Atto primo

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La scena presenta la famosa rocca di Benledi, che, coverta alla vetta da folta boscaglia, e quindi allargandosi al basso, forma una spaziosa valle, nel centro della quale è il Lago Kattrine, originato dalle acque cadenti, cui sovrasta ardito ponte di tronchi di alberi.
Sorge l’aurora.



Scena prima
Pastori e pastorelle, che rendonsi a’ campestri lavori. Sull’alto cacciatori, che inoltransi nel bosco


Pastorelle e Pastori
Del dì la messaggiera
già il crin di rose infiora.
Dal sen di lei che adora,
già fugge rapido - l’astro maggior.
Ed al suo lucido - brillante aspetto
ripiglia ogni essere - vita e vigor.

Cacciatori
Figli di Morve! - Su su! alle selve!
Le caledonie - temute belve
a noi preparano - novello allor.
(Perdonsi di vista.)

Pastorelle e Pastori
A’ nostri riedasi - lavori usati.
Come verdeggiano - ridenti i prati...
Al par che ombreggiano - le querce annose.
Come spontanee - sorgon le rose...
Così a’ sudori - del buon cultor,
grate rispondano - le piante, i fior.
(S’incamminano per varie strade.)

Cacciatori
(di lontano)
Su su! alle selve! - Le irsute belve
a noi preparano - novello allor.

Scena seconda
Elena in un battello nel lago; indi Uberto dalla rocca


Elena
Oh mattutini albori!
vi ha preceduti Amor.
Da’ brevi miei sopori
a ridestarmi ognor
tu vieni, o dolce immagine
del caro mio tesor!
Fugge, ma riede il giorno;
si cela il rio talor,
ma rigorgoglia intorno
di più abbondante umor;
tu a me non torni, o amabile
oggetto del mio ardor!

(Si ode il vicino suono di un corno, che viene ripetuto di lontanto.)

Qual suon! Sull’alta rocca
già le fiere a domar van di Fingallo
i ben degni nepoti. Oh! se fra quelli
si aggirasse Malcolm! vana speranza!
Rapido qual baleno
ei sarebbe volato a questo seno.
(giunta alla riva, scende dal battello, che attacca ad un tronco)

Uberto
(Eccola! alfin la rendi
all’avido mio sguardo, o ciel pietoso!
No, non mentì la fama,
anzi è minor di sua beltade il grido.)

Elena
Di questo lago al solitario lido
chi ti guida? chi sei?

Uberto
Da’ miei compagni,
una cerva inseguendo,
mi allontanai. Fra queste
alpestri, incerte balze il piè inoltrai,
e, già la via smarrita,
a domandarti aita io mi volgea
a te, non donna, ma silvestre dea.
(Fingasi.)

Elena
Amico asilo
ti sia la mia capanna: all’altra sponda
meco, se il vuoi, signor, recar ti dei.

Uberto
Ah sì, del mio destin l’arbitra sei.

Elena
Scendi nel piccol legno,
al fianco mio ti assidi.

Uberto
Oh del tuo cor ben degno
eccesso di bontà!

Elena
Sei nella Scozia, e ancora
non sai che qui si onora
pura ospitalità?

Uberto
Deh! mi perdona... (oh Dio!
confuso appien son io!)

Elena
Ah sgombra omai l’affanno,
lieto respiri il cor.

Uberto
(Un innocente inganno
deh tu proteggi, o Amor!)

(Guadando insieme il lago.)

Scena terza
Da varie balze giungono al piano i cacciatori anelanti in traccia d’Uberto


Coro di cacciatori
Uberto! ah! dove ti ascondi? Uberto!
Donde tracciarlo? come trovarlo?
La fosca selva... l’alpestre, il piano
si è già percorso, ma tutto invano!
Fiero periglio dal nostro ciglio
lo invola al certo...
Uberto! Uberto!
L’eco risponde! speme non v’ha!
Veloci scorransi altri sentieri...
Noi là... sul monte...
Noi verso il fonte...
Chi a ravvisarlo primier sarà,
agli altri segno dar ne potrà.
Tu, che ne leggi nel cor fedel,
al nostro sguardo lo addita, o ciel!
(si disperdono per diverse strade)


Albergo de Douglas. Veggonsi sospese alle pareti le sue armi e quelle degli antenati.

Scena quarta
Albina e Serano

Albina
E in questo dì?

Serano
Tel dissi: atteso giunge
Rodrigo.

Albina
(Elena! oh quanto
ti fia grave un tal dì!)

Serano
Quei fidi amici,
cui spento ancor nel petto
non è l’avito ardor, raccoglie intorno
il belligero eroe. Sacro in quell’alma
di patria amor tutto l’investe, e ardito
l’impeto incauto ad arrestar lo spinge
di Giacomo, che queste
contra ogni legge invade
pacifiche contrade. Ah! regga il cielo
così nobil desio, sì puro zelo!

Albina
E di Elena la destra?

Serano
In dolce pegno
di tenace amistà Douglas destina
a sì prode guerrier.

Albina
(Tutte prevedo
le pene di quel cor!)

Serano
Tu vieni intanto
a’ domestici uffici,
che maggiori in tal giorno
fa un ospite sì degno: il sai, diviso
fia più lieve il lavoro.

Albina
(Quanto m’affanna, o amica, il tuo martoro!)
(Entrano.)


Scena quinta
Elena ed Uberto


Elena
Sei già nel tetto mio: dorata stanza,
dove il fasto pompeggia,
ove il lustro grandeggia,
questa non è; ma, semplice ed umile,
qui raccoglie secure
dall’invido livore
pace, amistade, amor filiale, onore.

Uberto
(Felice albergo! oh quanta
beltà, virtù racchiudi!)

Elena
Il lasso fianco
posar ti piaccia.

Uberto
(sorpreso)
(Ah! qual ravviso intorno
ornamento guerrier! no... non m’inganno...
di cavalier Scozzese,
che gli avi miei seguì, veggo l’arnese!
Ove son io? e in qual periglio!)

Elena
E donde il tuo cupo silenzio? a che dubbioso
volgi intorno lo sguardo?

Uberto
Amabil diva!
Se a te nol vieta alta cagion deh lascia,
ch’io conosca a chi debba
tratto così gentil?

Elena
Vanto nel padre
il famoso Douglas.

Uberto
(in uno slancio che poi reprime)
Ah!

Elena
Lo conosci?

Uberto
Per fama... e chi nol sa?

Elena
Civil discordia
lo rapì dalla corte!

Uberto
Oh quanto ancora
n’è Giacomo dolente!

Elena
E chi tel disse?

Uberto
Voce sparsa così... (mal cauto ardore!
non mi svelar: che mai di me sarebbe
se giungesse Douglas?)

Elena
Ma pensieroso
chi ti rende così?

Uberto
Di tue pupille
il soave balen... di quegli accenti
il dolce suon... ma... chi a noi vien?

Elena
Le care compagne mie son quelle,
cha all’apparir del giorno
sollecite al mio sen fanno ritorno.

Scena sesta
Entrano le compagne d’Elena, che circondandola le dirigono il seguente coro. Infine Albina


Coro
D’Inibaca, - donzella, - che fe’
d’immenso amor - struggere un dì
Tremmor, - terror del Norte:
Sei Elena - più bella: per te
di pari ardor - avvampa così
ognor - Rodrigo il forte.

Uberto
(Rodrigo! che mai sento!)

Elena
(Funesta rimembranza!)

Uberto
(Di gelosia tormento!
Io già ti provo in me.)

Elena
(Affetti miei! speranza
più il ciel a voi non diè!)

Coro
Indissolubili - dolci ritorte,
o coppia amabile! - in te deh annodino
beltà e valor.
E da l’eterea, - celeste corte
i genii pronubi, - il lieto innalzino
canto di amor!

Uberto
Sei già sposa? ed è Rodrigo,
che dal ciel tal sorte attende?

Elena
Le mie barbare vicende
che ti giova penetrar?

Uberto
Forse... ah di’... non è l’oggetto
che tu adori? un altro amante
sospirar, languir ti fa?

Elena
Ah! mi tolse un solo istante
del mio cor la libertà.

Uberto
(Quali accenti! e deggio in seno
dolce speme alimentarti?
Ah sì! annunzi un tuo baleno
tanto mia felicità!)

Elena
(Quai tormenti! e come in seno
posso, o speme, alimentarti?
Da me fugge qual baleno
ogni mia felicità.)

Uberto
(Ma son sorpreso - se qui più resto!
Oh qual contrasto - crudele è questo!)

(Le compagne di Elena versano delle cervogia in una tazza a guisa di piccola conca e la porgono ad Elena, dalla quale vien presentata ad Uberto, che beve mentre esse cantano.)

Elena
L’ospital conca - da me ricevi,
gli oppressi spirti - rinfranca, e bevi.

Coro
Ti siano fausti - i genii lari,
e a te sorridano - pace, amistà.

Uberto
Il tuo bel core - deh a me conceda,
che a’ miei compagni - ben tosto io rieda.

Elena
L’amica Albina,- che all’uopo arriva,
all’altra riva - ti condurrà.

Uberto
Bella! al tuo lato - sempre sarei!

Elena
(con contegno imponente)
Hai tu obbliato - che ospite sei?

Uberto
Lascia che imprima - su quella mano...

Elena
Costume in Morve - non v’ha si strano.

Uberto
(Da lei dividermi - come potrò?)

Elena
(Qual dolce immagine - in me destò!)

Uberto
(Cielo! in qual estasi - rapir mi sento
d’inesprimibile - dolce contento!
Di quai delizie - m’inebbria amore!
Che cari palpiti - pruovar mi fa!)

Elena
(Cielo! in qual estasi - rapir mi sento,
se il mio bell’idolo - talor rammento!
Di qual delizie - m’inebbria amore!
Che cari palpiti - pruovar mi fa!)

Uberto
Addio! (Deh placati - fato crudel!)

Elena
Addio! Propizio - ti assista il ciel!
(Elena entra nelle sue stanze. Uberto esce scotato da Albina e dalle donzelle.)

Scena settima
Dalla parte opposta donde sono partiti gl’indicati attori, si avanza concentrato ed a passo lento il giovane Malcolm. Giunto in mezzo alla scena, si scuote dal suo letargo, guarda mestamente intorno, indi dice

Malcolm
Mura felici, ove il mio ben si aggira!
Dopo più lune io vi riveggo: ah! voi
più al guardo mio non siete,
come lo foste un dì, ridenti e liete!
Qui nacque, fra voi crebbe
l’innocente mio ardor: quanto soave
fra voi scorrea mia vita
al fianco di colei,
che rispondea pietosa a’ voti miei!
Nemico nembo or vi rattrista, e agghiaccia
il mio povero cor! mano crudele
a voi toglie, a me invola... oh rio martoro!
la vostra abitatrice, il mio tesoro.
Elena! oh tu, ch’io chiamo!
Deh vola a me un istante!
Tornami a dire: «io t’amo!»
Serbami la tua fé!
E allor, di te sicuro,
anima mia! lo giuro,
ti toglierò al più forte,
o morirò per te.
Grata a me fia la morte,
s’Elena mia non è.
Oh quante lacrime - finor versai
lungi languendo - da’ tuoi bei rai!
Ogn’altro oggetto - è a me funesto;
tutto è imperfetto, - tutto detesto.
Di luce il cielo - non più non brilla,
più non favilla - astro per me.
Cara! tu sola - mi dai la calma,
tu rendi all’alma - grata mercé!

Scena ottava
Serano e detto, poi Douglas ed Elena


Serano
Signor, giungi opportuno: al vallo intorno
già di guerrieri eletta schiera è giunta,
e di poco precede
il famoso Rodrigo. Oh come esulta
Douglas di gioia! un avvenir felice
alla Scozia, alla figlia, a lui predice.

Malcolm
(Qual fiero stato è il mio!
Straziata ho l’alma, e simular degg’io!)

Serano
Tu non rispondi? il ciglio
grave hai di pianto?

Malcolm
Amico,
lasciami al mio destin!

Serano
(Ah! lo compiango!
Penetro la cagion del suo dolore!)
(parte)

Malcolm
Eccola! e con Douglas! forza o mio core!
(resta inosservato)

Douglas
Figlia, è così: sereno è il cielo, arride
di ogni alma a’ voti, e già di lieti evviva
in queste un tempo erme contrade or senti
mille voci echeggiar. La Scozia oppressa
le ombre irate degli avi al solo eroe,
cui l’onor di eser sposa è a te serbato,
volgon fremente il ciglio, e ‘l patrio onore
affidano al suo brando. A te sol resta
coronar tanta impresa, e la tua mano
nel bel sentier di gloria,
l’alto campione affretti alla vittoria.

Malcolm
(E resisto? e non moro!)

Elena
(smaniando da sé)
Oh padre! e quando
ferve bollor di guerra, allor che all’armi
corre ogni età, mentre lo scudo imbraccia
la debil fanciullezza,
la tremula canizie, e tutto al guardo
stragi presenta e bellici furori,
parli di nozze, e vai destando amori?

Malcolm
(Ah! mi è fedel!)

Douglas
Sul labbro tuo stranieri
son questi accenti, e fia l’estrema volta,
ch’io da te l’oda. Ad obbedirmi apprenda
chi audace mi disprezza:
onte a soffrir non è quest’alma avvezza.
Taci, lo voglio, e basti;
meglio il dover consiglia:
mostrami in te la figlia
degna del genitor.
Di un passaggero orgoglio
perdono in te l’eccesso:
ti dica questo amplesso,
che mi sei cara ancor.
(Si sentono da lungi squillar le trombe.)
Ma già le trombe squillano!
Giunge Rodrigo! oh sorte!
Io ti precedo: sieguimi,
ed offri al prode, al forte
in puro omaggio il cor.
Di quelle trombe al suono
ah! ridestar mi sento
nel cor, di forze spento,
l’usato mio valor.
(parte)

Elena
E nel fatal conflitto
di amore e di dover, fra tante pene,
Elena, che farai?

Malcolm
Mio caro bene!

Elena
Malcolm! stelle! tu qui?

Malcolm
Mi chiama in campo
quella ragione istessa,
che arma i prodi di Scozia.

Elena
E in quale istante
giungesti!

Malcolm
E che? dell’amor tuo poss’io,
Elena, dubitar?

Elena
Crudele! e puoi
oltraggiarmi così?

Malcolm
Se fida è dunque
a me quell’alma, io sfiderò le stelle:
sì, de’ nostri tiranni
resisterò al poter.

Elena
Saprò morire
esempio di costanza.

Malcolm
A me la mano
di giuramento in pegno.

Elena
Eccola.

Elena e Malcolm
O sposi, o al tenebroso regno.
Viver io non potrò,
mio ben, senza di te;
fra l’ombre scenderò
pria che mancar di fé.
(partono)

Vasta pianura, circondata da alti monti; si vede da lungi altra parte del lago.

 

Scena nona
Rodrigo si avanza in mezzo ai guerrieri del clan, che lietamente l’accolgono; indi Douglas


Coro
Qual rapido torrente,
che vince ogni confin,
se torbido e fremente
piomba dal giogo alpin,
così, se arditi in campo
ne adduce il tuo valor,
non troverà più scampo
l’ingiusto, l’oppressor.
Vieni, combatti e vinci,
corri a’ novelli allori:
premio di dolci ardori
già ti prepara amor.

Rodrigo
Eccomi a voi, miei prodi,
onor del patrio suolo;
se meco siete, io volo
già l’oste a debellar.
Allor che i petti invade
sacro di patria amore,
sa ognor di mille spade
un braccio trionfar.

Coro
Sì, patrio onor c’invade
guidaci a trionfar!

Rodrigo
Ma dov’è colei, che accende
dolce fiamma nel mio seno?
De’ suoi lumi un sol baleno
fa quest’anima bear!
Fausto amor se a me sorride,
io non so che più bramar!
Ed allor, qual nuovo Alcide,
saprò in campo fulminar.

Coro
A’ tuoi voti Amor sorride,
ah! ti affretta a giubilar!

Douglas
Alfin mi è dato, amico,
stringerti al sen: ah! di sì grato istante
bramosa l’alma mia, più dell’usato
le ali al tempo agitò.

Rodrigo
Di egual desio
fu anelante il mio cor.

Douglas
Venga, e ne offenda
or Giacomo, se il può. Rodrigo è in campo?
Seco è vittoria. Eventi i più felici
brillano già da così lieti auspici.

Rodrigo
Se il saggio tuo consiglio
il mio braccio avvalora,
non dubitar, salva è la patria allora.

Douglas
Il presagio felice
avveri il ciel!

Rodrigo
Ma teco
a che non è la figlia?

Douglas
Io la precedo
di pochi passi.

Rodrigo
Ignora forse il mio
impazïente ardor?

Douglas
Eccola!

Rodrigo
Amici!
voi l’amata mia diva
accogliete con plausi e lieti evviva.

Scena ultima
Elena, Albina e detti, indi tutti a suo tempo


Coro
Vieni, o stella - che lucida e bella
vai brillando - sul nostro orizzonte!
Tu serena - deh mostra la fronte
a chi altero - è di tanta beltà.
E come brina, - che mattutina,
la terra adusta - bagnando va.
così l’aspetto - de’ tuoi bei lumi
di gioia il petto - gl’inonda già.

Rodrigo
Quanto a quest’alma amante
fia dolce un tale istante
non può il mio labbro esprimerti,
né trova accenti amor.
Ma che? tu taci, e pavida
il ciglio abbassi ancor?

Douglas
Loquace è il suo silenzio;
il sai: loclinia vergine
gli affetti suoi più teneri
consacra al suo pudor.

Elena
(Come celar le smanie
che straziano il mio cor?
Non posso... oh Dio! resistere
a così rio dolor!)

Douglas
(Del tuo dover dimentica
ti rende altro amator?
Figlia sleal! paventami,
trema del mio furor.)

Rodrigo
(A che i repressi gemiti?
A che quel suo pallor?
Ondeggio incerto, e palpito
fra speme e fra timor!)

Elena, Rodrigo e Douglas
(Di opposti affetti un vortice
già l’alma mia circonda...
Caligine profonda
già opprime i sensi miei
del più fatale orror!
Per sempre io ti perdei,
o calma del mio cor!)
(Malcolm alla testa de’ suoi seguaci si presenta a Rodrigo.)

Malcolm
La mia spada, e la più fida
schiera eletta a te presento:
al cimento, a fier periglio,
alla morte ancor me guida:
mostrerò che un degno figlio
può vantar la patria in me.
(Ah! di frneo e di consiglio
più capace il cor non è!)

Elena
(Ah! lo veggo, e di consiglio
più capace il cor non è!)

Douglas
(Figlia iniqua, il tuo scompiglio
veggo or ben chi desta in te!)

Rodrigo
Questo amplesso a te fia pegno
di amichevoli ritorte:
la mia gioia or colma è al segno
fra l’amico e la consorte!
Oh quai vincoli soavi
di amistade e pura fé!

Malcolm
La consorte! e chi?

Rodrigo
Nol sai?

Douglas
Qual sopresa!

Rodrigo
A’ dolci rai
ardo ognor d’Elena bella...

Malcolm
(in uno slancio inconsiderato)
Ah! non fia!

Douglas
Che?

Rodrigo
Qual favella?

Elena
Ah! non fia che a te contrasti
sorte avversa il bel contento...
volea dir...

Malcolm
Ma...

Elena
Tal momento
fa quell’anima gioir...
(rapidamente e di nascosto a Malcolm per frenarlo)
(Taci... oh Dio! per te pavento!
Ah! pietà del mio martir!)

Rodrigo
(Crudele sospetto,
che m’agiti il petto,
ah taci! comprendo...
Già d’ira m’accendo!)
Le furie di averno
in seno mi stanno!
Sì barbaro affano
no, pari non ha!)

Elena e Malcolm
(Ah celati, o affetto,
nel misero petto!
Ei tutto comprende!
Minaccia! si accende!
E intanto quest’alma
oppressa, smarrita,
non trova più aita,
più pace non ha!)

Douglas
(Ah l’ira, il dispetto,
mi straziano il petto!
Ei tutto comprende!
Minaccia! si accende!
Sì... sono implacabile...
Vendetta mi affretta...
Un padre più misero
la terra no ha!)

Albina e Coro
(Crudele sospetto
gli serpe nel petto!
Quai triste vicende!
Si adira! si accende!
Il ciel par che ingombri
un nembo assai fiero...
Sì cupo mistero
qual termine avrà?)

(Giunge Serano frettoloso. I bardi lo seguono.)

Serano
Sul colle a Morve opposto
ostil drappello avanza...

Coro
Nemici!

Douglas
Oh qual baldanza!

Coro
Nemici!

Rodrigo
Andiam... disperdansi...
Distruggansi gli audaci...

Malcolm, Rodrigo e Douglas
(Privato affanno ah taci!
Trionfa o patrio amor!)

Rodrigo(a’ bardi)
A voi, sacri cantori!
Le voci ormai sciogliete:
in sen bellici ardori
destate, su, muovete;
ed al tremendo segno,
che a battagliar ne invita,
mi giuri ogn’alma ardita
di vincere o morir.

Malcolm, Douglas e Coro
Giura quest’alma ardita
di vincere o morir.

(Un capitano reca e solleva in alto un grande scudo, che fu del famoso Tremmor secondo la tradizione degli antici Brettoni. Rodrigo con la sua lancia vi batte sopra tre volte. Rispondono egualmente tutti i guerrieri, battendo le aste su’ loro scudi.)

I bardi
Già un raggio forier - d’immenso splendor,
addita il sentier - di gloria, di onor.
Oh figli di eroi! - Rodrigo è con voi.
Correte, struggete - quel pugno di schiavi...
Già l’ombre degli avi
vi pugnano allato...
Voi, fieri all’esempio -di tanto valor,
su, su! fate scempio - del vostro oppressor!

Albina
E vinto il nemico,
domato l’audace,
la gioia, la pace
in voi tornerà.

Le donzelle
E allora felici
col core sereno
le spose, gli amici
stringendovi al seno,
l’ulivo all’alloro
succeder saprà.

Bardi
Oh figli di eroi!
Rodrigo è con voi...
Correte, struggete
il vostro oppressor.

Rodrigo
All’armi, o campioni!
La gloria ne attende...

(Qui una brillante meteora sfolgoreggia nel cielo; fenomeno in quella regione non insolito. Sorpresa in tutti.)

Tutti
Di luce si accende
insolita il ciel!

Rodrigo e Douglas
D’illustre vittoria
annunzio fedel!

Bardi
Correte... struggete
il vostro oppressor.

Malcolm, Rodrigo e Douglas
Su... amici! guerrieri!

Coro di Guerrieri
Marciamo! struggiamo
il nostro oppressor!

Albina, Elena e donzelle
Su i nostri guerrieri
compagne! imploriamo
del cielo il favor.

(Le donzelle con Albina si ritirano seguendo Elena, mentre Rodrigo marciando alla testa di poderosa schiera, Malcolm guidando i suoi seguaci, ed altri duci facendo lo stesso pel piano e per le colline, sgombrano interamente la scena, e si cala il sipario.)

 

 



Atto secondo




© DRG, 17. Dezember 2000