Atto secondo

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Camera in una locanda. Tavolini con lumi, ecc.



Scena prima
Don Geronio ed il Poeta seduti, e bevendo

Poeta
Via... cosa serve? Omai
bisogna darsi pace: ella fra poco
colla sua compagnia
a cenar qui verrà: potrete allora
corla sul fatto; ora bevete, e in bando
vadano un solo istante
la moglie capricciosa ed il galante.

Geronio
Caro Poeta mio, darei la testa
nella muraglia, se a’ caprici suoi
e alla mia cecità volgo il pensiero...

Poeta
Sofferenza ci vuole. -
(versando da bere)
Anche un bicchiero.
(Prevedo qualche incontro; il vin potrebbe
porger qualche coraggio al scimunito,
altrimenti il mio dramma è già finito.)

Geronio
Credi che in questo albergo
verrà certo la pazza?

Poeta
Anzi, una cena
è per lei preparata
splendida veramente, e questa notte
passerà coi compagni in festa e in gioco.

Geronio
Saprò ben disturbarla.

Poeta
(come sopra)
Un altro poco.



Scena seconda
Selim e detti


Selim
A proposito, amico,
senza molto cercarti io qua ti trovo.
Gran cose io debbo dirti.

Poeta
(Intrigo nuovo.)

Geronio
E grandi cose anch’io
bramava dirvi appunto.

Poeta
(Io mi ritiro
per schivare ogni impegno e notar tutto.)
(si ritira, e di tanto in tanto si fa vedere esplorando)

Selim
Io t’ascolta.

Geronio
Parlate.

Selim
Dunque possiam seder.

Geronio
Come bramate.

Selim
Or principia, se vuoi.

Geronio
No, principiate voi.

Selim
Ebben, principierò: quanti anni sono
che con donna Fiorilla
vi unisce il matrimonio?

Geronio
Fra poco saran sei. (Calma, Geronio.)

Selim
Amor che passa un lustro
deve stancare assai.

Geronio
Di fatti io sono
stanco, ma stanco molto.

Selim
Il matrimonio
è un gran peso fra voi.

Geronio
Lo sa ciascuno
che lo sente sul dorso.

Selim
(Va bene: a maraviglia.)

Geronio
(Qual discorso!)

Selim
Quando si trova poi
una donna bizzarra e capricciosa
come la vostra sposa,
il povero marito...

Geronio
E’ rovinato.

Selim
(Seguitiam polito.)
Or dunque del tuo stato
trovar ti devi malcontento assai.

Geronio
L’avete indovinato.

Selim
Io vengo, amico,
ad offrirti un rimedio,
a cavarti d’impiccio e non dovrai
per il riposo tuo faticar molto.

Geronio
Ma... come!.. vi spiegate.

Selim
Odi.

Geronio
Vi ascolto.

Selim
D’un bell’uso di Turchia
forse avrai novella intesa;
della moglie che gli pesa
il marito è venditor.

Geronio
Sarà l’uso molto buono,
ma in Italia è più bell’uso:
il marito rompe il muso
all’infame tentator.

Selim
Anche questo sarà bello,
ma fra noi non deve entrare.

Geronio
Anzi, questo più di quello
mi conviene d’abbracciare.

Selim
Ma perché?

Geronio
Le nostre usanze
piace a me serbare ancor.

Selim e Geronio
(Non è/son poi cotanto sciocco
come vogliono ch’ei/io sia.
Su, giudizio, testa mia,
qui ci vuol prudenza e cor.)

Selim
Se Fiorilla di vender bramate,
senza fare più lungo discorso
io la compro, e denaro vi sborso
da comprarne al bisogno anche tre.

Geronio
Signor turco, l’ho detto, e il ripeto,
io non vendo mia moglie a persona,
e perciò, sia cattiva o sia buona,
io mia moglie l’ho presa per me.

Selim
(Maledetto!) Ma pensi...

Geronio
(forte ed alzandosi)
Ho pensato.

Selim
Lei si scalda...

Geronio
Mi scaldo, sicuro.

Selim e Geronio
(Un cervello più strano e più duro
io scommetto che al mondo non è.)

Selim
(arrabbiato)
Non volete?

Geronio
No, cospetto.

Selim
Ricusate?

Geronio
Sì, ricuso.

Selim
Voglio averla a tuo dispetto.

Geronio
Non l’avrà...

Selim
Conosco altr’uso...

Geronio
E sarebbe...

Selim
D’involarla,
ed invece di pagarla,
il buffone che s’oppone,
per far presto, d’ammazzar.

Geronio
Ma dovrete paventare,
ch’ella invece d’ammazzare
succedesse che dovesse
ammazzato qui restar.

Selim e Geronio
(minacciando e ritirandosi a vicenda)
Alle prove, venga avanti...
Presto, - via, - si provi un poco...
Temerario! in pochi istanti
ci vedremo in altro loco;
e saranno coltellate,
schioppettate, moschettate;
e vedrà che non mi lascio
da minaccie spaventar. (Via da parte opposta.)



Scena terza
Poeta solo



Poeta
Credea che questa scena
dovesse accelerar la conclusione;
ma l’affare va in lungo, e qui fa d’uopo
cercar che venga presto lo sviluppo,
e venga naturale;
poi finir con un poco di morale.
O mio cervello, ti affatica e suda,
inventa il dramma mio come si chiuda. (parte)



Scena quarta
Fiorilla con seguito



Coro
Non v’è piacer perfetto
se nol procura amor;
da’ giochi e del diletto
amore è genitor.

Fiorilla
Se il zefiro si posa
a carezzare un fior,
se va da giglio a rosa
vaga farfalla ognor,
farfalla e zefiretto
move il poter d’amor.

Coro
De’ giochi e del diletto
amore è genitor.

Fiorilla
Quando la primavera
ride il primiero albor,
quando natura intiera
riveste il primo onor,
è l’aura del diletto
che sparge in terra amor.

Coro
Non vi è piacer perfetto
se nol produce amor.
(Il coro si pone a giocare.)

Fiorilla
Che turca impertinente! osa a Fiorilla
l’amante disputar! saprò ben io
vendicarmi di lei: voglio che sia
presente al mio trionfo. Ad ogni costo
di quella sciocca abbasserò l’orgoglio.
Abbia il suo turco poi che non lo voglio.
Io l’ho fatta invitar a questo albergo
a nome di Selim; venga, e vedremo
di noi chi vin­cerà.



Scena quinta
Zaida e detta



Zaida
(sulla porta indecisa)
Scusate... errai...

Fiorilla
Entrate, entrate pure: io v’invitai.

Zaida
(entrando)
Voi!

Fiorilla
Sì: fra poci istanti
qui vedrete Selim. Sul cor di lui
non voglio che la vostra lontananza
mi apporti alcun vantaggio. Ora dovremo
disputarcelo in pace:
sceglierà di noi due chi più gli piace.

Zaida
Inutile è la scelta
dove parla il dovere e parla onore.

Fiorilla
Tutto, tutto, si sa, cede all’amore.
Ecco appunto Selim.



Scena sesta
Selim e dette


Selim
Trovarvi sola
finalmente io credea, bella Fiorilla,
ma non potete star sola un momento.

Fiorilla
Sarete più contento,
quando tutti osservati
avrete i convitati.

Selim
(accorgendosi di Zaida)
Zaida!

Zaida
Infedel.

Selim
Ma... come! in questo albergo!
Che vuol dir ciò?

Fiorilla
Questa locanda ornai
di sua bella presenza,
per veder se a me date,
o a lei la preferenza. Decidete.

Zaida
Parlate.

Selim
In gran cimento mi mettete.

Zaida
Perfido! intendo: de’ miei torti io stessa
qui venni spettatrice.

Selim
Ah! no...

Fiorilla
Partite dunque con lei.

Selim
Neppure.

Zaida
Ebben: venite.

Selim
Ma lasciate ch’io possa
un momento pensar...

Zaida
Pensar? No... parta
meco Selim, o a me rinuzi.

Fiorilla
E a me,
se qui non resta.

(Fiorilla si allontana disdegnosa. Selim rinane incerto e pensoso.)

Selim
(Impiccio egual non v’è.)

Zaida
Crudel! non più: comprendo
qual per me serbi amor; io ti abbandono
alla rivale in braccio; un giorno forse
ti pentirai, ma tardi,
d’aver l’affeto mio così schernito;
allor che da costei sarai tradito.
(parte)



Scena settima
Fiorilla e Selim



Selim
(Povera Zaida! io sento
pietà per lei: tanto rigor non merta.)

Fiorilla
(Parla fra sé: la mia vittoria è incerta.)
Mi sembrate commosso: non parlate?..
Via: corretele dietro,
e la bella dolente consolate.

Selim
No... vada pure... ma lasciate almeno
ch’io la compianga: ella m’adora...

Fiorilla
E parmi
che l’adoriate ancor.

Selim
Il primo oggetto
dell’amor mio fu Zaida...

Fiorilla
E sia l’estremo.

Selim
L’estremo!

Fiorilla
Addio: mai più ci rivedremo.

Selim
Deh!.. perdonate...

Fiorilla
Amante alcun non voglio
che abbia diviso fra due donne il core.

Selim
Che dite? per voi sola io sento amore.
Per carità, placatevi,
calmate il vostro sdegno...

Fiorilla
Andate, andate... di me siete indegno.

Selim
Ingrata!.. mi scacciate...
Ebbene... io partirò.

Fiorilla
Farete bene.

Selim
Addio... (Mi lascia andar!)

Fiorilla
(Davvero ei parte!)

Selim
(Politica ci vuol.)

Fiorilla
(Ci vuol dell’arte.)

Selim
(in disparte come parlanda fra sé)
Credete alle femmine
che dicon d’amarvi!
Di nulla si sdegnano,
minaccian lasciarvi.
Di donna l’amore
è un foco che more
appena brillò.

Fiorilla
(facendo il medesimo gioco)
Credete a questi uomini
che avete d’intorno!
Per tutte sospirano;
non amano un giorno.
Son l’aura d’estate
che più non trovate
appena spirò.

Selim
(avvicinandosi un poco)
E ingiustizia lamentarsi
se si sprezza un cor fedele.

Fiorilla
(volgendosi un poco)
Bella cosa allontanarsi
per non dir che si è infedele.

Selim
(correndo, e con forza)
Io nol sono.

Fiorilla
A voi non parlo.

Selim
Come!

Fiorilla
No.

Selim
Parea di sì.

Fiorilla
In Italia certamente...

Selim
(con dispetto)

In Turchia sicuramente...

Fiorilla e Selim
Non si fa l’amor così.
(a parte tutti e due)
(Ma se dura la questione
prende foco, e se ne va,
si discorra colle buone
ed allor si placherà.)

Selim
(supplichevole)
Dunque sperar non posso!..

Fiorilla
(commossa)
Dunque schernita io sono...

Selim
(per baciarle la mano)
La vostra man...

Fiorilla
(ritirandola a fatica) Non posso.

Selim
Idolo mio, perdono!..

Fiorilla
(con tenerezza)
Lo meritate?

Selim
(con trasporto)
Io v’amo.

Fiorilla
E mi amerete?...

Selim
Ognor.

Fiorilla e Selim
(con tutta la gioia e tenerezza)
Tu m’ami, lo vedo,
mi fido, ti credo;
ma torna, mia vita,
a dirmelo ancor.
Se infida/o ti sono,
se mai t’abbandono,
sia sempre la pace
straniera al mio cor.
(partono)



Scena ottava
Don Geronio, indi il Poeta, poi Don Narciso in disparte



Geronio
Dove diamine è andata? è quasi un’ora
che la tavola è pronta per la cena,
e non si vede ancor! forse al festino,
che a quel turco si dedica, sarà.
(per uscire)

Poeta
Fermate.

Geronio
Cosa c’è?

Poeta
Gran novità.

Geronio
Spiegati.

Poeta
E’ preparato,
amico, un rapimento.

Geronio
Che dici? e il vero io sento?

(Esce Don Narciso.)

Narciso
(E’ partita Fiorilla, e qui costoro!
che fanno? udiamo un poco.

Poeta
Ad un festino
Fiorilla deve andar: ivi l’attende
mascherato Selim, che di ridurla
spera a partir con lui per la Tuchia.

Narciso
(Che ascolto!)

Geronio
Me infelice!.. oh moglie mia!

Poeta
Udite, a Zaida io corsi
tutto a narrar: vestita al par di lei
ella al festino andrà; talché Fiorilla
colla maschera in volto sembrerà.
Voi da turco dovete entrar colà.

Geronio
E allora?..

Poeta
Allor potrete
l’ingannata Fiorilla...

Geronio
Ho inteso... andiamo...
più tempo non perdiamo.

Poeta
Eh! non temete.
L’ultimo a comparire
Selim sarà: molti de’ nostri amici
onde tenerlo a bada
troverà per la strada: andate intanto
a procacciarvi maschera e vestito.

Geronio
Io corro.
(parte)

Poeta
(Il dramma mio spero compito.)
(parte)

Narciso
(partiti Don Geronio ed il Poeta, esce lieto e frettoloso)
Intesi: ah! tutto intesi. In questo albergo
mi guidò la fortuna. Ingrata donna,
non fuggirai da me. Tutto vogl’io
tentar perché mi resti;
la fé mi serberai, che promettesti.
Tu seconda il mio disegno,
dolce amor, da cui mi viene.
Deh! ricusa a tutti un bene
che accordasti un giorno a me.
Se il mio rival deludo!
Se inganno un’incostante!
Per un offeso amante
vendetta egual non v’è.
Ah! sì; la speme
che sento in core,
pietoso amore,
mi vien da te.
(parte)



Scena nona
Il Poeta, indi Albazar



Poeta
Oh! che fatica! che cervello duro!
Sono quasi sicuro
che sbaglia la lezione,
e il secondo atto mio guasta e rovina;
ma confido però nell’indovina.
Ecco appunto Albazar. Ebben: trovasti
il vestito per Zaida?

Albazar
Lo trovai.

Poeta
Bravo! gran parate nel mio dramma avrai.

Albazar
Altro io non bramo, che veder felice
la povera ragazza.

Poeta
E il tuo carattere,
benché non sia sublime,
non sarà privo d’interesse in tutto,
se del nostro operar corremo il frutto.

Albazar
Or qui Zaida mi manda
per saper dov’è il lugo della festa.

Poeta
Hai ragione: oh! che testa!
Avea dimenticata
la cosa più importante.
Addio corro da Zaida in un istante.
(parte)



Scena decima
Albazar solo



Albazar
Zaida infelice! or che trovò l’amante
dell’innocenza sua fatto già certo,
di un’altra donna innamorato il vede.
E’ questo il premio di sua lunga fede?
Ah! sarebbe troppo dolce
il servir al Dio d’amore,
s’ei destasse egual ardore
in quel sen che nol provò.
Ma contanto capriccioso
è quel Nume a cui serviamo,
che ci dà chi non bramiamo,
e giammai chi si bramò.
(parte)




Sala vagamente illuminata per festa da ballo.


Scena undicesima
Coro di maschere, ballerini e ballerine, Fiorilla, Don Narciso, poi Zaida e Selim, per ultimo Don Geronio



Coro
Amor la danza mova,
presiada ai suoni amor.
Solo piacer ritrova
quando è commosso il cor.
Se in mezzo ai suoni e ai canti
il cieco Nume appar,
son cieche ancor le amanti,
si lasciano piegar.

Fiorilla
E Selim non si vede!
Fra tanta gente ancora
non lo posso trovar... over sarà!

(Esce don Narciso, e la considera attentamente.)

Narciso
(Quella è Fiorilla!)

Fiorilla
(vedendo Narciso, e credendolo Selim)
Oh appunto, eccolo qua.
Selim...

Narciso
Fiorilla...
(Sottovoce tutti e due.)

Fiorilla
E tanto aspettar vi faceste!

Narciso
Perdonate...

Fiorilla
Datemi il braccio, e meco passeggiate.
(Si perdono tra la folla. ed il coro canta.)

Coro
Amor la danza mova,
presiada ai suoni amor.
Solo piacer ritrova
quando è commosso il cor.
(Esce Zaida seguita da Selim.)

Selim
Cara Fiorilla mia, perché tacete!
Forse sdegnata siete
perché venni un po’ tardi?
Mille maschere intorno io mi trovai...

Zaida
Disimpegnarvi almeno
dovevate più presto.

Selim
Eh! via, perdono...
Fiorilla.

Zaida
(Traditor! son tutta in foco.)

Selim
Prendete il braccio, e passeggiamo un poco.
(Si perdono anch’essi.)

Coro
Se in mezzo ai suoni e ai canti
il cieco Nume appar,
son cieche ancor le amanti,
si lasciano piegar.

(Esce Don Geronio.)

Geronio
Eccomi qui: la prima volta è questa
che in maschera mi trovo ad un festino.
Povero Don Geronio!
Maledetto l’amore e il matrimonio.
(Esce di nuovo Fiorilla con Don Narciso.)
Ma che vedo! Fiorilla è già arrivata.
E già seco e Selim.
(Escono da parte opposto Zaida e Selim.)
Ma... come? un altro
Selim qui vedo, e quella pur mi sembra
Fiorilla... che pasticcio è questo qua?
(guardando or gli uni, or gli altri)
Quale di lor la moglie mia sarà?
(Fiorilla e Narciso verranno dalla parte dritta; Selim e Zaida dalla sinistra; Don Geronio un poco più in fondo, e nel mezzo.)

Geronio
Oh! guardate che accidente!
Non conosco più mia moglie!
Egual turco, eguali spoglie.
Tutto eguale... che farò?

Narciso
No, partir di qui non posso
senza voi, Fiorilla mia.

Zaida
Ma comprendere non posso
qual sarà la sorte mia.

Selim
Deh! seguitemi in Turchia,
là mia sposa vi farò.

Fiorilla
Persuadermi il cor vorria,
ma risolvermi non so.

Zaida e Narciso
(Deh! seconda, amor pietoso,
l’innocente inganno mio.)
Ah! se cara/o a te son io,
altro ben bramar non so.

Fiorilla e Selim
(Deh! raffrena, amor pietoso,
tanti affetti del cor mio.)
Ah! se cara/o a te son io,
altro ben bramar non so.

Geronio
Son davvero un bello sposo;
non capisco più qual sia
di lor due la moglie mia;
parlar deggio, sì o no?

Selim e Narciso
Dunque seguitemi.

Zaida e Fiorilla
Ebben, son teco.

Geronio
Io resto attonito,
divento cieco.

Zaida, Fiorilla, Narciso e Selim
Andiamo.
(per partire)

Geronio
Partono!.
(fermandoli)
Ferma... alto là.

Selim
Cosa domanda?
Cosa desia?

Zaida
Ai fatti suoi
attento stia.

Narciso
Geronio è questo:
venite presto.

Fiorilla
Ah! ah! ho capito;
è mio marito.

Geronio
Qui resterete,
non partirete;
voglio mia moglie
che qui si sta.

Zaida, Fiorilla, Narciso e Selim
E’ qui sua moglie?
Diventa pazzo!

Geronio
Voglio mia moglie.

Coro
(corre a frapporsi)
Quale schiamazzo!

Zaida, Fiorilla, Narciso, Selim e Coro
In altro loco
la troverà.

Geronio
Alto! nessuno
se n’anderà.

Zaida, Fiorilla, Narciso e Selim
Questo vecchio maledetto
potria dar di noi sospetto;
zitti, zitti, andiamo fuori
pria che n’abbia a cimentar.

Geronio
Ah! turcaccio maledetto!
Fremo d’ira e di dispetto...
Ma sentitemi, signori,
ma lasciatemi parlar.

Coro
Questo vecchio maledetto
smania, grida, fa dispetto.
Zitto, zitto, andate fuori.
Non ci state ad inquietar.

(Vogliono uscire; Don Geronio fuori di sé si scaglia fra loro per opporsi: le due coppie si ritirano entrambe da parte opposto; il coro si frappone, e durante questa confusione segue:)

Zaida, Fiorilla, Narciso e Selim
Egli è un pazzo... lo sentite?
(Ci conviene di scappare.)
Ah, tenetelo... impedite...
(Idol mio, non dubitare.)
Non è quella, non è questa...
Lei s’inganna; è la sua testa
che l’immagina fra lor.

Geronio
Non son pazzo! ma sentite...
Mi volete assassinare...
Vo’ mia moglie, mi capite...
Ma lasciatemi parlare...
Sarà quella, sarà questa...
Questa, quella... la mia testa
non può scegliere fra lor.

Coro
Siete pazzo... ma sentite...
Non si viene a disturbare...
Sarà vero quel che dite,
ma per or lasciate stare...
Non è quella, non è questa...
Lei s’inganna; è la sua testa
che l’immagina fra lor.

(Selim e Zaida partono da un lato, Narciso e Fiorilla dall’altro; indi il coro. Resta Geronio affannato e disperato.)



Scena dodicesima
Don Geronio, indi il Poeta



Geronio
Uh! che caldo! non posso
una parola sola
nemmeno articolar. Darei del capo
nella muraglia... ah! più riparo alcuno
a tanto mal non veggio...
Perdo la moglie... si può dar di peggio?
Ah! Poeta... non sai.

Poeta
Sì, so tutto; incontrai
Zaida insieme a Selim: l’ho conosciuta
al segno che mi fece.

Geronio
Ma Fiorilla
era qui pure, e avea
una maschera seco
che quel turco parea.

Poeta
Chi mai sarà?
Venite meco, tutto si saprà.
(partono)



Camera della locanda come prima.



Scena tredicesima
Albazar, con facchini che vengono per trasporta­re la roba di Selim



Albazar
Benedetta la festa, e chi la diede!
Alfin ha vinto Zaida, e in pochi istanti
partirà con Selim.
(ai facchini)
Presto; i bauli
si trasportino al mar senza indugiare.
Andiamo il locandiere ad avvisare.
(entra)



Scena quattordicesima
Don Geronio ed il Poeta, indi Albazar che ritorna



Poeta
Tutto è scoperto. Era Narciso.

Geronio
E come
poté Narciso?..

Poeta
Di Fiorilla amante
era anch’egli.

Geronio
Che dici? ed io, buffone,
io lo lasciava entrar liberamente!

Poeta
Gran cecità!

Geronio
Non m’accorgea di niente.
E adesso ove si trova
quella civetta?

Poeta
Dopo aver scoperto
Narciso, l’ha piantato, ed è tornata
al festino i compagni a ricercare;
or va in traccia del turco.

Geronio
E che ho da fare?

Poeta
Io vel dirò: l’ho già disposto in mente
come fosse un drammatico accidente.
Un giorno mi diceste
che stanco di soffrir gli oltraggi suoi,
di allontanar da voi
Fiorilla proponeste,
e di fare un divorzio anche otteneste.

Geronio
E’ vero.

Poeta
Ora fingete col notaro
senz’altri complimenti
di rimandar Fiorilla ai suoi parenti.

Geronio
Ma se ostinata sprezza
il mio finto divorzio, e se col turco
ella partir risolve, ah! caro amico,
è finita la festa.

(Esce Albazar con facchini, bauli, ecc.)

Albazar
No, signori: con voi Fiorilla resta.

Geronio
Perché?

Albazar
Selim con Zaida ha fatto pace:
egli stesso mi manda
a prender la sua roba alla locanda.
(parte)

Geronio
La sorte ci seconda.

Poeta
Conservate
fermezza in ogni evento.
(Non si può dar migliore scioglimento.)
(partono)




Piazza con casino di Don Geronio.



Scena quindicesima
Fiorilla con maschere, indi Don Geronio



Fiorilla
Chi avria creduto a questo segno audace
Narciso! Ecco il marito. Inver mi sento
un po’ mortificata. Ma, coraggio!
Io so con lui di quanto
comprometter mi posso.

(Esce Geronio.)

Geronio
(Ecco la pazza: ho mille furie addosso.)

Fiorilla
Serva, signor marito.

Geronio
Schiavo, signora mia.

Fiorilla
Dunque pensate
di farmi corbellar sempre così?
Tanto rumore!

Geronio
(Adesso io crepo qui.)
Non tema, signorina,
che corbellar mai più non la farò...
Rimedio ci porrò... l’avviso intanto
che ravvisto mi son più che non crede,
che in casa mia più non si mette il piede.
(entra in casa e chiude)



Scena sedicesima
Fiorilla, indi il Poeta con un usciere



Fiorilla
Non l’ho veduto mai burbero tanto.
Comincia quasi a spaventarmi alquanto.
Oh Poeta, a proposito venite:
Dov’è Selim?

Poeta
(piano all’usciere)
(Andate a prendere la lettera e il fardello.)

Fiorilla
Dite: dov’è Selim?

Poeta
Egli è occupato.

Fiorilla
Come?

Poeta
Con Zaida si è pacificato.
Anzi fra poco ei parte
con essa per Turchia.
(Nota tutto ed osserva, o musa mia.)

Fiorilla
Vinto dunque ha colei? perfido! ed io
nulla per lui curava
lo stuol di mille amanti,
del marito il dispetto?..

Poeta
(Un altro colpo, ed otteniam l’effetto.)

Fiorilla
Amici, un sol momento,
possiam, se lo bramate,
riposarci in mia casa...

(Esce di casa l’usciere con un foglio e due ser­vitori che portano un fardello.)

Poeta
Alto! aspettate.
Questa lettera a voi manda il marito.

Fiorilla
Qual capriccio! Leggiam: -
(Durante la lettura l’usciere parte; il Poeta si ritira senza essere veduto. Restano i servitori colle robe.)
«I vostri cenci vi mando, e in casa mia più non vi voglio:
essa è chiusa per voi, dimenticate
d’essermi stata moglie, e il rossor vostro
seppellite in Sorrento.
Don Geronio.» -
Qual colpo! Ohimè! che sento?
Poeta... egli è partito... oh Dio! Son chiuse
della casa le porte...
L’irritato consorte
per sempre mi scacciò... Dunque a Sorrento
degg’io tornar? o mia vergogna! ahi! quale,
quale asilo trovar! tutto ho perduto.
Pace, marito, onor, - intendo...
(ai servitori che mostrano le robe)
Ah! questi i testimoni sono della miseria mia. –
Vani ornamenti,
che fate meco omai! itene tutti,
itene sparsi a terra; io vi calpesto,
cagioni de’ miei falli, e vi detesto.
(si spoglia degli ornamenti che avrà intorno)
(Il Poeta si mostra di tanto in tanto, le masche­re sorprese si guardano fra loro.)
Squallida veste e bruna,
d’affanno e pentimento,
fia l’unico ornamento
che si vedrà con me.
Lutto non v’ha che basti
a chi l’onor perdè.

Poeta
L’affare è andato bene,
più da temer non v’è.

Coro
Amici, a noi conviene
volger lontano il piè.

Fiorilla
Caro padre, madre amata,
quale affanno sentirete,
quando sola e disprezzata
vostra figlia rivedrete
far ritorno sconsolata
all’antica povertà?

Coro
Al marito chiedete soccorso,
ma da noi non sperate pietà.

Poeta
Bene! bravi! rampogne! rimorso!
Il mio dramma compito sarà.

Fiorilla
Falsi amici, voi pur mi lasciate!
Ah! comincio a conoscervi appieno.
Voi restate, se il cielo è sereno,
voi fuggite, se nero si fa.
L’infelice, che opprime sventura,
più sostegno e conforto non ha.

Coro
Chi rovina a sé stesso procura
solo accusi la sua cecità.

Poeta
Ci è morale; oh che scena sicura!
Oh che incontro al teatro farà!

(Fiorilla parte da un lato, seguita dai servito­ri, che portano le robe, le maschere dall’altro. Il Poeta esce.)



Scena diciassettesima
Poeta, indi Don Geronio



Poeta
Che dramma! son contento:
un miglior argomento
trovar non si potea, né in miglior modo
avviluppar si cercherebbe un nodo.
Amico! a meraviglia: pianti, strida,
rimorsi da tragedia.

Geronio
Io ti ringrazio,
poeta mio. Credi che sia pentita,
e corretta davvero?

Poeta
Se lo credo?
Anzi saggia per sempre io la prevedo.

Geronio
Ed or, che far bisogna?

Poeta
Seguitarla
senza farsi vedere; e se si lagna,
se piange, se promette
di mutare costume e viver bene,
perdonarle, e riprenderla conviene.
(partono)



Spiaggia come nell’atto primo. Si vede sull’ancore la nave di Selim, e marinari turchi che si dispongono alla partenza.



Scena diciottesima
Fiorilla, indi Don Geronio col Poeta



Fiorilla
Sì, mi è forza partir; non ho coraggio
di presentarmi a lui: grave è il mio torto.
Questa vicina al porto
spiaggia rimota, provveduta è sempre
di battelli che vengono e che vanno
da Napoli a Sorrento... è qui... La nave
è quella di Selim. Non fossi a questa
spiaggia approdata mai, nave funesta!

Poeta
(Miratela: sospira.)

Geronio
(Ella è pentita,
è pentita davver.)

Poeta
(Nol vel dicea?
Perché state indeciso? andate innanzi.)

Fiorilla
(Geronio! come qui! par che si avanzi.)

Geronio
(Fiorilla poverina!)

Fiorilla
(Mi guarda e si avvicina.)

Poeta
(V’ha scoperto, e vi mira.)

Fiorilla
(In mio favore
chi sa? forse gli parla il primo amore.)
Son la vite sul campo appassita,
che del caro sostegno mancò.

Geronio
Io son l’olmo a cui venne rapita
la sua vite, ed ignudo restò.

Poeta
Il cultore son io, di buon cuore,
che di nuovo congiunger li può.

Fiorilla, Geronio e Poeta
D’intorno mi/vi gira
mi/vi guarda e sospira;
facciamoci/via fatevi - avanti,
placato/pentita mi par.

Geronio
Cara vite...

Fiorilla
Olmo diletto...

Poeta
Oh che bella allegoria!

Geronio
Al mio cuore...

Fiorilla
All’alma mia...
tu potresti ritornar.

Poeta
Il final non può sbagliar.

Fiorilla e Geronio
Torna, sì, fra queste braccia!
Olmo caro/cara vite - a verdeggiar.

Poeta
Bravi, sì, buon pro vi faccia!
Nulla al dramma può mancar.



Scena ultima
Selim, Zaida, coro di zingari, zingare e turchi, indi Geronio, Fiorilla e Poeta che ritornano, in ultimo Narciso



Coro
Rida a voi sereno il cielo,
sian per voi tranquilli i venti,
e vi portino contenti
nella patria a respirar.

Selim
Cara Italia, io t’abbandono,
ma per sempre in cor t’avrò.
Che per te felice io sono,
ogni di rammenterò.

Zaida
Vien Fiorilla. Già con lei
Don Geronio ha fatto pace.

Poeta
(Ecco il turco... non vorrei...
quest’incontro mi dispiace.)

Fiorilla
(piano a Geronio)
Non lo posso più vedere.

Geronio
(piano a Fiorilla)
Un saluto per dovere...
Poi va ben piantarli qua.

Zaida e Selim
(appressandosi)
Perdonate i nostri errori.

Fiorilla e Geronio
Perdonate già vi sono.

Narciso
Permettetimi, signori,
che vi chieda anch’io perdono!
Ah, l’esempio che mi date
ben correggermi saprà.

Poeta
E’ l’intreccio terminato,
lieto fine ha il dramma mio.
E contento qual son io
forse il pubblico sarà.

Tutti
Restate contenti:
felici vivete.
E a tutti apprendete
che lieve è l’error,
se sorge da quello
più bello l’amor.

(Intanto Selim e Zaida, salutati dagli altri e corteggiati dai zingari, si vedranno appressare alla marina per imbarcarsi: in questo tempo cala il sipario.)




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