio
Ma sono stufo omai,
ma non ne posso più.

Selim
(appresandosi a Fiorilla, e parlandole in dispar­te)
Teco parlar vorrei,
in riva al mar t’aspetto.
(Costor mi fan dispetto,
è meglio uscir di qua.)
(per partire, e tornando indietro)
(a Fiorilla)

Ma pria di lasciarvi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d’amor.
(Que’ due seccatori
l’assediano ognor.)

Fiorilla
(a Selim)
Ma pria di lasciarmi
volgetemi almeno
il ciglio sereno,
un guardo d’amor.
(Que’ due seccatori
si rodano il cor.)

Narciso
(a Geronio)
Dovreste mostrarvi
men debole almeno;
mirate: son pieno
per voi di rossor.
(Mi straziano l’alma
lo sdegno e l’amor.)

Geronio
(a Narciso)
Non posso spiegarvi
la rabbia che ho in seno:
son tutto veleno,
son tutto furor.
(Ma pure mi calma
del turco il timor.)

(Partono Selim, Fiorilla e Narciso da parte op­posta; resta in iscena Geronio che passeggia a lunghi passi.)



Scena dodicesima
Don Geronio ed il Poeta



Poeta
(Sono arrivato tardi.
Il turco è già partito...
Oh! buon segno: sbuffar veggo il marito.)

Geronio
(Un vecchio non può far maggior follia
che una moglie pigliar che giovin sia.)
Amico! non ti sembra
ch’io meriti pietà? Qui l’ho sorpresa
vagheggiata dal turco, ed il bestione
ammazzar mi volea.

Poeta
Bene!

Geronio
Che dici?
Mi astrinse, per placarlo,
a baciargli il vestito.

Poeta
(Oh! il bel terzetto!)

Geronio
E qui restava ancor se Don Naciso
non arrivava a tempo, e non prendea
giusta difesa di oltraggiato sposo.

Poeta
(Che scena! che quartetto prezïoso!)

Geronio
Ma di che vai parlando? io non intendo.

Poeta
Scusate: disponendo
stavo il mio dramma. Or che pensate voi
di dire a vostra moglie?

Geronio
Oh! s’ella fosse
docil com’era la mia prima sposa!
Le mie ragioni far valer potrei,
ma il rovescio è costei della medaglia.

Poeta
E’ tal perché in voi trova un uom di paglia.
(Il Poeta parte.)



Scena tredicesima
Don Geronio, indi Fiorilla



Geronio
Il Poeta ha ragione. E’ la pazienza
la virtù de’ somari: alfin sono io
quel che ha da comandare in casa mia;
o quel turco, o mia moglie vada via...

Fiorilla
(E’ Geronio ancor qui! Cattivo incontro:
sarò costretta per un quarto d’ora
ad ascoltar precetti di morale.)

Geronio
(Eccola: gravità!)

Fiorilla
(Predichi quanto vuol; tacer dovrà.)

Geronio
Quanti bocconi amari
mi si fanno inghiottir!

Fiorilla
Con chi l’avete?

(Fiorilla in questa scena è sempre indifferente, e tranquilla: Geronio di tanto in tanto alza la voce, e sempre burbero.)

Geronio
Con una donna pazza,
bizzarra, capricciosa,
che per disgrazia a Don Geronia è sposa.
Stanco son io...

Fiorilla
Vi prego
a non gridar sì forte,
che duolmi un poco il capo.

Geronio
Anche a me duole.
Ma cospetto! farò!..

Fiorilla
Non vi scaldate. Non sapete parlar se non gridate.
Vi par che sia ben fatto,
che un uom del vostro rango
debba strillar così?

Geronio
(L’ammazzerei.)
E par ben fatto a lei
di farmi disperar?.. Corpo di bacco!
Vi metterò riparo.

Fiorilla
Piano, sposino caro.

Geronio
Impertinente.

Fiorilla
Già col gridar non ottenete niente.

Geronio
Ebben, si parli piano.

Fiorilla
Se la domanda è lecita,
dite, mio dolce amor, saran poi lunghe
le vostre ammonizioni?

Geronio
Oh! lunghe molto.

Fiorilla
Se non le ristringete, io non le ascolto.

Geronio
Le ascolterete, sì, le ascolterete,
signora smorfia, o alla capanna antica
tornerete in Sorrento ove vi presi.
Gran spoposito ho fatto!
Se più resto con voi divento matto.

Fiorilla
Voi sempre vi lagnate. Anch’io ragione
avrei di lamentarmi,
eppur cheta mi sto.

Geronio
Voi! questa è bella!
E qual motivo mai dato vi avrei?..

Fiorilla
Fate i vostri lamenti, i farò i miei.

Geronio
Ebben: di voi mi lagno
che cambiata vi siete;
e che il marito far crepar volete.

Fiorilla
Di voi mi dolgo anch’io per la ragione
che vi siete cambiato.

Geronio
Io!

Fiorilla
Ve lo provo.
Amabil, come un dì, più non vi trovo.

Geronio
(con ironia)
Per piacere alla signora
che ho da far vorrei sapere.

Fiorilla
(placidamente)
Voi dovete ognor tacere,
mai di nulla sospettar.

Geronio
Ma se ascolto...

Fiorilla
Si fa il sordo.

Geronio
Ma se vedo...

Fiorilla
Si fa il cieco.

Geronio
No, signora, io non l’accordo,
vo’ vedere e vo’ parlar.

Fiorilla
Passerete per balordo,
vi farete corbellar.

Geronio
(in collera)
Alle corte: in casa mia
non vo’ turchi né italiani;
o mi scappa...

Fiorilla
(ironica)
Che pazzia!

Geronio
Qualche cosa dalle mani.

Fiorilla
(con finta tenerezza)
Via, carino, vi calmate.

Geronio
Come! ancora mi burlate?

Fiorilla
No, mia vita, mio tesoro;
se vi adoro ognun lo sa.
Voi crudel, mi fate oltraggio?..
Mi offendete?..

Geronio
(Addio coraggio.)

Fiorilla
(fingendo dolore)
Voi vedete il pianto mio,
senza aver di me pietà!

Geronio
(commosso)
No, Fiorilla, v’amo anch’io,
egualmente ognun lo sa.

Fiorilla
(offesa)
Ed osate minacciarmi!
Maltrattarmi! spaventarmi!

Geronio
Perdonate...

Fiorilla
(sdegnata)
Mi lasciate.

Geronio
(correndole dietro)
Fiorilletta!..

Fiorilla
Vo’ vendetta.

Geronio
Fiorillina!..

Fiorilla
Via di qua.
Per punirvi aver vogl’io
mille amanti ognor d’intorno,
far la pazza notte e giorno,
divertirmi in libertà.
(Con marito di tal fatta
ecco qui come si fa.)

Geronio
(Me meschino!) Ah no, ben mio...
(Cosa ho fatto!) In pace io torno.
(Or sto fresco!) Notte e giorno!
Questa è troppa crudeltà.
(Ah lo dico; nacque matta,
e più matta morirà.)

(Partono.)



Scena quattordicesima
Poeta solo



Poeta
Ho quasi del mio dramma
finito l’orditura;
ma un atto è poco a un dramma, e Orazio dice
che minore di cinque esser non può,
ma in due parti dividerlo io dovrò.
Ignoti ai tempi tuoi
erano i drammi buffi, Orazio mio,
e gli usi nostri seguitar vogl’io.
Intanto della zingara
si vada in traccia: a lei Selim si scopra.
E tutto, onde sia suo, pongasi in opra.
(parte)




E’ notte.
Spiaggia di mare, ecc., come nella scena prima. Nave di Selim ancorata. Campo zingaresco illuminato.



Scena quindicesima
Zingari, e zingare occupate a diversi uffici, Zaida ed Albazar



Coro
Gran meraviglie
ignote al sole,
udir chi vuole,
chi vuol mirar?

Zaida
Il passato ed il futuro
chi desia di penetrar?
Non vi è arcano tanto oscuro
ch’io non possa disvelar.

Coro
Gran meraviglie
ignote al sole,
udir chi vuole,
chi vuol mirar?



Scena sedicesima
Selim, indi Poeta e detti



Selim
Per la fuga è tutto lesto;
buono il vento, e cheto il mar:
impaziente io qui mi arresto
la mia bella ad aspettar.

Poeta
(Qui Selim! senza conoscerlo
Zaida ad esso si avvicina.)

Zaida
Dalla zingara indovina
chi vuol farsi astrologar?

Selim
Zingarella, vieni avante;
che ti dicono i pianeti?

Zaida
Ah! qual voce! qual sembiante!
Non ho fiato per parlar.

Poeta
(Or si fa lo scoprimento;
vi sarà uno svenimento,
vo un sedile a preparar.)

Selim
Che t’annunzia la mia sorte
di funesto e duro tanto,
che sugli occhi quasi il pianto
io ti veggo tremolar?

Zaida
Per ingiusta gelosia
veggo Zaida tratta a morte;
ma t’adora, e sol desia
di poter con te tornar.

Selim
Dove vive l’infelice?..
Ma... non erro... Zaida bella!

Zaida
Sì, signor, io sono quella!

Selim
Vieni a me, mio caro bene.

Zaida e Selim
Ecco il fin delle mie pene,
sola mia felictà.

Poeta
(Vi è il sedile, e non si sviene...
Colle regole non va.)

(Si allontanano uniti, indi ritornano.)



Scena diciassettesima
Don Narciso e detti, indi Fiorilla travestia, e colla faccia coperta da un velo, in ultimo Don Geronio



Narciso
Perché mai se son tradito,
crudo amore, il cor m’accendi?
O l’amante alfin mi rendi,
o mi dona libertà.

(Don Narciso si perde tra la folla: esce allora Fiorilla seguita da un coro delle sue amiche.)

Coro
Evviva d’amore
il foco vitale,
delizia del core,
del mondo piacer.

Fiorilla
Chi servir non brama amore
si allontani, io l’ho con me.
Per domar superbo core
arco e face Amor mi diè.

Selim
Che bel canto! che presenza!

Geronio
Qui mia moglie ha da venire,
voglio fare... voglio dire...
Se la trovo, sentirà.

Fiorilla
Vago e amabile straniero!

Selim
Bella ninfa!

Zaida
(A lei s’appressa!)

Geronio
(Par Fiorilla.)

Narciso
(E’ dessa, è dessa.)

Poeta
(Qui Geronio, e qui l’amante!)

Selim
Deh! scoprite il bel sembiante.

Zaida
(Siam da capo: è già cambiato.)

Selim
Vi scoprite.

Fiorilla
Infido! ingrato!
così m’ami? guardami.
(si toglie il velo)

(Tutti coloro ch’erano accorsi a vedere gridano.)

Tutti
Ah!

Fiorilla, Zaida, Geronio e Narciso
Ah! che il cor non m’ingannava
certi sono i torti miei.
Io mi sento in faccia a lei
dallo sdegno lacerar.

Selim
Ah! che il cor non m’ingannava,
osservava i passi miei.
Io non oso in faccia a lei
per vergona il ciglio alzar.

Poeta
Questa scena ci mancava
per compire i versi miei:
ci è sorpresa a cinque, a sei.
Gran finale si può far.

Zaida
(volgendosi dispettosa a Fiorilla, che dispettosa egualmente le risponde)
Vada via: si guardi bene
di cercar l’amante mio.

Fiorilla
Quel signor non le appartiene,
qui con lui restar vogl’io.

Selim
Ma sentite... vi calmate.

Narciso
Voi che dite? Non parlate?

Geronio
Presto a casa, a casa presto...

Albazar
Che disordine è mai questo?

Poeta
Oh! che caso singolar!

Zaida
Lo vedremo, lo vedremo..

Fiorilla
A veder ci sarem due.

Zaida
Mia signora, non la temo...

Fiorilla
Le civette pari sue...

Zaida
Le pettegole sue pari...

Fiorilla e Zaida
Saprò bene castigar.
(Tutti in un tempo.)

Fiorilla e Zaida
(quasi azzuffandosi)
Come! come! a me pettegola!
Oh cospetto! a me civetta!
Sei tu sola la pettegola,
sei tu sola la civetta;
frasca, sciocca, impertinente...
Che maniera di trattar!

Selim, Geronio e Narciso
(dividendole)
Cosa fate? olà... placatevi,
Quale sdegno... qual furore!
Ma Fiorilla... vergognatevi...
Zaida, ohibò!.. non hai rossore?
Deh! parlate colle buone,
no vi state a cimentar.

Poeta
(godendo dello spettacolo)
Seguitate... via... bravissime!
Qua... là. .. bene; in questo modo
azzuffatevi, stringetevi,
graffi... morsi... me la godo...
Che final! che finalone!
Oh! che chiasso avrà da far.

Tutti gli altri
Quando il vento improvviso sbuffando
scuote i boschi, e gli spoglia di fronde,
quando il mare in tempesta mugghiando
spuma, bolle, flagella le sponde,
meno strepito fan di due femmine
quando sono rivali in amor.

 
 

2. Akt Zurück zu: Libretto

Atto secondo ritorna a libretto



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© DRG, 6. August 2002