Atto primo

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Bosco confinante col castello d’Ordow. Da un lato mura del castello con porta praticabile.


Scena prima
Giorgio si avanza passeggiando, come appostato in guardia, e spiando tratto tratto vero il bosco


Giorgio
E’ un bel dir che tutto al mondo
poco o assai si rassomiglia:
questo mio cervel sì tondo
non si lascia infinocchiar.
Alla regola, cospetto!
ecco pronta l’eccezione:
al bestion del mio padrone
bestia ugual non si può dar.
Se ti guarda, ti vien freddo;
se ti parla, ti spaventa;
se ti tocca, il ciel ti scampi;
se poi ride... oh male! male!..
è vicino il temporale,
ed il tuono è per scoppiar.
Ah l’umor del mio padrone
è un umor che fa tremar.

(Esce il coro de’ servi dal bosco, ai quali Giorgio:)

Come?.. ancora?..

Coro
Non si vede.

Giorgio
(al capo del coro)
Ma cercasti?

Capo del Coro
Invan cercai.

Giorgio
Ah, che qui vi son de’ guai!
Io comincio già a tremar!

Coro
Come disse?.. vi son guai?..
Non l’arrivo a indovinar.

Giorgio
(da sé, rammentando l’accaduto nella notte precedente)
Ei mi sveglia avanti giorno....
Certi ceffi avea d’intorno...
«Le pistole. -Sì, signore.
La mia spada. -Eccola qua.»
Alla fine Ormondo viene.
«Son vicini? -Son vicini.
Su, coraggio. -Ehi: bada bene!
Sì, signore.» E se ne va.
Passa un’ora, passan due...
quando a un tratto un mormorio,
gridi, colpi, e che so io?..
Ah che il diavol qui ci sta!
Chi capisce quest’istoria
è un grand’uomo in verità.
(al coro)
Ma quei gridi?..

Coro
Chi lo sa?

Giorgio
Ma quei colpi?..

Coro
Chi lo sa?

Giorgio
Ah cospetto, questa è bella!
Che si pensa? che si fa?

Tutti
Ritorniamo in sentinella
a veder che nascerà.
(partono verso il fondo della scena)



Scena seconda
Dopo breve istromentale analogo entra dalla destra il Duca. Il suo volto è alterato, il vestimento scomposto. Passeggia la scena a passi frettolosi e con agitazione. A suo tempo Giorgio col coro; indi Ormondo con armati.



Duca

Dunque invano i perigli e la morte
affrontai per colei che m’aborre?
L’empio fato, l’iniquia mia sorte
la conquista di man mi strappò.
Un rival per mia mano svenato
nel suo sangue i miei torti lavò:
ma che val se quel volto adorato
forse più riveder non potrò?
Empia sorte, mio fato spietato,
tanti affanni soffrir più non so.
(resta pensieroso)

Giorgio
(al Duca)
Il padrone!.. Ben tornato!
Ben tornato!.. (oibò: è sordo.)

Duca
(vedendo Giorgio)
La vedesti?

Giorgio
Chi?

Duca
Balordo!

Giorgio
E’ gentil: che ve ne par?

Duca
Ah ogni indugio è ormai fatale!
Quanto tardano a tornar!

Giorgio
Ah l’ho detto! il temporale
già incomincia a brontolar.

(Entra Ormondo con armati, ai quali:)

Duca
Ah miei fidi!

Ormondo e Coro
Tutto è vano.

Duca
Né vedeste?..

Ormondo e Coro
Niente affatto.

Duca
Oh mie furie!

Giorgio
E’ matto, è matto.

Tutti eccetto il Duca
Deh calmatevi, signore.

Duca
Le mi smanie, il mio furore
ah che più non so frenar.

Giorgio
(Ah mi cresce il batticore.
Ah potessi almen scappar.)

Ormondo, Coro
Quelle smanie, quel furore
vi preghiamo a moderar.

Duca
(da sé, ma guardando Giorgio in astrazione)
Si cercherà, si troverà.
Voglio così, così sarà.

Giorgio
(credendo che il Duca parli con lui)
Si cercherà, si troverà.
Se vuol così, così sarà.

Ormondo e Coro
Si cercherà, si troverà,
in questo dì nostra sarà.

Duca
Ah la mia smania - crescendo va;
oh mia terribile - fatalità.

Giorgio e Servi
Ma con chi l’ha? - Qui non si sa.
Bella bellissima - per verità.

Ormondo e Armati
Su via, calmatevi - per carità.
Il nostro braccio - per voi qui sta.

Duca
(dopo aver passeggiato con agitazione)
Ormondo... La mia gente
scorra di nuovo il bosco. Va’ tu stesso,
cerca, interroga, indaga...
E ancor non parti?

Ormondo
Vado.
(parte col coro)

Giorgio
(Come batte la luna!)

Duca
(da sé)
Iniqua stella!
Il gran colpo era fatto!..
Ed ora!.. oh rabbia!
(passeggiando e fremendo)

Giorgio
(Ah che l’ho detto! è matto.)

Duca
L’avviso, l’ora, il loco,
tutto, tutto disposto.
Giungono; io volo, si cambatte; ei cade,
io trionfo; e Dorliska,
Dorliska... ah chi sa mai fra l’armi e il fuoco,
spaventata, smarrita,
dove sarà fuggita!

Giorgio
(Ma che diavolo
borbotta lì fra i denti?..)

Duca
Preso avesse
della città il cammino?.. Ah se alla corte
giunge sentor del mio disegno?.. - io stesso
vo’ scorrer d’ogni intorno;
pria che tramonti il giorno
voglio averla in mie man costi che vuole.
Giorgio.

Giorgio
Ai comandi suoi.

Duca
Di quanto udisti
se tu parli, sei morto. Intendi?

Giorgio
Intendo.
(«Di quanto udisti!» che mi caschi il naso
se udii solo una sillaba.)

Duca
Dunque, io vado.

Giorgio
(Buon viaggio.)

Duca
Al mio ritorno...
Senti... ma no... se mai...
Non più, servi fedel, gran premio avrai.
(parte)

Giorgio
«Ma no... senti... se mai...
sei morto...» ah che meschino!
Che giorno climaterico è mai questo!
Ah qui v’è del pasticcio. Il mio padrone
va cercando malanni a tutta possa:
Sì, sì, ne troverà. Corpo di bacco!
A soddisfar l’universal desio
a mettergli giudizio son qua io.
(apre con chiave la porta, ed entra in castello)



Scena terza
Dorliska, indi Carlotta dalla porta del castello. Dorliska entrando dal bosco in abito da viaggio, con agitazione e timore.


Dorliska
Dove son? chi m’aita?
Ahi lassa?.. ove m’aggiro?..
Stanca, oppressa, tremante
per queste erme campagne
cerco un asilo invan, che m’assicuri.
(vedendo la porta del castello)
Ah di questo castello
pur qui veggo una porta!.. Ah sì, tentiamo;
m’assisti, o ciel pietoso;
tu proteggi il mio onor, salva il mio sposo.
(batte più volte, indi vedendo non essere ascoltata)
Tutto è vano; niun m’ascolta;
ah Dorliska sfortunata!
Una sposa desolata
deh, chi assiste per pietà?
Su, coraggio; un’altra volta.
Niun risponde, ahi crudeltà!
Ah Torvaldo!.. ah mio diletto!
dove sei?.. dove t’aggiri?..
Tu non odi i miei sospiri,
idol mio, mio dolce amor!
Giusto ciel, destin più rio
chi del mio provò finor?
Ah son pure infelice!
Si tenti un’altra volta.
(torna a battere con fiù forza, e Carlotta esce all’improvviso dal castello)

Carlotta
Ih, ih!.. che fretta mai!.. Oh perdonate!

Dorliska
Ah per pietà soccorso a un’infelice
che a voi tutta s’affida e s’abbandona.

Carlotta
A me?.. ma voi... ma io...
(Chi mai sarà?) Via, zitta non temete:
In che posso servirvi? e voi chi siete?

Dorliska
Una sposa son io
misera, desolata,
dal più barbaro caso
divisa dal più tenero consorte
che forse per salvarmi ebbe già morte.
(piange)

Coro
Che sento! ah poverina!
Davver mi fa pietà; ma... cosa vedo!
Impallidisce... Vi sentite male?

Dorliska
Ah sì!..

Carlotta
Su via, coraggio.
Con me venite: Giorgio il mio fratello
custode è del castello.
Qui siete in casa vostra: non temete;
lasciate fare a me: ci penso io.

Dorliska
Misera me! qual fiero stato è il mio!.
(entrano nel castello)




Sala d’architettura gotica nell’interno del castello.


Scena quarta
Giorgio, indi Dorliska e Carlotta


Giorgio
Ah il cor me lo diceva!
Diavolo! assalti a mano armata, un morto
tre feriti... ah cospetto!
Tutto scopersi a tempo... Ah signor Duca!
A Giorgio non si ficca:
non vo’ trovarmi in guai.
Ah l’affar questa volta è serio assai.
Ma come far? la cosa
mi sembra diplomatica! bisogna
studiar...

Carlotta
(di dentro)
Giorgio!

Giorgio
Che vuoi?

Carlotta
Giorgio... oh sei qua?
Vedi questa signora?.. poverina!
Questa notte nel bosco fu assalita...

Giorgio
Nel bosco?

Dorliska
Ah sì, tremante, sbigottita
fuggii, dove non so!.. ah del mio sposo
chi mi porge novella?.. ah chi sa dirmi
s’ei vive ancor?.. Deh per pietà, miei cari...

Giorgio
Piano, piano, signora. Questa notte...
Nel bosco... ma di grazia, voi chi siete?

Dorliska
Nacqui in Polonia. Un giovin cavaliere
m’amò, m’ebbe in isposa; e ieri appunto
dopo il nuzial convito
si tornava in città, quando nel bosco
da un suo rival, che cento volte invano
chiesto avea la mia mano
assaliti...

Giorgio
Oh cospetto!
Che sento!.. ah maledetto!

Dorliska
Chi?

Giorgio
Il Duca.

Dorliska
Oh ciel! qual Duca?

Giorgio
Eh niente, il mio padrone.

Dorliska
Il tuo padrone?..

Giorgio
Pur troppo: il Duca Ordoff.

Dorliska
(sbigottita)
Ahimè! sarebbe
mai questo?..

Giorgio
Il suo castello.

Dorliska
Ah son tradita!
Misera me!
(correndo agitata per la scena)

Giorgio
Calmatevi.

Carlotta
Tacete.

Dorliska
No, vo’ partir.

Carlotta e Giorgio
Sentite.

Dorliska
Lasciatemi.

Carlotta e Giorgio
Sentite.

Dorliska
Per pietà.

Carlotta e Giorgio
Ma fermatevi.

Dorliska
Ah no: crudeli.

Carlotta e Giorgio
Sentite.



Scena quinta
Il Duca presentandosi fieramente alll’improvviso sulla porta di fondo, e avanzandosi


Duca
Olà.



(Quadro)
(Il Duca nell’avanzarsi riconosce Dorliska. Un momento di stupore, indi un atteggiamento di estrema gioia. Poi, ripreso un contegno severo, con un gesto autorevole ordina a Giorgio e Carlotta che si ritirino. Essi partono a sinistra.)



Duca

Ella... oh ciel!.. qui... non m’inganno:
In mie mani!.. or son contento!
Tanto orgoglio omai cadrà.

Dorliska
Egli... oh cielo! il mio tiranno!
Son perduta!.. qual cimento!
Ciel! m’assisti per pietà.

Duca
(con dolcezza)
Dorliska; voi tremate;
piangete; sospirate;
lungi il timor, sicura
Dorliska appien qui sta.
Sull’onor mio lo giura
chi mai mentir non sa.

Dorliska
(con nobiltà)
Fra scellerate mura
virtù non è sicura,
cessa; tu giuri invano
onore ed amistà.
Sul labbro tuo profano
quel nome orror mi fa.

Duca
Dunque?..

Dorliska
T’arretra.

Duca
Ascolta.

Dorliska
Taci; non sento.

Duca
Stolta.
(Di sdegno, d’affetto
mi palpita il core:
ah d’ira, d’amore
mi sento avvampar.)

Dorliska
(Quel torbido aspetto
m’agghiaccia d’orrore:
mi palpita il core,
mi sento gelar.)
(Dopo una breve pausa Dorliska si muove risolutamente per partire.)

Duca
Dove corri, sconsigliata?

Dorliska
Voglio uscir da queste porte.

Duca
Oh la porta è ben serrata!..

Dorliska
Vo’ cercar del mio consorte.

Duca
Il consorte?
(con sarcasmo misterioso, e quasi sfuggendogli di bocca)
Oh sta lontano.

Dorliska
Come?.. ah parla... per pietà.

Duca
(fiero)
Vuoi saperlo?

Dorliska
Ah sì!

Duca
Paventa!..

Dorliska
Giusto cielo! ah, dove sta?..

Duca
(fierissimo)
Fra gli estinti.

Dorliska
E’ morto?... Ah!

Duca
(Ah, che feci?)

Dorliska
Chi m’aita?..

Duca
(avvicinandosi per soccorrerla)
Deh mia vita...

Dorliska
(riavendosi e rispingendolo)
Scellerato!

Duca
Taci, stolta, o amor sprezzato
in furor si cangierà.
Del tuo sposo al sangue odiato
verserò il tuo sangue insieme.
Forse allor nell’ore estreme
chiederai, ma invan, pietà.

Dorliska
Empio, barbaro, spietato,
mostro reo di crudeltà.
Ah Torvaldo sventurato,
ti perdei, non v’è più speme!
No, sarem fra poco insieme:
il dolor m’uccide già.
(Dorliska parte agitata per la porta di prospetto, il Duca l’insegue.)



Scena sesta
Il Duca, indi Ormondo, in fine Giorgio


(Il Duca rientra, chiude la porta di prospetto dietro di sé; indi:)

Duca
Ella più non mi fugge.
Giorgio!.. Carlotta!.. Giorgio!.. dove diavolo
s’è cacciato costui?

Ormondo
(entrando dalla destra)
Signore...

Duca
A tempo, Ormondo,
di lei più non si cerchi: amica sorte
la condusse in mia man; tu adesso vola,
torna nel bosco, occulta
del notturno mio colpo
ogni traccia; l’estinto
fa’ che sepolto sia, corri, t’affretta,
vola.

Ormondo
Volo. (Che vita maledetta!)
(parte)

Duca
Omai son giunto in porto: ora si pensi...
(chiamando)
Giorgio!.. Giorgio!

Giorgio
Son qua, Eccellentissimo.

Duca
Il diavol che ti porti.

Giorgio
Obbligatissimo.

Duca
Vien qua; poche parole:
vedesti quella donna?

Giorgio
L’ho veduta.

Duca
Non la conosci?

Giorgio
Io no.

Duca
Sappi ch’io l’amo.

Giorgio
Me l’ero immaginato.

Duca
Ella m’odia, perché del suo marito
fui l’uccisor la scorsa notte... Io tutto
già ti svelai: bisogno
ora ho dell’opra tua.

Giorgio
Son qua a servirla.

Duca
Tu devi in questo affare
esser cieco, esser muto. Intendi?

Giorgio
Eh ho inteso:
son uom di questo mondo,
si fidi ella di me senza riserva.

Duca
Sì, mi voglio fidar; fa’ che colei
da tua sorella sia guardata a vista.

Giorgio
Sì, signor.

Duca
Tu procura
di consolarla, e tratto tratto a lei
rammenta i sensi miei,
seconda insomma in tutto il pensier mio.

Giorgio
Non dubiti, signor, ci penso io.
(Il Duca parte a destra.)
Davvero è in buone mani. Presto, presto,
ecco, al Governatore in questo foglio
tutto spiegai. Contro il comun tiranno,
a nome del contado
di cui contro mio merito
son sindaco onorario,
già stesa era la supplica e il sommario.
Del nostro Duca la notturna impresa
v’ho aggiunto per postilla
voglio... ma ve’ che bestia!
Io perdo tempo, e massima è l’urgenza;
presto, presto, mandiam da sua Eccellenmza.
Stefano il carbonaio
farà la forza; un’ora di cammino
e poi siamo a cavallo... ah Duca, Duca,
vedrai s’io te la ficco. Oh che piacere!
Io sol della grand’opera
avrò tutta la gloria!
Son proprio degli ingengi la fenice!
Sono una testa degna di cornice.
(parte)





Facciata anteriore del castello, con gran porta praticabile da un lato.



Scena settima
Torvaldo entra con precauzione, osservando il castello

Torvaldo
Tutto è silenzio: il bosco
tace d’intorno; inosservato e solo
alfin qui giunsi; è questo, io lo ravviso,
questo del mio nemico
è il castello: le mura
son queste, ahimè, dove l’incauta sposa,
cercando asilo, a nuovi
perigli esposta or geme!.. oh qual per lei
del talamo la gioia
in dolor si cangiò!.. ma, ti consola,
sposa infelice, io vivo!
Ah se il disegno mio portegge amore,
fra un istante avrà fine il tuo dolore.

Fra un istante a te vicino
rivedrai lo sposo amato:
un inganno fortunato
al tuo sen mi guiderà.
Fia deluso il tuo tiranno,
spezzerò le tue catene,
e all’affanno ed alle pene
il piacer succederà.
Cara, consolati - tergi le lagrime
la nostra sorte - si cangierà.
Ai dolci amplessi - del fido sposo
amor pietoso - ti renderà.
Ah ch’io non reggo ai moti
dell’impazienza mia: taci per poco
o represso mio sdegno.
(guardando verso la campagna)
Ah quanto tarda costui!

(Giunge un contadino che reca gli abiti pel suo travestimento.)

Eccolo: oh sorte!
Finché niun qui m’osserva
celiam le ricche vesti.
(vestendosi)
A me il beretto...
il mantello... la scure
la finta barba... invola il resto; è tuo.
(Il contadino parte.)
Si tenti or nel castello
di penetrar.
(cavando di tasca un foglio)
Del simulato foglio
mi gioverà l’inganno
la dolente mia sposa a trar d’affanno.
(si avvicina al castello spiando con precauzione)



Scena ottava
Giorgio, indi il Duca


Giorgio
Oh son qua’ tutto è fatto.
Stefano già galoppa... Chi è colui?
Eh, buon uom, che volete?

Torvaldo
Vi dirò...
Siete voi del castello?

Giorgio
Certo; son del castello.

Torvaldo
Voi non mi conoscete?

Giorgio
Io no.

Torvaldo
(Respiro.)
Io son, già lo vedete,
del vicin borgo un tagliaboschi. Un foglio
mi fu dato a portare
dentro questo castello
a una certa signora,
che qui la scorsa notte...

Giorgio
Piano, piano...
A una signora?.. oibò,
in quel castello non v’è donna alcuna.

Torvaldo
Come, non v’è?

Giorgio
Non v’è.

Torvaldo
Nessuna?

Giorgio
Oh bella!
Altro donna non v’è che mia sorella.

Torvaldo
Che sento!.. oh me deluso!
Dove sarà?.. misero me!.. Dorliska...
mia Dorliska!

Giorgio
(da sé)
Oh cospetto.
Mia Dorliska!.. sarebbe?.. ah qual sospetto!)

Torvaldo
Sposa infelice, ove trovarti?..

Giorgio
(Sposa! che sento!) ma... per bacco!..
Fidatevi di me, sareste a caso...

(Torvaldo dà un segno di diffidenza.)

Fidatevi, vi dico,
servo un Duca briccon, ma cospettone,
io sono un uom d’onore.

Torvaldo
Ah sì, mi fido
di te, mio buon amico; io son Torvaldo.

Giorgio
Che sento! suo marito!
Come va la faccenda? estinto ognuno
qui vi crede...

Torvaldo
Lo so: nel buio io caddi
da fiero colpo tramortito al suolo
combattendo col Duca: al suol per morto
ei mi lasciò, le traccie
per seguir di Dorliska; un buon pastore
m’accolse, e questi arnesi
mi porse a travestirmi; ei pur l’asilo
m’additò della sposa...

Giorgio
A meraviglia,
Ed or?..

Torvaldo
Con questo foglio,
ch’io finsi moribondo aver vergato,
aveva immaginato
penetrar, sconosciuto, in queste porte,
salvar la sposa ed incontrar la morte.

Giorgio
Oh bene! oh bene!

Torvaldo
Ed essa...
Qui non è! Chi sa dove?.. ah se per caso
sapeste mai dov’ella sia celata...

Giorgio
Zitto! là dentro sta la disgraziata.

Torvaldo
Ella... dunque... oh mia gioia!..

Giorgio
Ma tacete...
So tutto, non temete.
Io di salvarla appunto
già concepii l’idea, lasciate fare...

Torvaldo
Oh mio benefattor!

Giorgio
Zi... zitto... oh diavolo!
Ecco il padron, coraggio.
Secondatemi.

Duca
(dal castello)
Giorgio.

Giorgio
(con allegria affettata)
Oh Eccellenza, Eccellenza,
allegri, di buon animo...
Il morto ha scritto tutto...
Cioè, pria d’esser morto... alla signora
scrive di propria mano...

Duca
Che diavol dici, bestia!

Giorgio
Sì, signore,
il foglio parla chiaro: eccolo qua.
Via, dammi il foglio, sbrigati.
(leva il foglio di mano a Torvaldo)

Duca
Chi è costui?

Torvaldo
Signore,
sul far del giorno nella mia capanna
giuse ferito a morte
un cavaliere incognito. Il meschino
pria di morir quel foglio
m’incaricò recare alla sua sposa
che pel bosco la notte avea smarrita.
Seppi che a questa volta
fuggendo era venuta...

Duca
A me quel foglio.
Vediam. Sì; di Torvaldo
questa è scrittura.

Giorgio
(da sé)
(Io tremo.)

Duca
Leggiam.

Giorgio
(Coraggio.)
(a Torvaldo)
(Amico! attenti.)

Torvaldo
(Io fremo.)

Duca (legge)
«Mia Dorliska, io ti perdo per sempre. Una ferita mortale fra pochi istanti avrà troncati i miei giorni. Chi ti reca questo foglio potrà svelarti i miei ultimi sensi. Io perdono al mio uccisore: perdonagli tu ancora. Dovunque sarai, io te ne prego, io te lo impongo; rassegnati alla tua sorte.»
(l’attore avrà cura di marcare con particolar sentimento le espressioni scritte con diverso carattere)

Duca
Ah qual raggio di speranza
or balena al mio pensiero!
Di piegar quel core altero
già l’idea gioir mi fa.

Torvaldo
Ah qual raggio di speranza
spuntar veggo in tanto affanno!
Ah che al mio felice inganno
la fortuna arride già.

Giorgio
Ah qual raggio di speranza
mi conforta e m’assicura!
Sento già che la paura
pian pianino se ne va.

Duca
Questo foglio...

Giorgio
Sì, signore.

Duca
Ei lo scrisse!..

Giorgio
Egli.

Duca
T’accheta.
Egli è morto?..

Torvaldo
(sul punto di tradirsi)
Morto?..

Giorgio
(ripiegando)
Oh certo.

Torvaldo
(riprendendosi)
Certo, morto.

Duca
Tu il vedesti?..

Torvaldo
Io lo vidi.

Duca
E promettesti?..

Torvaldo
(con entusiasmo, indi riprendendosi)
Alla sposa desolata
di sua morte sventurata
qua venirne apportator.

Duca
(Improvviso assalto e forte
su, moviamo al suo rigor,
tu seconda, amica sorte,
di quest’anima l’ardor.)

Torvaldo
Ah che smania, oh ciel, di morte:
o mio sdegno taci ancor.
Tu l’istante affretta, o sorte,
di far pago il mio furor.)

Giorgio
(a Torvaldo)
(Ve’ che bestia... state forte.
Via, prudenza... che timor!
Tu seconda, amica sorte,
l’ardir mio col suo favor.)

Duca
(a Torvaldo)
A Dorliska tu n’andrai:
questo foglio recherai.
Hai capito?

Torvaldo
Sì, signor.

Duca
(a Giorgio)
Tu seconda...

Giorgio
Signor mio,
lasci far, ci penso io
a parlarne in suo favor.

Duca
(fra sé, riflettendo)
(Da quel foglio tutto spero,
non s’inganna il mio pensiero.
Sulle prime gran furore,
poi cedendo andrà il dolore:
rassegnarsi le consiglia,
piangerà, ma lo farà.
Ei morendo a me perdona,
ella pur perdonerà.
Già si sa di donna in core
col perdono scende amore...
Ah se amore in lei discende,
s’ella cede un solo istante,
più non può quest’alma amante
di sua sorte dubitar.)

Torvaldo
(La vedrò fra pochi istanti,
sventurata in duolo, in pianti:
faccio un cenno, ella m’intende;
dolce gioia in cor le scende;
quando l’empio fia lontano
il momento coglierò;
col soccorso dell’amico
presto in salvo la trarrò.
Poi verrò contro l’indegno
a saziar l’antico sdegno...
Ah quand’io dell’empio sangue
questa man vedrò fumante
del mio fato il quell’istante
non saprò di più bramar.)

Giorgio
Il merlotto è già cascato
già l’ho mezzo intrappolato;
ei si fida, e non sa niente
quel che Giorgio bolle in mente;
pria di notte, mascalzone,
vo’ vederti in gabbia entrar;
cospetton, son nell’impegno:
dammi tempo e lascia far.
Tutto è pronto, in men d’un ora
il capiatur esce fuora...
Ah se in mezzo a quattro baffi
ei va in gabbia un solo istante,
sulla forca quel birbante
vo’ vederlo sgambettar.

Duca
Dunque...

Torvaldo
Andiamo.

Giorgio
Andiamo.

Torvaldo, Giorgio e Duca
Andiamo.
(Ah, se un colpo fortunato
or seconda il mio disegno,
son felice, son beato
no, di più non so bramar.)
(entrano nel castello)




Scena nona
Ormondo


Ormondo
Io non ne posso più. Poter di bacco!
Dieci miglia avrò corso in men d’un’ora
per boschi, per torrenti,
per sassi, per dirupi
dove non passerian nemmeno i lupi.
E il morto non si trova. Eh convien dire
l’abbian portato via. Ah cospettaccio!
Davver che questo affare
mi dà molto a pensare:
delle nostre notturne bagattelle
se va notizia in corte siam perduti.
Già male ha da finir; dice il proverbio:
chi la tira la strappa,
chi corre inciampa. e chi ne dà ne busca.
La farina del diavolo va in crusca.

Sopra quell’albero
se vedo un pero
già di papparmelo
mi vien pensiero:
non posso prenderlo,
come farò?
Su... su... su... su...
su monterò.
Il primo salto
è fatto già:
già sono in alto,
eccolo qua.
Ma un altro veggone
un po’ più in su
di quel ch’ho in mano
grosso assai più.
Sento il solletico - dell’appetito,
la fame stimola - cresce il prurito.
Non posso prenderlo - Come farò?
Su... su... su... su... Su monterò.
Ma mentre arrisico - mentre m’arrampico
ah... eh... oh... uh...
Ahimè, precipito - col capo in giù.
La cosa è chiara - per chi l’intende;
si dan pur troppo - queste vicende;
si resta in trappola - non v’è pietà.
Non lo vuol credere - il mio padrone
ma può succedere - non v’è questione
e allor per forza - lo crederà.
(entra in castello)




Appartamenti del castello.


Scena decima
Dorliska e Carlotta


Carlotta
Oh via, signora mia,
quel duol omai calmate...
(Che serve? non mi sente:
davver mi fa pietà.)
Signora perdonatemi...
adesso a voi pensate.
Calmatevi, sperate...
la sorte cangierà.
Ah non so quel ch’io mi dica!
Giusto ciel, che imbroglio è il mio!
Non piangere, o piango anch’io...
Vi calmate, per pietà.

Dorliska
Ah Torvaldo sventurato
deh m’attendi, vengo anch’io!
Ah che un duolo eguale al mio
no, che al mondo non si dà.
(si abbandona sopra una sedia)



Scena undicesima
Il Duca, Torvaldo, Giorgio, indi Ormondo, servi ed armati, e dette


Torvaldo, Giorgio e Duca
(Immota e stupida
fredda, insensibile
dal duol la misera
oppressa sta.)

Duca
(Ah se i miei voti
seconda amore
quel suo dolore
si placherà.)

Torvaldo
(Per poco acchetati
o mio furore,
il suo dolore
si placherà.)

Giorgio
(Per l’infelice
mi piange il core,
quel suo dolore
mi fa pietà.)

(Pausa.)

Duca
(avvicinandosi a Dorliska)
Ah Dorliska, il vostro stato
mi commove, m’addolora...
A quest’alma che v’adora
deh il credete, per pietà.
(Il suo duol l’opprime ancora;
non ascolta, non favella...
Ah nel duol mi par più bella,
nuovo assalto al cor mi fa.)

Torvaldo
La mia smania, il mio trasporto,
ah frenar più omai non posso;
deh tu porgi, o amor, conforto
al mio barbaro penar.

Giorgio
Mezzo vivo e mezzo morto
sto tremando a più non posso.
Non vorrei che in mezzo al porto
qui s’avesse a naufragar.

(Dopo una breve pausa il Duca accenna a Giorgio e a Torvaldo che si avvicinino a Dorliska. Torvaldo esita, Giorgio si appressa a lei, e tenta di riscuoterla dal suo profondo abbattimento.)

Giorgio
Mia signora, al vostro fato
rassegnarsi ormai conviene...
Via signora, a me badate,
que’ begli occhi spalancate.
(accennando Torvaldo e cacciandolo innanzi)
Questo degno galantuomo
dello sposo i sensi estremi
e il voler vi spiegherà.
(al Duca e a Torvaldo)
Non mi sente.

Torvaldo
(Quale inciampo!)

Duca
Che insensata ostinazione!

Dorliska
(alzandosi e fissando Giorgio, ma non Torvaldo)
Il mio sposo?..

Giorgio
(facendole de’ cenni ai quali essa non dà attenzione)
Ei stesso.

Dorliska
(legge, indi con un sospiro marcato sviene)
Ah!

Torvaldo
(Ella manca!.. oh mio tormento!
Ch’io qui sono ancor non sa.
Ah d’affanno in quest’istante
palpitante il cor mi sta.)

Duca
(Del gran colpo ecco il momento!
Sto a veder che nascerà!
D’incertezza in questo istante
palpitante il cor mi sta.)

Carlotta
(Ci mancava un svenimento!
Su coraggio, per pietà!
Dalla pena in quest’istante
palpitante il cor mi sta.)

Giorgio
(al Duca)
Lasci fare.
(a Torvaldo)
(State attento.)
(a Dorliska)
(Fate cor, l’amico è qua.)
(fra sé)
Di paura io sto tremante...
(a Torvando)
Ah giudizio, per pietà.

(Dopo un breve momento di silenzio, Torvando si avvicina a Dorliska)

Torvaldo
Su, Dorliska... fate cuore.
Vi calmate!.. respirate..
Alle pene ed al dolore
pronto fine il Ciel darà.

(Dorliska si sarà andata riavendo al suono della voce di Torvaldo. Alle di lui ultime parole si scuote e lo mira fisso in volto.)

Dorliska
(muovendonsi con trasporto verso Torvaldo)
Ciel!.. qual voce... Ah Tor...

Torvaldo
(di furto)
Ah taci.

Duca
(avvedendosi dell’azione d’ambedue)
Che?..

Giorgio
(Siam fritti!)

Duca
(fiero)
Qual sospetto!
Tu chi sei?

Torvaldo
(Destin rubello!)

Duca
(mettendo la mano alla guardia della spada)
Parla.

Torvaldo
(autorevole)
Indietro.

Dorliska
(frapponendosi)
Ah sposo mio!

Duca
(furibondo)
Tu?.. Torvaldo?

Torvaldo
Sì, son io.
Trema, iniquo traditor.
(Entra Ormondo, e con esso i servi e gli armati del Duca.)

Duca
(snudando la spada)
Olà... Quell’insensato
sia di catene avvinto.

Torvaldo
(snudando anch’esso la spada nascosta sotto il manto)
Pria mi vedrete estinto.
Indietro tutti.

Dorliska
Ah sposo!

Torvaldo
Non sento.

Duca
Circondatelo.

Dorliska
Fermatevi.

Giorgio
Uccidetelo.

(secondando con affettazione i cenni del Duca, e accennando di soppiato a Torvaldo, che si calmi)

Dorliska
Me sola, me uccidete!
In me s’appaghi, o barbari,
la vostra crudeltà.

Torvaldo
Iniqui!

Duca
Traditore!

Torvaldo e Duca
Mori.

Dorliska
(arrestando il Duca)
T’arresta!

Giorgio
(arrestando Torvaldo)
Prudenza!

Torvaldo e Duca
Oh rabbia!

Duca
Più non reggo al mio furore!
(a Dorliska e Carlotta)
Mi lasciate... Traditore!
Vo’ vederlo trucidato,
no, per lui non v’è pietà.

Torvaldo
Ah non reggo al mio furore!
(a Giorgio e Ormondo)
Mi lasciate... Traditore!
Vo’ punir lo scellerato,
mi lasciate, per pietà.

Giorgio
(a Torvando)
Via, quest’arma a me cedete,
vi fidate... non temete...
(lo disarma)
Mio signore, è disarmato:
lo vedete, eccolo qua.

Dorliska
(al Duca)
Ah quel ferro nel mio petto
vibra, indegno, io tel permetto;
(verso Torvaldo)
Giusto Cielo! sventurato!
chi lo salva per pietà.

Carlotta
Ah fermate... mio signore
ah fratel... che batticore!
Che fracasso disperato,
che terrore che mi fa.

Ormondo e Coro di Servi ed Armati
(a Torvaldo)
Via fermatevi... tacete,
via, quell’arma a lui cedete.
(al Duca)
Mio signore, è disarmato;
lo vedete, eccolo qua.

2. Akt Zurück zu: Libretto

Atto secondo ritorna a libretto



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