Atto unico

 

Scena 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 |





Il teatro rappresenta un vallone che ha in prospettiva una catena di montagne, per una delle quali si scende al piano dalla parte che indica la strada comune. Da un lato una roccia con alcune cavità che suppongono l’ingresso alle miniere. A canto alla roccia, esterno della casa di Tarabotto con porta praticabile. Dirimpetto, un grand ‘arbore con una panca attacco al medesimo.




Scena prima
Tarabotto ch’esce da una delle cavità con minatori, poi Isabella.


Tarabotto

(parlando ai minatori)
Cosa dite! il nostro Duca
qui vicino adesso a noi!
(ad uno)
Non ti sei di già ingannato!
(ad un altro)
Tu scorgesti i fidi suoi!
Qui dall’alto mi vo’ anch’io
or di tanto assicurar.
Ritornate alla miniera
voi frattanto a lavorar.
(Sale una montagna e disperde, ed i minatori rientrano nella cavità)

(Rimasta vuota la scena, esce Isabella con in mano un ritratto gioiellato che sta contemplando assorta in sé medesima.)

Isabella
Perché dal tuo seno
bandire la sposa,
che fida e amorosa
vivea sol per te
Fu un rio traditore!..
Fu un barbaro inganno!..
Eppure t’adoro,
benché mio tiranno!
Ah solo sospiro
provarti mia fé.
(resta concentrata in sé medesima come sopra)

(Ricomparisce Tarabotto, che parla scendendo.
Isabella non s’avvede di lui.)

Tarabotto
Sì, gli è vero, è il Duca al certo...

Isabella
Di’, qual colpa è mai la mia!

Tarabotto
(scende, s’avvede d’Isabella e si mette ad osservarla avvicinandosele a poco a poco senza ch’ella di lui s’accorga)
Prepariamci... (Eccola. Sempre
colla sua malinconia!)

Isabella
Ma tant’odio e perché mai!..

Tarabotto
(Cos’ha in man che luce assai!..
Ora vedo, egli è un ritratto...
Veh veh! al Duca un po’ più giovane
ei somiglia affatto affatto.)

Isabella
Io son pur la tua consorte!
(nasconde il ritratto)

Tarabotto
(Sua consorte!.. oh cos’ha detto?..)

Isabella
(cava un foglio)
Uno scritto al sommo oggetto
può condurmi...
(s’accorge di Tarabotto, e nasconde il foglio)
O ciel!..

Tarabotto
Che ascondi?

Isabella
(assai confusa)
Io...

Tarabotto
Un ritratto.

Isabella
Come!

Tarabotto
E un foglio.
Nisa, Nisa, a me rispondi
vo’ saper siffatto imbroglio.

Isabella
Agitata... mi confondo...
Non so dir... parlar non oso...
Ah mi tolga il ciel pietoso
colla morte al mio penar.

Tarabotto
Tu mi fai restar di stuco!..
Parla pur liberamnte.
Ah mi devi schiettamente
ogni arcano confidar.
Ebbene, che nascondi
a Tarabotto?

Isabella
Io? nulla.

Tarabotto
Chiami nulla un ritratto
contornato di gemme? Io veramente
lo chiamo qualche cosa.

Isabella
Egli è...

Tarabotto
Il ritratto
del nostro Duca.

Isabella
O ciel!..

Tarabotto
Da chi l’avesti?

Isabella
Da chi l’ebbi?

Tarabotto
Ho ragione
d’esserne ben curioso.

Isabella
O sorte!

Tarabotto
E parmi
d’aver diritto a domandarlo.

Isabella
Voi!..

Tarabotto
Io sono quello che, son già dieci anni,
e sola ti raccolsi e semiviva
sulla spiaggia del mare.

Isabella
O rimembranza!

Tarabotto
Che ti condussi a casa mia, che a tutti
(poiché tu lo volesti)
tacqui l’avvenimento,
e t’ho fatta passar mia nipote
come ognun pur ti crede.

Isabella
E questa vita
in guiderdone io t’offro.

Tarabotto
Eh dalle donne
non voglio queste cose. Or bene, o parla,
o, come ingrata, io sempre t’abbandono.

Isabella
No che ingrata non fui, né teco il sono.

Tarabotto
Dunque fuori.

Isabella
Un arcano
da cui la vita mia dipende ognora!

Tarabotto
Tanto già vo’ saper...

Isabella
Dunque risparmia
l’angoscia a un’infelice di svelarti
la orribile cagion del suo dolore.
Leggi e, se puoi, qui non gelar d’orrore.
(dà il foglio, che avea prima nascosto, e s’abbandona desolatamente sulla panca)

(Tarabotto apre e legge.)

Tarabotto
«O voi ch’io suppongo seguace d’umanità, sappiate che vive in questi soggiorni la già creduta estinta Isabella vostra Duchessa!.. L’iniquo e potente Ormondo le chiese affetti non permessi, e giurò vendetta del di lei costante rifiuto. Sorprese e tradì colla più nera perfidia il cuore del di lei sposo, e la infelice fu condotta da Batone aderente ad Ormondo in una barchetta e posta sola in balia dell’onde. Venite alle miniere di ferro. Volate. Qual gloria per voi! V’attende il trionfo dell’onore e della innocenza.»
Voi signora!.. (rendendole il foglio)
Uh... perdon... (per inchinarsi)

(Essa si leva impetuosamente, e lo abbraccia.)

Isabella
Che fai?.. che fai?
Liberatore, amico e padre mio!

Tarabotto
E fu questo Batone
che v’ha condotta al mar?

Isabella
Desso.

Tarabotto
E v’ha detto
il perché?

Isabella
Sol mi disse che il facea
d’ordine del mio sposo.

Tarabotto
Né voi tentaste dopo?..

Isabella
E come mai?

Tarabotto
E’ vero. Prese il Duca
una seconda moglie. Opra fu questa
di chi v’era nemico, e lo scoprirvi
lo stesso era che perdervi per sempre.

Isabella
Or che dispose il ciel che gli sia morta
la nuova sposa, e viene a questa parte,
ho allestito quel foglio, onde, se mai
vi sia tra’ suoi seguaci
qualch’anima onorata,
tentar col di lei mezzo e occultamente
di provar che gli son moglie innocente.

Tarabotto
Pensate bene... (osservando) Oh diavolo!
Vedo lì de’ soldati. Che venisse
il Duca alle miniere!

Isabella
Dio!.. possibile!..

Tarabotto
L’abito, i patimenti,
ch’hanno alterati i vostri lineamenti...
la distanza del tempo...
Oh insomma avete core?

Isabella
(con gran forza)
Da sfidar qualsivoglia aspro cimento.

Tarabotto
Ebben... mi va passando per la testa...
(accendendosi e fantasticando)
Ma non ci lusinghiamo...
Oh se posso arrivar!.. vengono. Entriamo.

(Entrano in casa.)


Scena seconda
Soldati dalla montagna, poi Bertrando. Scendono tutti


Bertrando
Qual tenero diletto
amare un vago oggetto,
che in sé costante aduna
il merto e la beltà!
Ma quanto è mai tiranna
la forza del destino
se amare ci condanna
chi vanto tal non ha.
Ah più non vive oh dio
quella che odiar dovrei:
ma in rammentar di lei
tormento amor mi dà.
(Né pon due lustri ancora cancellarti
Isabella infedel da questo core!..
Ah si pensi al dover.)

(Compariscono Batone e Ormondo, che scendono)


Scena terza
Bertrando, Ormondo, Batone, soldati


Bertrando
Ebben, che tenta
il Duca mio vicino?

Ormondo
Arma a gran possa

Batone
Ed a questa frontiera
sembra che sien rivolti i suoi disegni.

Bertrando
E quivi occulta via cercar conviene
per un’util sorpresa.

Batone
In quelle rocce,
che sono le miniere
del ferro, questa strada
forse che vi farà. Detto mi venne,
che un certo Tarabotto
capo de’ minatori
alberga qui d’intorno.
Da lui si può saper.

Bertrando
Di lui si cerchi.

Batone
Chiamerò a questa casa. Olà...


Scena quarta
Detti. Tarabotto


Tarabotto
(uscendo)
Chi chiama?

Ormondo
(accennadogli Bertrando)
Il Duca tuo signor quest’è che vedi.

Tarabotto
Che fortuna! m’umilio!..

Bertrando
Sapresti tu indicarmi
ove soggiorna un certo Tarabotto
capo de’ minatori?

Tarabotto
Eccolo a’ suoi comandi.
La sua picciola casa è quella là!
Ivi con Nisa sua cara nipote
vive poveramente,
ma sempre allegramente.

Bertrando
Aver m’è d’uopo
da te gran lumi. Seguimi
in quelle rocce. Ormondo, tu frattanto,
(Ormondo s’inchina e parte.)
e tu Batone, eseguirete quanto
io v’imposi di già.
(s’avvia alle cavità)

Tarabotto
(Batone e Ormondo! oh ben venuti qua.)
(entra col Duca nelle cavità, seguiti dai soldati)



Scena quinta
Batone, indi Isabella


Batone
Prima d’andar a farmi squinternare
fra quelle catapecchie
vorrei bere un pochetto. Ho proprio sete.
Disse quell’uom che in casa ha una nipote
che ha nome Nisa. Chiamerò costei!
(chiamando alla casa)
Oh Nisa!..

Isabella
Chi mi vuole?.. ah!
(per iscappare)
(Egli glielo impedisce, ed ella si nasconde il viso.)

Batone Cos’è stato?
Un uom vi fa paura?

Isabella
(Qui Batone!)

Batone
Io volea bere un po’ d’acqua.

Isabella
Vengo.
(per andare, sempre senza voltarsi, ma egli la trattiene)

Batone
Oibò, che vedere io voglio in prima
il vostro bel babbietto.

Isabella
(Isabella coraggio.)

Batone
(scherzosamente)
Quest’è nuova davvero! Io sono un uomo...
Fate così con tutti?

Isabella
(se gli fa vedere improvvisamente)
Signor no.

Batone
(con gran soprasalto dà indietro)
Oh!..

Isabella
(contrafacendo Batone)
Che stupori mai! Sono una donna...
Fate così con tutte?

Batone
(fissandola copn timore e indecisione)
No veramente... ma...
(E’ lei o non è lei?)

Isabella
Or che mi avete
veduta, vado a prendervi quest’acqua.

Batone
M’è scappata la sete.

Isabella
E’ curiosa! e perché?

Batone
(come sopra)
Perché... perché...

Isabella
(per andare)
Se altro non v’occorre...

Batone
(in tuono alto)
Qua, fermatevi...

Isabella
(imperiosamente, e fissandolo in modo marcato)
E che diritto avete
di voler trattenermi?

Batone
(sbigottito un poco)
Oh nulla, nulla!
Ma bramava...

Isabella
Che cosa?

Batone
Vi dirò!..

Isabella
Via, dite!

Batone
(Ah che pensar, che dir non so!)
Una voce m’ha colpito
dalla cima sino al fondo,
e se un poco mi confondo
mi dovete perdonar.
(Nel fissarle gli occhi adosso
di veder già lei mi pare
che soletta e abbadonata
ho lasciato in preda al mare.
Mi si scalda omai la testa,
freme intorno la tempesta,
e il timor ed il sospetto
or mi fanno vacillar.)
E’ un casetto... un romanzetto...
sono cose da risate...
Cara figlia, perdonate,
or di più non so spiegar.
(parte dal piano)


Scena sesta
Isabella, poi Tarabotto ch’esce frettoloso dalla cavità.

Isabella
Egli restò indeciso. Ah mi conviene
usar somme avvertenze. Mio consorte
certo un momento o l’altro a questa parte...

(Esce Tarabotto)

Tarabotto
Signora, il Duca or or dalle miniere
qua se ne vien. Veder brama un disegno,
ch’io gli dissi che tengo,
che contiene la pianta
delle miniere e che gli è necessario
per una militare operazione.
Ho pensato che voi gliel presentiate
come nipote mia.
Già sapete ove sta. Quando vi chiamo
venite col disegno.
Vedrem da tale incontro cosa nasce
onde sapersi regolar.

Isabella
(agitatissima)
Io deggio...

Tarabotto
Per bacco! Qui ci vuol spirito e core!
Mi prometteste...

Isabella
(rimettendosi e parlando con gran dignità ed energia)
E’ vero, e al sommo oggetto
tu vedrai mio fedel se ho un’alma in petto.
(parte)


Scena settima
Bertrando che ritorna coi soldati, e Tarabotto

Tarabotto
Ciel protettor dell’innocenza, aiutami.
Qui convien sopratutto
ch’io tenga gli occhi adosso
a quel briccon d’Ormondo e a quel Batone
suo degno confidente. O quanto io bramo...

(Compariscono dei soldati.)

Ma torna il Duca. A noi. Su, cominciamo.

Bertrando
Ebbene, ov’è il disegno?

Tarabotto Altezza! Io sono
a chiederle una grazia.

Bertrando
Spiegati.

Tarabotto
Ho una nipote
e brava e onesta e spiritosa, e tale
che il bastone sarà di mia vecchiezza.

Bertrando
Me ne compiacio. Ebben?

Tarabotto
Se vostra Altezza
si degna di permetterlo, ambirei
ch’essa il disegno presentasse a lei.

Batone
Ben volentier.

Tarabotto
Le ho hetto già che in pronto
tengo questo disegno. Figurarsi!
La povera figliuola...
Oh non saprà in che mondo che la sia.

Bertrando
Venga. Ove sta?

Tarabotto
Lì dentro in casa mia.
(chiamando alla casa)
Nisa!.. Nisa!.. il disegno...


Scena ottava
Detti, Isabella con in mano una carta piuttosto grande, piegata. S’avvicina lentamente e sempre a capo chino
.

Isabella
(Gran dio mi reggi!)

Tarabotto
Avanti.
Avanti via.

Isabella
(con voce un po’ alterata)
Perdon...

Tarabotto
(a Bertrando che nel fissare Isabella resta alquanto sospeso)
Non ha coraggio
la poveretta.

Bertrando
Sento con piacere
che v’ama vostro zio.

Isabella
(timida assai)
Gli è tanto buono...

Tarabotto
(contraffacendola)
Gli è tanto buono... Dagli quel disegno...
(Isabella fa un passo verso Bertrando, poi si ritiene.)
E così? perché fai la guardabasso?
Ti par questa creanza?

Bertrando
La sua saviezza ammiro.

Isabella
(O ingrato! o ingrato!)

Tarabotto
Or dov’ e quel tuo spirito? dov’è
la tua giovialità? non hai guardato
ancora il tuo signor.

Isabella
(con passione)
Dover... rispetto..

Bertrando
(Qual voce mai!)

Tarabotto
Il disegno... hai tu capito!
Perdoni, vostra Altezza..
Dagli il disegno!
(Isabella fa un passo come sopra ecc.)
Oh corpo di mia nonna!
Su quella testa, su! mettiti a tiro.

Isabella
Il disegno... ecco qua...
(se gli fa vedere e gli dà con gran timore il disegno, ma Bertrando, nella gran sorpresa trascura di ricevere la carta che cade in terra ed è raccolta da Tarabotto)

Bertrando
Cieli, che miro!
(Quel sembiante, quello sguardo
mette un gelo in questo cor.)

Tarabotto
(Resta come il debitore
quando vede il creditore.)

Isabella
(Benché ingrato e crudo tanto,
ah per lui mi parla amor.)

Bertrando
(come per volerle dire cosa importante, ma si ritiene sul fatto)
Voi!..

Isabella
(come Bertrando)
Signor...

Tarabotto
(interrompendoli artifiziosamente)
Ecco il disegno.

Bertrando
(a Tarabotto con grand’espressione)
Tua nipote!..

Tarabotto
(in aria d’indifferenza)
Mia nipote.
Il disegno!..

Bertrando
Ad altro istante.
(s’astrae fissando Isabella che si lascia contemplare, ma però artifiziosamente)
(Se la miro sembra quella...
No ch’estinta è la rubella...
Non si guardi più costei...
Una volta ancora... è lei...
A qual barbaro contrasto
or mi guida un cieco ardor!)

Isabella
(guardandosi reciprocamente)
Perché pria non ascoltarmi...
Perché ingiusto condannarmi...
(come decisi di non volersi più guardare)
Non si guardi più il tiranno...
(tornandosi a guardare come per forza)
Una volta ancora... o affanno!
A qual barbaro contrasto
or mi guida un cieco ardor!)

Tarabotto
(Quello va fantasticando....
Questa è mezzo fuor del mondo!
Va il mio recipe operando...
Son per ora assai contento.)
(piano ad Isabella)
(Incalzate l’argomento;
conosciamo quel suo cor.)

Isabella
(rispettosa)
Io vedo che importuna
signor v’è mia presenza,
or dunque con licenza
men vado via di qua.
(per andare)

Bertrando
(in gran violenza seco medesimo)
A me importuna? Ah no!
Voi grata qui mi siete...
Anzi discara; andate!..
No no, restar dovete...
(vivamente a Tarabotto)
Ella è nipote vostra?

Tarabotto
Oh dubbio non ci sta!
E’ figlia di Torrello,
già quondam mio fratello:
è nata da sua madre,
ed ebbe certo un padre
ed il paese il sa!

Bertrando
(vivamente)
Ella somiglia, o quanto!..
Quasi è per me un incanto!..
(con gran passione avvicinandosi ad Isabella)
Ah Nisa!..

Isabella
(incaminandosi)
Permettete...

Bertrando
(imperioso)
Fermati.

Isabella
(si ferma e dignitosamente gli risponde)
Che volete?

Bertrando
(raddolcendosi subito)
Mirarti.

Isabella
(come sopra)
A qual oggetto?

Bertrando
(vivamente)
Tu sei!...

Isabella
(interrompendolo)
D’onor seguace,
(con energia, rispettosa)
e voi primo custode
siete d’onor di pace:
Perciò da voi pretendo
del cor la libertà.

Bertrando
Qual voce! quali accenti!
Ascolta, resta, senti...
Lei vedo, sento lei;
chiudetevi, occhi miei,
o d’un funesto incanto
vittima il cor sarà.
(O cielo è troppo barbara
la mia fatalità.)

Isabella
Signor, perdono; io vado,
(Ah quello è pentimento!..)
Di chi parlate adesso?
O speme al cor ti sento!
Quel vostro ignoto affanno
mi desta in sen pietà.
(O cielo è troppo barbara
la mia fatalità.)

Tarabotto
(forte e piano)
Va’ in casa... (via finite)
Mi umilio... (andiamo in guai.)
Via presto... (non capite!)
Altezza!.. (basta omai)
(a Bertrando)
Quel vostro ignoto affanno
mi desta in sen pietà.
(E batti e suda e pesta,
alfin si vincerà.)

(Isabella entra in casa con Tarabotto che ne sorte di nuovo e si mette ad osservare in disparte.)


Scena nona
Bertrando, Tarabotto in disparte, indi Ormondo




(Bertrando, entrata Isabella, va passeggiando concentrato in se stesso ed indica somma agitazione.)

Tarabotto
(Oh la impressione è fatta, e sembra in bene.)

Bertrando
No no, morta è Isabella.
Questa è Nisa, nipote
di Tarabotto.

Tarabotto
(Oh falla i conti.)

Bertrando
Or dunque...

(Esce Ormondo.)

Ormondo
Signor, tutto è disposto...

Bertrando Intesi. Ascolta.
Ebbe in mare Isabella e morte e tomba?

Ormondo
(esitando)
E perché?..

Bertrando
(con calore)
L’ebbe?

Ormondo
E’ certo.

Bertrando
Eppur poc’anzi...
(si ritiene dal proseguire)
(No, per ora si taccia.)
(ad Ormondo)Io vo e t’attendo
ove t’imposi in pria.
(Quai prova angoscie mai quest’alma mia!)

(Parte col seguito.)


Scena decima
Ormando, Tarabotto in disparte, poi Batone


Ormondo
Quale inchiesta! qual suo gran turbamento!..
(Esce Batone.)
(con un po’ d’agitazione)

Vien, Batone mio fido...

Tarabotto
(Sentiamo adesso questi galantuomini.)

Batone
Che vuol dir signor mio?..

Ormondo Tu già vedesti
Isabella perir!..

Batone
Sicuramente.
Ma perché il domandate?

Ormondo
Perché il Duca
mi chiese or or lo stesso.

Batone
Ch’egli avesse veduta la nipote
di Tarabotto capo
di questi minatori?

Ormondo
E ciò che serve?

Batone
Che serve? Questa donna
proprio è un pomo spartito
colla morta Duchessa.

Ormondo
(con gran premura)
L’hai veduta?

Batone
E come!

Ormondo
Che un destino a me nemico
tratta salva l’avesse?

Batone
Oh! cosa dite?

Ormondo
(prende a sé Batone e gli parla in modo che Tarabotto allunga il collo per sentire, ma inutilmente)
Senti. Comando a te rapir costei
tosto che si fa notte, e a me condurla.

Tarabotto
(Non sento niente.)

Ormondo
A te darò seguaci
quai l’uopo esige. Vo’ vedere io stesso
sì gran portento.

Batone
(con apprensione e forte) Ma vederla or ora
qui voi potrete senza ch’io stanotte...

Ormondo
E che?.. Non vo’ consiglio
ove possa temere un mio periglio.
Tu mi conosci e sai
che a me non si contrasta.
Servi al comando e basta,
né osarmi replicar.
Sia l’opra appien compita,
o pagherà tua vita
un detto sol che possa
l’arcano palesar.
(parte)


Scena undicesima
Batone e Tarabotto prima in disparte, e che poi si fa vedere a tempo
.

Batone
(da sé)
O pagherà tua vita! Ecco la solita
sua bella canzonetta.

Tarabotto
(Un arcano!.. Stanotte!.. Una minaccia
di vita! Ah qui v’è sotto qualche diavolo.)

Batone
(Che questa Nisa fosse la Duchessa
salvata a caso!)

Tarabotto
Ei va fantasticando:
tanto più n’ho sospetto.)

Batone
(Io lo potrei sapere
da questo Tarabotto. Egli è un baggiano
e cascherà!)

Tarabotto
L’arcano
tentiamo con destrezza
ricavar da costui.)
(passa dalla sua posizione alla imboccatura d’una cavità)

Batone
Se scopro la Duchessa
corro a dirglielo al Duca sul momento,
e in tal guisa va a monte il rapimento.)

Tarabotto
(fingendo parlare verso l’interno della cavità, e passar indi in casa)
Ho inteso. Vado e torno...

Batone
(a tempo)
Oh amico mio...
(invitandolo a sé)

Tarabotto
Vostro buon servitore. Comandate
qualche cosa?

Batone
Sappiate
che intesi dire tanto ben di voi,
che sono innamorato
della vostra persona.

Tarabotto
O che sorte! Ed io pure
quando vi vedo... non vi dico altro.

Batone
Simpatia sorprendente!

Tarabotto
Caso straordinario!

Batone
V’assicuro,
che vo’ farvi del ben proprio in affetto.

Tarabotto
E lo stesso di core a voi prometto.

Batone
(dopo averlo guardato un momento in aria di compassione)
Ma non tutti la pensano per voi
come la penso io.

Tarabotto
(come Batone)
Siam nello stesso caso, o signor mio...

Batone
(incalzando il dialoglo)
Dite davvero?

Tarabotto
Dite
la verità?

Batone
Io qui ho nemici?

Tarabotto
V’è
tra voi chi mi vuol mal?

Batone
Sono stupito!

Tarabotto
Resto come un stivale.
(Dopo essersi guardati un momento.)

Batone
(Non lo capisco ben, vediamci chiaro.)

Tarabotto
(La va da galeotto a marinaro.)
Via, s’egli è ver che mi volete bene,
ditemi tutto.

Batone
E tutto dite voi.

Tarabotto
Ebbene, cominciate,
ed io proseguirò.

Batone
Dunque ascoltate.
(parlandogli colla più amichevole confidenza affettuosa)
Va taluno mormmorando,
che nipote non avete,
e che Nisa è un contrabbando
che vi deve rovinar.

(Tarabotto resta un momento senza parlare guardando Batone, poi dice al medesimo in aria della più grande ingenuità ed affettuosa premura.)

Tarabotto
Dir intesi che voi siete,
pel voler d’un certo tale,
un che altrui facendo male
deve alfin precipitar.
(Si guardano, e prorompono in un scoppio di risa.)

Batone
Si pon dir più gran sciocchezze?

Tarabotto
Si pon dir più gran follie!

Tarabotto e Batone
O che ciarle, che pazzie!
Me la rido in verità.
(Si dividono, e dicono di sé:)
(Questo è un furbo come va.)

Batone
Pur la cosa è spinta a tanto...
(Si riuniscono, e si parlano in aria del più gran segreto.)

Tarabotto
Pur la crede ognun cotanto...

Batone
Che si dice che la donna
pose il Duca in gran sospetto.

Tarabotto
Che si dice che di mira
già prrendeste un certo oggetto...
(Prorompono come sopra.)

Batone
Ma vedete maldicenze!

Tarabotto
Ma vedete scioccherie!

Tarabotto e Batone
O che ciarle! che pazzie!
Me la rido in verità.
(Ah costui sudar mi fa.)

Batone
(in aria della più grande importanza)
Se per altro fosse vero
o qual premio se parlate.

Tarabotto
Se però siete sincero
o che guai che voi scappate!

Batone
Mi capite... argento ed oro!

Tarabotto
M’intendete... egli è bastone!

Batone
Via spiegate...

Tarabotto
Via parlate...

Batone
Non so nulla...

Tarabotto
Non so niente...

Batone
Dunque son...

Tarabotto
Castronerie!

Tarabotto e Batone
O che ciarle, che pazzie!
Me la rido in verità!
(Sta’ pur duro quanto vuoi,
ma capito io t’ho di già.)



Scena dodicesima
Tarabotto, indi Isabella ch’esce circospetta e guardandosi intorno
.

Tarabotto
E’ deciso. Costoro, in gran sospetto,
l’hanno colla Duchessa e questa notte
le preparan la festa.
Ma ci son io per bacco!

Isabella
Amico, qui poc’anzi
di Batone la voce udir mi parve.

Tarabotto
E’ vero. Dite, v’ha costui veduta?

Isabella
Sì, non è molto.

Tarabotto
Ora ho capito tutto.

Isabella
Forse sospetta?

Tarabotto
Sì, non v’inquietate.
Nella testa ho un terribile progetto...
La notte s’avvicina...
Ritorna il Duca...

Isabella
Io fuggo.

Tarabotto
Anzi restate.
Vo’ che gli raccontiate i casi vostri.

Isabella
Che pensi? come?

Tarabotto
Vel dirò. M’è d’uopo
che assai lo interessiate.

Isabella
Eccolo... oh dio!
Seco è il tiranno mio...
Al vederlo o qual gelo!

Tarabotto
Coraggio.

Isabella
Ed in chi mai sperar!..

Tarabotto
Nel cielo.



Scena tredicesima
Detti, Bertrando, Ormondo e seguito


(Tarabotto e Isabella s’inchinano. Finché Bertrando parla ad Ormondo, Trabotto parla piano ad Isabella)

Bertrando
Al nuovo dì col mio fedele Ormondo
parlerai sul disegno.

Tarabotto
Altezza sì.

Isabella
(Regger mi posso appena.)

Bertrando
(piano ad Ormondo)
(Vedila.)

Ormondo
(Sorprendente somiglianza!)

Tarabotto
(Ci siamo intesi.)

Isabella
(O ciel mi sforzerò!)

Bertrando
Nisa gentil, voi sempre mesta!

Isabella
Sempre.

Bertrando
E perché?

Isabella
Pel più giusto
e fatale timore.

Bertrando
Timor di che?

Isabella
Degli uomini.

Ormondo
(marcatamente e fissando Isabella)
Degli uomini!

Tarabotto
E n’ha ragion.

Bertrando
Ragione?

Tarabotto
Aver dovea
uno sposo... sì... no... s’è poi ficcato
il diavolo di mezzo... e allor... che guai!..
Diglielo tu che meglio lo dirai.

Isabella
No, ricordar non voglio un tradimento.

Bertrando
Voi tradita!

Isabella
Ah nol fossi!

Bertrando
E chi fu il traditor?

Isabella
Deh! che chiedete?

Bertrando
Il Duca ora v’impone
far la vostra vicenda a lui presente.

Isabella
Che chiedete, o signore, a un’innocente!
O quale al rammentar l’infausta scena
qual tremito mi scuote! Ah che all’idea
di lei, ridotta a fatal punto estremo
io sudo, agghiaccio, inorridisco e fremo!
Mai più tanto possente
armi impugnò di morte...
la nera fellonia. Della vendetta
giurò sull’ara infame
odio a virtù; e frattanto
la misera innocenza
priva di dolce aita
invan chiedea pietà sola e tradita.
E degg’io la vicenda
far nota a voi del più infelice amore?
Sì, parlerò, se pur mi regga il core.
Al più dolce e caro oggetto
io serbava un’alma amante:
egli ardea d’eguale affetto,
ed in noi regnava amor.
Quando un fellon m’invola
il cor del mio diletto,
e abbandonata e sola
mi guida a crudo orror.
Che palpito crudele,
che pena sento al cor!
Ah mi consoli almeno
chi prova in seno amor.
(entra in casa)



Scena quattordicesima
Bertrando, Tarabotto, Ormondo


Bertrando
(Son fuor di me! Il mio caso!)
(resta assorto in se stesso)

Ormondo
(La storia mia! affrettiamci
tutto a dispor pel rapimento. Io stesso
ne veglierò, ché di nessun mi fido.)

Tarabotto
(Rumina pur.)

Ormondo
Signor, se ciò vi piace,
or men vado a dispor pel nuovo giorno
quanto già m’imponeste.

Bertrando
Va pur.
(piano ad Ormondo)
(Dimmi, o fedel, non è un portento!
L’udisti!..)

Ormondo
(E che perciò? Quale per lei
strana cura, o signor?)
(s’inchina al Duca, e dice da sé nel partire)
(Perdiam costei.)
(parte)


(Va facendosi notte)

Scena quindicesima
Bertrando e Tarabotto


(Bertrando resta assorto in sé stesso.)

Tarabotto
Parmi tutto disposto,
e il gran colpo tentiam. Deve egli stesso
scoprir l’iniquo. (Altezza... aimè...)
(se gli butta ginocchioni)

Bertrando
Che fai!
Alzati.

Tarabotto
(parlandogli con voce artificiosamente soffocata per non essere inteso dal seguito del Duca)
No, se prima
non si degna promettermi
di defender la povera
Nisa nipote mia.

Bertrando
Come? che dici?
Io difesa prometto...
(Tarabotto si leva.)
Chi ardisci farle offesa?

Tarabotto
Quel briccone
di cui poc’anzi le ho parlato. A sorte
ho scoperto che allor che faccia notte
qui verrà per tentare non so quale
danno contro di lei.
Siamo alla notte, ed io, per non spaurirla,
nulla le ho detto, ma il periglio è tale...

Bertrando
Chi è costui? farò ch’ei tremi...

Tarabotto
Io giuro a vostr’Altezza
che se il briccon con arte non si piglia...
forza non val.

Bertrando
Che!

Tarabotto
L’è così. Di nuovo,
Altezza, a lei lo giuro.

Bertrando
(vivamente)
Ebben, vivi sicuro,
che qui a difesa sua farò che vegli
un tal, per cui punito il tradimento
sarà col traditore in sul momento.
(parte col seguito)

Tarabotto
Chi esser può questo tal sennon ei stesso?
Andiamo tosto a far uscir di casa
per il cortil la povera signora.
Poi qui nascosti e stando in attenzione
scoprirem l’arti ree di quel briccone.


(La scena é oscurissima)

Scena ultima
Tutti successivamente


(Batone, con seguaci armati, uno de’ quali ha un fanale da mano chiuso, e che dentro ha un lume acceso.)

Batone
Tacita notte oscura
deh, fa’ ch’io giunga al segno;
e l’opra e’l mio disegno
ti prego secondar. (ai seguaci)
Amici, voi sapete
chi vuol che ciò sia fatto.
Or dunque su accostiamoci.
(s’accosta alla casa ed ascolta)
Qui non si sente un gatto...
(S’accosta quello che ha il fanale.)
Fa’ chiaro un poco... è aperto...
(trova aperta la porta)
Ci dà favor la sorte,
andiamo a lavorar.
(entra co’ suoi seguaci)

(Entrato ch’egli è, escono da un viale a canto alla casa Tarabotto e Isabella e passano dall’altra parte ascondendosi dietro l’arbore e la panca. Isabella è vestita con un abito nobile ma dimesso.)

Isabella
Perché con queste spoglie
vestita or mi bramate?

Tarabotto
Allor che v’ho salvata
vestita n’eravate.

Isabella
Ma dite a quele oggetto?

Tarabotto
Ve lo dirà l’effetto.
Venite e vinceremo
non state a dubitar.

Isabella
Ah ciel vacillo e tremo,
non oso più sperar.

(si celano)

(Esce Bertrando con seguito. Alcuni hanno delle fiaccole smorzate, ed uno ha un fanale come sopra.)

Bertrando
In quelle cave oscure
celiamci o fidi miei.
Perché vid’io costei?
Perché degg’io tremar?
(entra nelle cavità col seguito, con cui si mette in ascolto)

Isabella
Mi balza il cor dal petto.
(piano fra loro)

Tarabotto
E’ lui, non ve l’ho detto!
(Esce Ormondo e parla trovandosi poco distante dal sito ove sta Bertrando in ascolto. Egli è con un seguace solo.)

Ormondo
(sta pensando)
Ch’entrato sia Batone,
che il colpo abbia tentato?

Bertrando
(Ormondo!)


Tarabotto
(E’ qui il briccone.
I sorci vanno in trappola.)

Ormondo
Men voglio assicurar.
(S’avanza verso la casa da cui n’esce Batone co’ suoi.)
Batone.

Batone
Signor mio!..

Ormondo
Ebben l’hai tu rapita?

Batone
Di casa ell’è sparita...

Ormondo
Non credo se non vedo...
(entra co’ seguaci)

Batone
Entrate... io non ho torto...
(Esce a questo punto Bertrando e sorprende Batone.)
Ah!

Bertrando
Taci o tu sei morto!
Allor che torna Ormondo
fa’ che ragion ti renda
perché tal ratto imprenda,
ed io sto ad ascoltar.

Batone
(con gran timore)
Signor... sarà... servito...
(Oimé!.. che cado... in fosso...
Mi vien la febbre addosso...
In piè non posso star.)

Isabella e Bertrando
(O ciel l’angustia mia
mi guida a delirar.)

Tarabotto
(piano a Isabella)
(Da brava, forti adesso,
non c’è da dubitar.)

(Bertrando si rimetta al suo posto.)

Batone
Coraggio, Batone,
ci va la tua pelle.
Facciamo il briccone
ben chiaro parlar.

(Esce Ormondo dalla casa co’ suoi.)

Ormondo
Che fiera disdetta!

Batone
Ebbene?

Ormondo
Non c’è.

Batone
Ma dite, e perché
rapir questa donna.

Ormondo
O dessa è Isabella
già ingrata al mio amore,
(Bertrando fa gran motto di sdegno.)
o tanto par quella,
ch’io debbo tremar.

Batone
E avete deciso...

Ormondo
Che mora all’istante..

(Incalzando il dialogo tutti due, e parlando quasi forte, Batone spiega la più gran compiacenza.)

Batone
Perché non volete...

Ormondo
Che viva un oggetto...

Batone
Che della vendetta...

Ormondo
Mi tolga l’effetto...

Batone
E al Duca discopra...

Ormondo
I miei primi inganni...

(Esce Bertrando con soldati che hanno accese le fiaccole. S’illumina il teatro.)

Bertrando
Tu sogni, t’inganni
o vil traditor.

(Ormondo è disarmato e tolto in mezzo dai soldati.)

Bertrando
(desolatissimo)
Sposa oh dio! sposa ove sei?
Fui sedotto e ti perdei!..
S’altro offrirti non poss’io
abbi almeno il sangue mio...
(per cavare la spada)

(Esce Isabella con Tarabotto, e trattengono il Duca.)

Isabella e Tarabotto
Fermo... fermo...

Bertrando
(ad Isabella) Tu! chi sei?

Isabella
Chi nel core come in petto
porta quel cui serba affetto.
(cava dal seno il ritratto di Bertrando, che va all’eccesso dello sbalordimento ora guardando Isabella, ora il ritratto)

Bertrando
Tu il ritratto!.. d’Isabella,
tu le vesti...

Tarabotto
(vivamente)
E’ quella, è quella,
che da me fu un dì trovata
sulla spiaggia mezza morta,
ch’è per opra mia rinata,
che per voi or qui ho risorta,
(colla più grande impazienza)
che le vesti le ho serbato,
che il briccone ho smascherato,
che... non basta?

Bertrando
Dio!..
(per istendere ad Isabella le braccia, ma si ritiene)
Ma degno
del tuo cor, ah più non sono!..

Isabella
Tu m’offrivi il sangue istesso!..
Sei pentito... io ti perdono.
(gli stende le braccia, e vi vola Bertrando)

Batone
(Ora tocca a me il sorbetto!)

Tarabotto
Viva, viva il vero amor!

Bertrando
(a Batone)
E perché nel rapimento
l’opra tua fu all’empio unita?

Batone
Perché fece a me il saluto
«Pagherai colla tua vita!..»
(fa un moto d’ira verso Ormondo)
Se la vita abbiam perduto
non si compra un’altra volta.
Onde... Altezze... vedon bene...
(s’inginocchia)
Grazia a un figlio del timor.

Isabella
Grazia a lui sia pur concessa.

Tarabotto e Batone
Benedetta! ognor la stessa!

Bertrando
(a Tarabotto)
Premio degno, o uom virtuoso,
già t’appresta il nostro core.
Tratto altrove a giusto orrore
tosto sia quell’empio cor.

(I soldati conducono via Ormondo.)

Tutti
Presto o tardi il ciel clemente
tutti scopre i neri inganni;
e corona l’innocente,
e punisce il traditor.


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© DRG, 16. Dezember 2000