Atto secondo

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Vasta campagna sparsa d'alberi. Da un lato grand'albero fra i di cui rami.sta...

Scena prima

Don Isidoro, scrivendo; indi Rodrigo con gli armigeri; poi Ginardo a spada nuda.

ISIDORO
(scrivendo)
Settecento ottanta mila
Quattrocento ventitrè
Sopra il letto della gloria
Fur trovati in fricassé,

E alla morte, che volea
Far il conto delle teste
Gli saltarono le creste
Che tre volte si sbagliò.

Che bel dir! Che stile enfatico!
Grande onore io mi farò;
Vale a dir: applausi, etcetera.
E i sbadigli addoppierò.

CORO
Vinto, avvilito - Profugo errante
Ha l'inimico - L'ali alle piante.
Di Corradino - La destra armata...

ISIDORO
(affacciandosi dai rami, e chiamando)
Ehi! Giovanotti? - E terminata?
Siamo in sicuro? - Posso calar?

CORO
Don Isidoro! - Don Isidoro!

ISIDORO
Servitor loro - Servitor loro.
Non v'è pericolo? - Posso discendere?

CORO
Sì, sì: coraggio.

ISlDORO
Eh! N'ho da vendere.
Vi farò estatici - Trasecolar.

CORO
Che mai ci avete - Da raccontar?

Mentre discende aiutato dagli armigeri, entra Ginardo.

ISIDORO
(aprendo uno scartafaccio)
Ascoltate.

GINARDO
Cos'è, signor poeta;
Lassù che facevate?

ISIDORO
Bagattelle!
Fedelissimamente
Della nostra vittoria
Ha descritta la storia.

GINARDO
Il fatto d'armi
Più d'un miglio lontano è succeduto.

ISIDORO
Ma l'occhio de' poeti è un occhio acuto.

GINARDO
Sarà: ma non ci credo.

ISIDORO
Attenzione:
Vera, nuova e distinta relazione.

Allo squillo della tuba,
Al fragor della catuba,
Si schieraro tutti in fila
Centoottantacinquemila.

GINARDO
Tutti in fila!

ISIDORO
E in ordinanza,
Non badando al gran proverbio
Ch'è assai meglio la sua panza
Per i fichi conservar.

GINARDO
O patisce assai di vista,
O fa male il computista.
Tutti insieme, veda lei,
Eravamo trentasei.

ISIDORO
Trentasei!

GINARDO
Né più, né meno,
E calando in gran disordine
In tre canne di terreno
I nemici si affrontâr.

ISIDORO
Là saltavano cappelli,
Qui schizzavano cervelli.

GINARDO
Non è vero.

ISIDORO
Non importa.
E del sangue in mezzo al guazzo,
Scalzo in fin sopra i ginocchi,
Con un moccolo un ragazzo
Vi pescava denti ed occhi.
(piano a Ginardo)
Bella idea! Ma l'ho rubata:
Non lo state a propalar.

GINARDO
(tirandolo a parte)
Zitto qua: sotto voce, pian piano.
Hai veduto, ma troppo lontano
Fu la guerra un affar di mezz'ora.
L'inimico ci vide e sparì.

ISIDORO
Senti qua, ma non dirlo alla gente:
L'ingrandire non costa poi niente.
Lo scrittore fa i nani giganti,
E la storia si scrive così.

GINARDO
Bestia!

ISIDORO
Grazie.

GINARDO
Scioccone!

ISIDORO
Obbligato.

GINARDO
Via correggi.

ISIDORO
Non muto un concetto.

GINARDO
Ma l'affare così non è stato.

ISIDORO
Ma così fa migliore l'effetto.
Frasi immense, parole sonanti,
Son lo stile che s'usa oggidì.

GINARDO
(Che cervello bislacco e balzano!
Salta qua, salta là, sempre vola.
Il giudizio vi cerchi: ma invano.
È poeta; ergo matto sarà.)

ISIDORO
Ma vedete che pazzo profondo!
Salta su, salta giù, sempre vola.
Non conosce l'usanza del mondo;
Cose grandi, ed effetto si fa.

Lasciamo l'epopea,
Ed entriam nel bernesco. Corradino,
Quell'uom di buona grazia
Dove sta?

Scena seconda

Aliprando con alcuni armigeri, e detti.

ALIPRANDO
Corradino,
Fugati i suoi nemici
M'impose di lasciarlo, avido forse
Di qualche illustre impresa, e nella selva
Volle solo inoltrarsi
Di Don Raimondo in traccia.

ISIDORO
E se lo trova?

GINARDO
Lo sfida.

ISIDORO
E poi?

ALIPRANDO
Si battono.

ISIDORO
Bel gusto!

ALIPRANDO
Ma ritorniamo intanto
Verso il castello: e di Matilde andiamo
Il core a consolar.

ISIDORO
Povera donna!

ALIPRANDO
Oh! come penerà!

ISIDORO
La vera pena
È l'aver poco a pranzo e niente a cena.

Partono presso gli armigeri, che marciano dalla parte opposta di quella da cui sono venuti.

Scena terza

Edoardo a spada nuda seguito da Udolfo da una parte del bosco.

EDOARDO
O mia liberatrice! O mia pietosa
Giovinetta Matilde! Il carcer mio
Si disserrò per te. Vieni, t'affretta,
Tu che per cenno suo
Sì cortese mi fosti: al mio castello
Rivolgi i passi, e larga avrai mercede;
Ché cercando mio padre io volgo il piede.

(Udolfo esce)

D'un padre nel periglio
Poco farà, se ancor perisce un figlio.
(s'inselva)

Scena quarta

Raimondo, fuggiasco e sospettoso, ed Edoardo nella selva.

RAIMONDO
Sarai contenta alfine
Revolubil Fortuna! Io già tenea
La mia man nel tuo crine, e il mio nemico
Dovrà fuggirmi innante.
Ma tu crudel! cangiasti in un istante.
S'involano i miei prodi, e non m'avanza
Un lampo di speranza.
Inutil arma è il pianto:
E il figlio... il figlio mio perduto ho intanto!

Ah! Perché, perché la morte
Non ascolta i pianti miei?
Nella tomba io troverei
Ogni mia felicità.

La speranza m'abbandona.
Più non vedo che periglio,
E il pensar che perdo un figlio...
(gridando per eccesso di smania)
Figlio...

EDOARDO
Padre...

RAIMONDO
Sogno?.. o sento?
Forse.. Ah! come?.. Il cor s'inganna.
Figlio...

EDOARDO
Padre...

RAIMONDO
Qual momento!

EDOARDO
Padre... Padre...

RAIMONDO
Che sarà?

Ah! Se ancora un'altra volta
Ei ritorna al dolce amplesso,
Io morrò di gioia oppresso:
Così morte orror non ha.

Ah! Se questo è un bel sogno,
Ch'io non mi desti più! Presso la voce
Scorrerò la foresta,
Il figlio chiamerò...

Scena quinta

Corradino a spada nuda, indi Edoardo a spada nuda, e detti.

CORRADINO
(presentandosi improvvisamente da una parte della foresta)
Ferma, t'arresta.

RAIMONDO
Che pretendi?

CORRADINO
Fra noi
Terminare il cimento.

RAIMONDO
Lasciami un sol momento,
E a te ritornerò.

CORRADINO
Vile! Tu credi
Involarti così.

RAIMONDO
Che vil non sono
T'insegnerà il mo brando.

CORRADINO
Il brando tuo
Darà lampi e non colpi. I tuoi guerrieri,
Degni di te, ti abbandonaro, ed ora
Che teco a solo a battagliar discendo,
Chi ti difenderà?

Si scorge Edoardo discendere precipitosamente da un'altura.

EDOARDO
Io lo difendo.
Padre...

RAIMONDO
Figlio...

CORRADINO
Voi!

EDOARDO e RAIMONDO
M'abbraccia.

CORRADINO
Ma come!

RAIMONDO
Figlio.

EDOARDO
Padre.

CORRADINO
Voi!

CORRADINO, EDOARDO e RAIMONDO
Che istante!
Combattuto, delirante
Sogno? Veglio? ancor non so.

EDOARDO
Deh! serena il mesto ciglio,
Ci sorride la fortuna:
Al tuo sen ristringi il figlio,
Il tuo pianto terminò.

RAIMONDO
Ora sfido il mio periglio,
Mi sorride la fortuna:
Al mio sen ristringo il figlio;
Il mio pianto terminò.

CORRADINO
Oh! qual gelido veleno
Circolar mi sento in petto,
Un sospetto batte in seno,
La mia gioia terminò.

EDOARDO
Pugnar tu vuoi?

CORRADINO
Rispondi:
Qui libero ti vedo,
Dall'onor tuo lo chiedo:
I ceppi chi spezzò?

EDOARDO
Matilde.

CORRADINO
Che!.. Matilde!
No, tu mentisci: no.

EDOARDO
(con l'espressione dell'entusiasmo)
Matilde ha bella l'anima,
Matilde ha bello il core,
Matilde è tutt'amore,
Matilde mi salvò.

CORRADINO
(Io la credea sì tenera,
E l'empia m'ingannò!)

EDOARDO e RAIMONDO
(a Corradino)
All'armi, all'armi, o barbaro.
Vieni a pugnare, affrettati...
(fra loro)
Perché, perché sì torbido?..
Che pensa mai, che medita?..
Chi sa che idea terribile
Lo fa così agitar!

CORRADINO
(da sé, disperato)
Femmine tutte perfide!
(a Raimondo ed Edoardo)
Lasciatemi, involatevi.
(da sé)
Oh qual segreta smania
Il cor divora e lacera!
Ma di vendetta il fulmine.
Fra poco ha da piombar.

Corradino parte nell'eccesso della collera, ed Edoardo e Raimondo entrano nella selva.

Galleria nel castello di Corradino.

Scena sesta

La Contessa, indi Matilde.

CONTESSA
Edoardo fuggì. L'oro sedusse
Il facile custode. Qui signora
Era sola Matilde, e sovra a lei
Il sospetto cadrà. Di Corradino
L'alma conosco ed il furor. Fra poco
Vendicata sarò.

MATILDE
(Né alcun ritorna!
Ah! Mi palpita il cor!)

CONTESSA
(Ecco colei!
Ih! quanto fumo! Due minuti, e forse
Il fumo sparirà.)

Scena settima

Isidoro, indi Ginardo, Aliprando e detti.

ISIDORO
Ma che battaglia!
Che ticche tach! Che strette!
Sessantamila ne ho tagliati a fette!

MATILDE
Sessantamila!

ISIDORO
Tondo; o se mai sbaglio
Poco più; poco meno.

MATILDE e CONTESSA
E Corradino?

ISIDORO
Corradino verrà. Le teste grandi
Con il commodo lor fanno le cose.

GINARDO
Siam qui, belle ragazze.

ALIPRANDO
L'inimico
Ci vide e s'involò; ma il nostro eroe
Volle solo inoltrarsi
Nella foresta per trovar Raimondo,
E sfidarlo a duello.

MATILDE
E lo lasciaste?

ALIPRANDO
Severo il comandò. Vicino è il bosco;
Lo credea già tornato.

MATILDE
Che incertezza crudel! Qualche sventura
Mi predice il mio cor!

ISIDORO
(Quanta premura!)

MATILDE
Ah! per pietà correte
Ite in traccia di lui. Finché nol vedo,
Ah! no: non so s'io viva.

S'ode un forte rollo di tamburro.

ISIDORO
(spaventato, tremando)
Innocente son io.

GINARDO
Ecco che arriva.

Scena ottava

Corradino con quattro armigeri, e detti.
Tutti gli si affollano intorno, ed egli con un gesto risoluto li allontana.

CORRADINO
A me Edoardo. Va' Ginardo, vola:
Qui lo voglio all'istante.

CONTESSA
(Par che tutto già sappia.)

MATILDE
(Il suo sembiante,
Che tranquillo non è, mi dice assai.)

ALIPRANDO
(Concentrato così! Che sarà mai!)

ISIDORO
(cava un foglio, lo spiega e segue leggendo Corradino che passeggia smanioso e taciturno)
«A Sua Maestà spaventevolissima
Corradino Cuor di Ferro
Per la vittoriosa vittoria, in cui il vincitore
Vinse i vinti.

Sonetto Romantico.

Al tarappattattà dello tamburro
E al cicche ciacche di fulminee spade,
I nemici cascar, siccome cade
Dalla padella il liquefatto burro;

E... »

CORRADINO
Zitto.

ISIDORO
(piegando il foglio)
(Bell'incontro! Una pensione
Adesso è assicurata.)

GINARDO
(tornando)
Altezza, la prigione è diserrata.
Il custode è fuggito.
Edoardo non v'è.

ALIPRANDO
Che sento?

MATILDE
E come?

CONTESSA
(Oh gioia immensa!) E l'empio autor di questa
Trama infernal, chi sarà mai?

CORRADINO
(Prevedo
Qualche gran terremoto, e già le gambe
Mi diventano un x.)

CORRADINO
Bella Matilde,
Di questo avvenimento
Voi che cosa ne dite?

ISIDORO
(Il temporale
Par che pigli di là.)

MATILDE
Signor... mi sembra!..

Scena nona

Rodrigo con lettera e detti.

RODRIGO
Cento mila perdoni. Questa lettera
A Matilde Shabran recò un guerriero.
Me la dette e partì.

MATILDE
(la prende)
Lettera? Ebbene,
La leggerò con commodo.

CORRADINO
(con impero)
Leggetela.

MATILDE
Qual premura, signor?

CONTESSA
(Forse la sorte
Seconda il mio furor.)

CORRADINO
(a Matilde)
Tu...: perché tremi?

MATILDE
Io tremar?

CORRADINO
Leggi... Ieggi...

ALIPRANDO
(Ohimè! Che imbroglio!)

ISIDORO
(La grandine è vicina.)

CORRADINO
A me quel foglio.
(Corradino strappa il foglio a Matilde e legge fremendo)
«Alla bella Matilde Shabran; il tuo nome sarà scolpito nel mio cuore, anche dentro la tomba: e sarà l'ultima voce pronunziata dall'affettuoso mio labbro. Per te caddero i miei ceppi. Ah! non sarò felice, che quando mi getterò a' piedi della mia bella liberatrice.
Edoardo Lopez.»

È palese il tradimento.

MATILDE
Mente il foglio, o ad arte è scritto.

CONTESSA
Ella è rea.

MATILDE
Non ho delitto.
L'innocenza brillerà.

CONTESSA
Passagger che si confonde,
E inciampando balza e casca,

CORRADINO
Un vascello in preda all'onde
Quando bolle la burasca,

MATILDE
Una face, che lontana
Improvvisa manca e sviene,

ALIPRANDO
Un assalto di quartana,
Che tremar fa polsi e vene,

ISIDORO
Un poeta indebitato,
Che non sa come pagar,

GINARDO
Un castello fracassato,
Ch'è vicino a sprofondar,

MATILDE e CORRADINO
In sì tragico momento
D'impensato cangiamento,

CONTESSA, ISIDORO, GINARDO e ALIPRANDO
Rassomiglia al mio/suo cervello,
Che dubbioso, irresoluto,
Sconcertato, combattuto,
Cosa mai pensar non sa.

CORRADINO
Perfida, invan tu piangi.
È finto quell'affanno.
A morte ti condanno.

MATILDE, GINARDO e ALIPRANDO
A morte!

Matilde cade come svenuta sopra un sedile.

ISIDORO
Bagattella!

GINARDO e ALIPRANDO
(Sì giovane! Sì bella!)

CONTESSA
(Al fin son vendicatal
Comincio a trionfar.)

ISIDORO
(Povera disgraziata!
Mi vien da singhiozzar.)

MATILDE
Morir!.. Morir!.. Non palpito
Di morte al freddo orrore;
Ma il perdere il tuo cuore,
Questo gelar mi fa.

CORRADINO
Spergiura!

ALIPRANDO
Almen l'udite.

MATILDE
Signor, sono innocente.

ISIDORO, GINARDO e ALIPRANDO
Grazia per lei.

CORRADINO
No: mente.
Per lei non mi parlate
Invano mi tentate.
Morte su lei già sta.

GINARDO e ALIPRANDO
(Salvarla chi potrà?)

CONTESSA
(Oh! gioia! Ella morrà.)

ISIDORO
(Freddo venir mi fa.)

MATILDE
(Né troverò pietà.)

CORRADINO
Fra quattro armigeri - Immantinente
Presso al castello - Di Don Raimondo,
Dove precipita - L'ampio torrente,
Ora tu stesso - La guiderai;
Nella voragine - La gitterai.
Vita per vita - Trema per te.

MATILDE
Oh Ciel! Che fulmine!

GINARDO e ALIPRANDO
(Che rio decreto!)

CONTESSA
(M'inonda l'anima - Piacer secreto.)

ISIDORO
Ci vuole un core - Da can barbone,
Io son coniglio - Non son leone:
D'una giuncata - Sono il ritratto.
Questo mestiero - Mai non ho fatto.

CORRADINO
Vita per vita - Trema per te.

MATILDE
Io cadrò vittima - D'un tradimento
Ma pure, o barbaro - Non mi lamento,
Ché l'innocenza - Lieta mi fa.
E l'innocenza - Trionferà

CONTESSA
Per una femina - Che bel momento!
Il cor mi giubila - Nel suo tormento
Oh inesprimibile - Felicità!
Di più quest'anima - Bramar non sa.

GINARDO e ALIPRANDO
A quelle lagrime - A quell'accento
Il cor mi palpita - Straziar mi sento.
No: di colpevole - Volto non ha.
Misera giovine! - Morir dovrà.

CORRADINO
A quelle lagrime - A quell'accento
Dolce incantesimo - Nel cor mi sento;
Ma la mia collera - Trionferà.
(ad Isidoro ed agli armlgeri, con impero)
Precipitatela - Senza pietà.

ISIDORO
(da sé, figurandosi la caduta di Matilde)
Non è possibile - Fo testamento.
Che capitombolo! - Oh che spavento!
Pliffete plaffete - L'acqua farà...
(scuotendosi con paura)
Dice benissimo - Vostra Maestà.

Partono.

Bosco fra il castello di Corradino e di Raimondo presso la valle del torrente.

Scena decima

Edoardo, Udolfo e quattro armigeri della fazione Lopez, indi Isidoro di dentro.

EDOARDO
Forse tardi parlasti,
Forse tardi svelasti,
Che Matilde non fu; ma la Contessa,
Che sciolse i ceppi miei. Ah! Ch'io pavento
Qualche tremendo inganno;
Forse Matilde... ah! Ne morrei d'affanno.

S'ode un tamburo scordato, che s'avvicina suonando tristamente.

ISIDORO
(di dentro)
Alto!

EDOARDO
Facciam silenzio; nascondiamoci:
Gente armata e una femina s'avanza.

Si nascondono.

Scena undicesima

Matilde fra quattro armigeri guidati da Isidoro, e detti nascosti.

ISIDORO
Che serve il singhiozzar? Non v'è speranza.
Incrollabile io son.

MATILDE
Sono innocente.

ISIDORO
Nequaquam... ehi! Sentite attentamente.
Trattenetevi là.

Gli armigeri si ritirano.

MATILDE
Barbaro! E come
Ti regge il cuor?

ISIDORO
Il cuor? Ma voi che dite?
Io gettarvi nell'acqua? E che? Son pazzo?
Nemen le mosche a mezzo luglio ammazzo.
Udite, il tempo vola.
Vi lascio qui: ma datemi parola
Di buttarvi da voi... eh? Me la date?
Da brava: non burlate. A Corradino
Con gran sesquipedali parolone,
Io farò la superba relazione.
Per sempre addio: non ci vedrem mai più.
(Che si butti davvero? Eh! Non lo credo
Nemmeno se lo vedo. Ora a palazzo
Infilzerò bugia sopra bugia:
Poi colgo un contratempo, e scappo via.
Con finto pianto ora ingannar bisogna
Quella feroce, assassinesca razza.)
E morta... è morta; oh povera ragazza!
(entrando)

Scena dodicesima

Matilde, indi Edoardo, Udolfo ed armigeri.

MATILDE
Misera! Che farò fra questa bruna
Tortuosa foresta? Oh se sapesse
Il giovane Edoardo,
Che nel fior de' miei giorni,
Solo per lui son condannata a morte.
Sì: sull'ali del vento,
Volerebbe a salvarmi.

EDOARDO
(Oh ciel! Che sento?)

MATILDE
Ebbi pietà di te; ma i ferri tuoi
Io spezzar non dovea. Trama d'Averno
Parer mi fece rea, tu col tuo scritto
Al sognato delitto
Ogni dubbio togliesti!

EDOARDO
(Ah! Che mai feci!)

MATILDE
Innocente son io; ma che mi giova,
Se ad un'ingiusta morte
Son condannata intanto?

EDOARDO
Matilde non morrà. Tergi quel pianto.

No; Matilde: non morrai.
A svelar l'inganno io volo.
Co' i miei fidi or tu n'andrai,
Ti fia scudo il genitor:
A te sacro è il braccio e il cor.

MATILDE
Dileguate, o crudi affanni:
L'innocenza in me scintilla.
Cavalier, se tu m'inganni
Saria troppa crudeltà...
E Matilde ne morrà.

EDOARDO
Vanne e spera.

MATILDE
Un solo accento.

EDOARDO
Se sapessi...

MATILDE
Una parola.

EDOARDO
Periglioso è anche un momento.
La rivale...

MATILDE
Ah! Corri: vola.
Forse... oh Dei!. se tardi.. ah no!

Vanne, o caro: a te mi affido,
Innocente ho ii core in petto,
Se mi salvi, il fato io sfido,
E di gioia io morirò.

EDOARDO
Non temere: a me ti affida;
Di salvarti io ti prometto;
La rivale invan ti sfida:
Non tremar; ti salverò.

MATILDE
Sfoga pur, mia sorte irata,
Il tuo barbaro rigore;
Che quest'alma innamorata
Il tuo sdegno sprezzerà.

Ah! se m'ama il caro bene,
Cesseranno le mie pene.
Più fedel di questo core
Non si trova, non si dà.

EDOARDO
Sfoghi pur la sorte irata,
Il suo barbaro rigore;
Che a quell'alma desolata
È difesa l'amistà.

Ah! vicina al caro bene,
Cesseranno le tue pene.
Più fedel del tuo bel core;
Non si trova, non si dà.

Matilde parte con gli armigeri, ed Edoardo con Udolfo.

Galleria nel castello di Corradino.

Scena tredicesima

Corradino seduto presso un tavolino, la Contessa, Ginardo, Aliprando, indi Isidoro.

CORRADINO
(Pietà mi parli invano.
Vendicato sarò. Donna infedele!.
Né alcun ritorna ancor?)

CONTESSA
(Del mio trionfo
Il momento è vicino.)

CORRADINO
Di Matilde
Nessun nuova mi porta?
Ah! Matilde crudel!

ISIDORO
(entrando)
Matilde è morta.

ALIPRANDO
(Barbaro!)

GINARDO
(Dispietato! e tu...)

ISIDORO
(Silete,
Vel siletote vos: nel caso mio
Avreste fatto peggio.)

CORRADINO
Quell'infida
Che disse?

ISIDORO
Vi dirò. (Mi raccomando,
Spiritose invenzioni, e tu Rettorica,
Deh! non mi abbandonar.) Giunti del monte
Sul culmine scosceso e dirupato,
Io, col tuono d'un tragico arrabbiato,
Esclamai: mori, o banderuola errante.
E col piè tracotante
Io stesso la tremenda
Spintarella fatal le detti: ed essa
Capitombolò giù. L'acqua spezzata
Mi schizzò in faccia. Per tre volte a galla
Venne, e tre volte,.. oh vista!
Dir volea, stralunando
Le luci immerse nell'eterna eclisse:
Corradino birba... ma non lo disse.

ALIPRANDO
Sventurata!

CORRADINO
Ne godo.

ISIDORO
(Se la beve.)

CONTESSA
Dottor: la tua protetta
Si fece poco onor. Già si sognava
Il talamo, il comando;
Ma il velo si squarciò; ma finalmente
Matilde apparve rea.

Scena quattordicesima

Edoardo e Udolfo entrando, e detti.

EDOARDO
Ella è innocente.

CORRADINO
Quale ardir?

GINARDO
Che sarà?

EDOARDO
Signor, perdona:
È pietade, è dover, che al tuo castello
Rivolge i passi miei.
Ingannato tu sei;
Matilde rea non è. Mira il custode
Che mi disciolse, e meco
S'involò. Ah! tardi mi svelò l'arcano!
Onde render Matilde
Dai tuoi sospetti oppressa
Fu comprato costui dalla Contessa.

CORRADINO
(ad Isidoro)
Matilde non è rea! Perfido! E tu...

ISIDORO
(Questa non è più aria
Per un figlio di Apollo:
Marco - Sfila, Isidoro, e gambe in collo.)
(parte tacitamente)

CONTESSA
(Qual fulmine è mai questo!)

CORRADINO
Anima rea!
Per te cadde Matilde,
E tu resisti ancor? Fuggi, t'invola
Dal provocato mio sdegno feroce.

La Contessa parte.

Parmi ascoltar la voce
Della bella innocente. Ombra diletta,
Fermati, senti, aspetta.
Ti rivedrò... ti rivedrò, nell'onde
Che ti fur tomba io vuo' piombar, e teco
Nel giardin dell'Eliso
Favellerò d'amor spirto indiviso.

Matilde, anima mia,
Ti rivedrò fra poco.
Le pene sue per gioco
Rammenterà il mio cor.

ALIPRANDO e GINARDO
Signore, a poco a poco
Si calmerà il tuo cor.

EDOARDO
(Amore a poco a poco
Consolerà quel cor.)

CORRADINO
Nei vortici fatali
Vado a incontrar la morte,
E la mia cruda sorte
Renderà dolce amor.

Qual sarà mai la gioia
Allorché a lei d'accanto
Versando un dolce pianto
D'amor le parlerò;

Se nel pensarlo solo
Ogni più acerbo duolo
Già nel mio sen cessò!

ALIPRANDO e GINARDO
Che inaspettato evento!
Che istante di dolor!

EDOARDO
(In sì crudel tormento
Si cangerà quel cor.)

Parte seguito in fretta dagli altri.

Montagna dirupata in fondo da cui si precipita un ampio torrente, che si perde in una voragine. Da un lato castello di Don Raimondo con ponte levatore, nell'innanzi selva con sasso.

È notte.

Scena quindicesima

Isidoro fugiasco di dentro, indi in scena con Ianterna accesa. Dopo Corradino di dentro su la montagna.

ISIDORO
«Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura,
Che la diritta via era smarrita»
Fra il digiuno, la notte e la paura,
Scivolo ad ogni passo.
(attacca la lanterna ad un albero)
Mettiamoci a seder su questo sasso.
Ohimè! Questo è il torrente
Dove Matilde si sarà buttata.
(Avesse da venir l'ombra affogata!)
Ma si sarà affogata?
Se non scappavo presto, Corradino
Si sfogava con me...

S'ode la campana del castello.

Che suono è questo?
Eh! Suoneranno a fuoco; manco male,
Che sto all'acqua vicino.

CORRADINO
Matilde, ecco ti seguo.

ISIDORO
Ah! Corradino!
Misericordia! Aiuto!
(nel prender la lanterna gli si smorza)
Peggio, peggio:
Anche il lume è smorzato;
Felicissima notte.

Scena sedicesima

Si cala il ponte levatore, ed esce Don Raimondo seguito da quattro armigeri con faci. La selva rimane ingombrata da' contadini guidati da Egoldo con faci. Su la montagna si scorge Corradino trattenuto da Aliprando e da Ginardo; intanto Edoardo scende dal ponte, traversa la pianura e corre al castello.

RAIMONDO
Chi ha gridato?

ALIPRANDO
Fermatevi, signore.

GINARDO
È troppo strano
Questo vostro furor.

CORRADINO
Tentate invano
Trattenermi, importuni. Entro quell'onde
Precipitar mi voglio.

ISIDORO
(Lo lasciassero far!)

EDOARDO
(Questo è il momento!)
(entra nel castello)

CORRADINO
No: viver più non deggio. In cor mi sento
Una vampa, un incendio;
Lo spegnerò fra i vortici
Ove Matilde mia trovò la morte.

Scena ultima

Edoardo porta per mano Matilde fuori del castello, e detti.

MATILDE
Matilde non morì.

GINARDO, ALIPRANDO e ISIDORO
Che vedo?

CORRADINO
Oh sorte!
(scende infretta dalla montagna)

RAIMONDO
(ad Isidoro.)
Foste voi, che nell'acqua
La faceste cascar?

ISIDORO
Sì, per metafora:
Fu parlar figurato,
Fu licenza poetlca.

CORRADINO
Mia vita!
Illusione non è. Vivi, ti vedo;
Di': mi perdoni? A' piedi tuoi...

MATILDE
Che speri?
Ch'io stenda la mia mano
A un crudele, a un feroce, a un uom che sogna
Sempre stragi e furor? Se tua mi vuoi,
Apri il tuo cuore alla bontà. Raimondo
Stringi al tuo seno.

CORRADINO
E poi?

MATILDE
Prima obbedisci.

CORRADINO
Eterna pace io giuro.
Matilde? Ebben?

MATILDE
Son tua, son tua per sempre.
Grazie, caro Edoardo.
Medico, abbiamo vinto.
(ad Isidoro)
Per le nozze
Da te voglio un sonetto. (Ah manca solo
A tanti miei trofei, che la Contessa
Viva mi veda, e sposa a lui.) Signore,
L'affanno terminò, trionfa amore.

Ami alfine? E chi non ama?
Ama l'aura, l'onda, il fiore.
Se di te trionfa Amore
Non ti devi vergognar.

Agli affanni suoi segreti
Son soggetti anche i guerrieri,
Anche i medici e i poeti
Son costretti a sospirar.

Non è vero?

EDOARDO, CORRADINO, GINARDO, ALIPRANDO e RAIMONDO
Anzi è verissimo.

ISIDORO
Ancor io dovetti amar,
E sette anni singhiozzar,
E fu cosa da crepar.

CORO ed EGOLDO
Dunque al castel talora
Verrem da voi, signora,
E niun ci scaccierà?
Eguale avete l'anima
Del volto alla beltà.

MATILDE
Tace la tromba altera,
Spira tranquillità.
Amor la sua bandiera
Intorno spiegherà.

Femmine mie, guardate:
L'ho fatto delirar.
Femmine, siamo nate
Per vincere e regnar.

IL CORO e GLI ALTRI
Le femmine son nate
Per vincere e regnar.



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© DRG, 25. November 1997