Atto secondo

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Piccola sala come nell’atto primo.


Scena prima
Elvira, Zulma, Haly e coro di eunuchi


Coro
Uno stupido, uno stolto
diventato è Mustafà.
Questa volta amor l’ha colto;
gliel’ha fatta come va.

Zulma
L’italiana è franca e scaltra.

Elvira e Haly
La sa lunga più d’ogni altra.

Elvira, Zulma e Haly
Quel suo far si disinvolto
gabba i cucchi ed ei no’l sa.

Coro
Questa volta amor l’ha colto;
gliel’ha fatta come va.

Elvira
Haly, che te ne par? Avresti mai
in Mustafà creduto
un sì gran cambiamento, e sì improvviso?

Haly
Mi fa stupore e insiem mi muove a riso.

Zulma
Forse è un bene per voi. Sua moglie intanto
voi siete ancor. Chi sa che dalla bella
dileggiato e schernito
egli alfin non deventi un buon marito?

Haly
Ei vien... Flemma... Per ora
secondate, o signora, i suoi capricci.
La bontà vostra, il tempo o la ragione
forse la benda gli trarran dal ciglio.

Zulma
Tu parli ben.

Elvira
Mi piace il tuo consiglio.




Scena seconda
Mustafà e detti


Mustafá
Amiche, andate a dir all’italiana
che io sarò tra mezz’ora
a ber seco il caffè! Se mi riceve
a quattr’occhi, buon segno... il colpo è fatto.
Allor... Vedrete allor come io la tratto.

Zulma
Vi servirem.

Elvira
Farò per compiacervi
tutto quel che io potrò.

Zulma
Ma non crediate
così facil l’impresa. E’ finta...

Elvira
E’ scaltra
più assai che non credete.

Mustafá
Ed io sono un baggian? sciocche che siete.
Dallo schiavo italian, che mi ha promesso
di servir le mie brame, ho già scoperto
l’umor di lei. Le brutte
non farien nulla, e prima d’avvilirsi
certo son io che si faria scannare.
L’ambizion mi pare
che possa tutto in lei. Per questa via
la piglierò. Quel goffo di suo zio
trar saprò dalle mie. Vedrete in somma
quel che io so far. Haly, vien meco, e voi
recate l’ambasciata. Ah se riesce
quello che già pensai,
la vogliam veder bella.

Haly
E bella assai.

(via tutti)




Scena terza
Isabella e Lindoro


Isabella
Qual disdetta è la mia! Onor e patria
e fin me stessa oblio; su questo lido
trovo Lindoro, e lo ritrovo infido!

Lindoro
(a Isabella che va per partire)
Pur ti riveggo... Ah no, t’arresta.
Adorata Isabella, in che peccai,
che mi fuggi così?

Isabella
Lo chiedi ancora?
Tu che sposo ad Elvira?..

Lindoro
Io! di condurla,
non di sposarla, ho detto, e sol m’indussi
per desio d’abbracciarti.

Isabella
E creder posso?

Lindoro
M’incenerisca un fulmine, se mai
pensai tradir la nostra fede.

Isabella
(pensosa)
Hai core?
T’è caro l’amor mio, l’onor ti preme.

Lindoro
Che far degg’io?

Isabella
Fuggir dobbiamo insieme.
Quell’istesso vascel... Qualche raggiro
qui bisogna intreecciar. Sai che una donna
non v’ha di me più intraprendente e ardita.

Lindoro
Cara Isabella, ah tu mi torni in vita.

Isabella
T’attendo nel boschetto. Inosservati
concerteremo i nostri passi insieme.
Separiamci per or.

Lindoro
Verrò, mia speme.

(Isabella parte.)

Oh come il cor di giubilo
esulta in questo istante!
Trovar l’irata amante,
placar sua crudeltà.
Son questi, amor, tuoi doni,
son questi tuoi diletti.
Ah tu sostien gli affetti
di mia felicità.
(parte)



Scena quarta
Mustafà, indi Taddeo, poi Haly con due mori, i quali portano un turbante, un abito turco, una sciabola; e coro di eunuchi


Mustafá
Ah se da solo a sola
m’accoglie l’italiana... Il mio puntiglio
con questa signorina
è tale, che io ne sembro innamorato.

Taddeo
Ah! signor Mustafà.

Mustafá
Che cosa è stato?

Taddeo
Abbiate compassion d’un innocente.
Io non v’ho fatto niente...

Mustafá
Ma spiegati... cos’hai?

Taddeo
Mi corre dietro
quell’amico del palo.

Mustafá
Ah ah!.. capisco.
E questa è la cagion del tuo spavento?

Taddeo
Forse il palo in Algeri è un complimento?
Eccolo... Ohimè..

Mustafá
Non dubitar. Ei viene
d’ordina mio per onorarti. Io voglio
mostrar quanto a me cara è tua nipote.
Perciò t’ho nominato
mio gran Kaimakan.

Taddeo
Grazie, obbligato.

(Haly mette l’abito turco a Taddeo, poi il turbante: indi Mustafà gli cinge la sciabola. Intanto i turchi, con gran riverenza ed inchini, contano il cor.)

Coro
Viva il grande Kaimakan,
protettor dei Mussulman.
Colla forza dei leoni,
coll’astuzia dei serpenti,
geneoroso il ciel ti doni
faccia franca e buoni denti.
Protettor del Mussulman,
viva il grande Kaimakan.

Taddeo
Kaimakan! Io non capisco niente.

Mustafá
Vuol dire Luogotenente.

Taddeo
E per i meriti
della nostra nipote a questo impiego
la vostra signoria m’ha destinato?

Mustafá
Appunto, amico mio.

Taddeo
Grazie, obbligato.
(O povero Taddeo.) Ma io... signore...
se debbo aprivi il core,
son veramente un asino. V’accerto
che so leggere appena.

Mustafá
Ebben, che importa?
Mi piace tua nipote, e se saprai
mettermi in grazia a lei, non curo il resto.

Taddeo
(Messer Taddeo, che bell’impiego è questo?)
Ho un gran peso sulla testa,
in quest’abito m’imbroglio;
se vi par la scusa onesta,
Kaimakan esser non voglio,
e ringrazio il mio signore
dell’onore che mi fa.
(Egli sbuffa... Ohimè! che occhiate!)
Compatitemi... ascoltate...
(Spiritar costui mi fa.
Qua bisogna far un conto:
se ricuso... il palo è pronto.
E se accetto?.. è mio dovere
di portargli il candeliere.
Ah Taddeo, che bivio è questo!
Ma quel palo?.. che ho da far?)
Kaimakan, signore, io resto,
non vi voglio disgustar.

Coro
Viva il grande Kaimakan
protettor de’ Mussulman.

Taddeo
Quanti inchini! quanti onori!
Mille grazie, miei signori,
non vi state a incomodar.
Per far tutto quel che io posso,
signor mio, col basto indosso,
alla degna mia nipote
or mi vado a presentar.
(Ah Taddeo! quant’era meglio
che tu andassi in fondo al mar.)
(parte)



Appartamente magnifico a pian terreno con una loggia deliziosa in prospetto, che corrisponde al mare. A destra l’ingresso a varie stanze.



Scena quinta
Isabella innanzi ad uno specchio grande portati­le, che finisce d’abbigliarsi alla turca. Elvira e Zulma, poi Mustafà, Taddeo e Lindoro



Zulma
(Buon segno pe’l Bey.)

Elvira
(Quando s’abbiglia,
la donna vuol piacer.)

Isabella
Dunque a momenti
il signor Mustafà mi favorisce
a prender il caffè? Quanto è grazioso
il signor Mustafà.
Ehi... Schiavo... Chi è di là?

Lindoro
Che vuol, signora?

Isabella
Asinaccio, due volte
ti fai chiamar?.. Caffè.

Lindoro
Per quanti?

Isabella
Almen per tre.

Elvira
Se ho bene inteso
con voi da solo a sola
vuol prenderlo il Bey.

Isabella
Da solo a sola?..
E sua moglie mi fa tali ambasciate?

Elvira
Signora...

Isabella
Andate... andate...
Arrossisco per voi.

Elvira
Ah se sapeste
che razza d’uomo è il mio!

Lindoro
Più di piacergli
si studia, e più disprezzo ei le dimostra.

Isabella
Finché fate così, la colpa è vostra.

Elvira
Ma che cosa ho da fare?

Isabella
Io, io v’insegnerò. Va in bocca al lupo
chi pecora si fa. Sono le mogli,
fra noi, quelle che formano i mariti.
Orsù: fate a mio modo. In questa stanza
ritiratevi.

Elvira
E poi?

Isabella
Vedrete come
a Mustafà farò drizzar la testa.

Zulma
(Che spirito ha costei!)

Elvira
(Qual donna è questa!)

Isabella
(alle schiave)
Voi restate: (a momenti
ei sarà qui) finiamo d’abbigliarci.
Ch’egli vegga... ah! sen viene:
or tutta l’arte a me adoprar conviene.
(si mette ancora allo specchio, abbigliandosi, servita dalle schiave)
(Mustafà, Taddeo, Lindoro restano indietro, ma in situazione di veder tutto.)
Per lui che adoro,
ch’è il mio tesoro,
più bella rendimi,
madre d’amor.
Tu sai se l’amo,
piacergli io bramo:
grazie, prestatemi
vezzi e splendor.
(Guarda, guarda, aspetta, aspetta...
tu non sai chi sono ancor.)

Mustafá
(Cara... bella! Una donnetta
come lei non vidi ancor.)

Taddeo e Lindoro
(Furba!.. ingrata! maledetta:
come lei non vidi ancor.)

Isabella
Questo velo è troppo basso...
Quelle piume un po’ girate...
Non così... voi m’inquietate...
megli sola saprò far.
Bella quanto io bramerei
temo a lui di non sembrar.
(Turco caro, già ci sei,
un colpetto, e dei cascar.)

Mustafá, Taddeo e Lindoro
(Oh che donna è mai costei!
Faria ogn’uomo delirar.)
(Isabella parte, le schiave si ritirano.)



Scena sesta
Mustafà, Taddeo, Lindoro, poi Elvira


Mustafá
Io non risisto più: quest’Isabella
è un incanto: io non posso
star più senza di lei...
Andate... conducetela.

Lindoro
Vo tosto.
(Così le parlerò)
(esce)

Mustafá
(a Taddeo)
Vanne tu pure...
Fa’ presto... va’... che fai!..

Taddeo
Ma adesso... or io
che sono Kaimakan... vede...

Mustafá
Cercarla,
chiamarla e qui condurla è tuo dovere.

Taddeo
Isabella... Isabella... (Oh che mestiere!)

Lindoro
Signor, la mia padrona
a momenti è con voi.

Mustafá
(Dimmi: scoperto
hai qualche cosa?)

Lindoro
(In confidenza... acceso
è il di lei cor: ma ci vuol flemma.)

Mustafá
(Ho inteso.)
Senti, Kaimakan, quando io starnuto
levati tosto, e lasciami con lei.

Taddeo
Ah! Taddeo de’ Taddei, a qual cimento...
a qual passo sei giunto!)

Mustafá
Ma che fa questa bella?

(Entra Isabella.)

Lindoro
Eccola appunto.

Mustafá
Ti presento di mia man
ser Taddeo Kaimakan.
Da ciò apprendi quanta stima
di te faccia Mustafà.

Isabella
Kaimakan? a me t’accosta.
Il tuo muso è fatto a posta.
Aggradisco, o mio signore
questo tratto di bontà.

Taddeo
Pe’ tuoi meriti, nipote,
son salito a tanto onore.
Hai capito? Questo core
pensa adesso come sta.

Lindoro
(a Mustafà in disparte)
Osservate quel vestito,
parla chiaro a chi l’intende,
a piacervi adesso attende,
e lo dice a chi no’l sa.

Isabella
Ah! mio caro.

Mustafá
Eccì.

Taddeo
(Ci siamo.)

Isabella e Lindoro
Viva.

Taddeo
(Crepa.)

Mustafá
Eccì...

Taddeo
(Fo il sordo.)

Mustafá
(Maledetto quel balordo:
non intende, e ancor qui sta.)

Taddeo
(Ch’ei starnuti finché scoppia:
non mi muovo via di qua.)

Isabella e Lindoro
(L’uno spera e l’altro freme.
Di due sciocchi uniti insieme
oh che rider si farà!)

Isabella
Ehi!... Caffè...

(Due mori portano il caffè.)

Lindoro
Siete servita.

Isabella
(va a levar Elvira)
Mia signora, favorite.
E’ il marito che v’invita:
non vi fate sì pregar.

Mustafá
(Cosa viene a far costei?)

Isabella
Colla sposa sia gentile...

Mustafá
(Bevo tosco... sputo bile.)

Taddeo
(Non starnuta certo adesso.)

Lindoro
(E’ ridicola la scena.)

Mustafá
Io non so più simular.)

Isabella
Via guardatela...

Mustafá
(sottovoce ad Isabella)
(Briccona!)

Isabella
E’ sì cara!

Mustafá
(E mi canzona!)

Elvira
Un’occhiata...

Mustafá
Mi lasciate.

Lindoro
Or comanda?..

Isabella
Compiacenza...

Elvira
Sposo caro...

Isabella
Buon padrone...

Isabella, Elvira, Lindoro e Taddeo
Ci/la dovete consolar.

Mustafá
Andate alla malora.
Non sono un babbuino...
Ho inteso, mia signora,
la noto a taccuino.
Tu pur mi prendi a gioco,
me la farò pagar.
Ho nelle vene un foco,
più non mi so frenar.

Isabella, Elvira, Lindoro, Taddeo e Mustafá
Sento un fremito, un foco, un dispetto...
Agitata/o, confusa/o, fremente
il mio core, la testa, la mente
delirando, perdendo si va.
In sì fiero contrasto e periglio
chi consiglio, conforto mi da?




Piccola sala, come alla scena prima dell’atto secondo.


Scena settima
Haly solo


Haly
Con tutta la sua boria
questa volta il Bey perde la testa.
Ci ho gusto. Tanta smania
avea d’una italiana... Ci vuol altro
colle donne allevate in quel paese,
ma va ben ch’egli impari a proprie spese.
Le femmine d’Italia
son disinvolte e scaltre,
e sanno più dell’altre
l’arte di farsi amar.
Nella galanteria
l’ingegno haraffinato:
e suol restar gabbato
chi le vorria gabbar.
(via)



Scena ottava
Taddeo e Lindoro


Taddeo
E tu speri di togliere Isabella
dalle man del Bey?

Lindoro
Questa è la trama,
ch’ella vi prega e brama
che abbiate a secondar.

Taddeo
Non vuoi?.. Per bacco!
Già saprai chi son io.

Lindoro
Non siete il signor zio?

Taddeo
Ah! ah! ti pare?

Lindoro
Come?.. come?..

Taddeo
Tu sai quel che più importa,
e ignori il men? D’aver un qualche amante
non t’ha mai confidato la signora?

Lindoro
So che un amante adora: è per lui solo
ch’ella...

Taddeo
Ebben. Son quell’io.

Lindoro
Me ne consolo.
(Ah, ah.)

Taddeo
Ti giuro, amico,
che in questo brutto intrico altro conforto
io non ho che il suo amor. Prima d’adesso
non era, te’l confesso,
di lei troppo contento. Avea sospetto
ch d’un certo Lindoro
suo primo amante innamorata ancora
volesse la signora
farsi gioco di me. Ma adesso ho visto
che non v’ha cicisbeo
che la possa staccar dal suo Taddeo.

Lindoro
Viva, viva (ah, ah!) ma zitto: appunto
vien Mustafà. Coraggio,
secondate con arte il mio parlare.
Vi dirò poi quello che avete a fare.



Scena nona
Mustafà e detti


Mustafá
Orsù: la tua nipote con chi crede
d’aver che far? Preso m’avria costei
per un de’ suoi babbei?

Lindoro
Ma perdonate.
Ella a tutto è disposta.

Taddeo
E vi lagnate?

Mustafá
Dici davver?

Lindoro
Sentite. In confidenza
ella mi manda a dirvi
che spasima d’amor.

Mustafá
D’amor?

Taddeo
E quanto!

Lindoro
Che si crede altrettanto
corrisposta...

Mustafá
Oh, sì, sì.

Lindoro
Ma dove andate!

Mustafá
Da lei.

Taddeo
No, no: aspettate.

Lindoro
Sentite ancora.

Mustafá
Ebben?

Lindoro
M’ha detto infine
che a rendervi di lei sempre più degno,
ella ha fatto il disegno,
con gran solennità fra canti e suoni,
e al tremolar dell’amorose faci,
di volervi crear suo Pappataci.

Mustafá
Pappataci! che mai sento!
La ringrazio. Son contento.
Ma di grazia, Pappataci
che vuol poi significar?

Lindoro
A color che mai non sanno
disgustarsi col bel sesso,
in Italia vien concesso
questo titol singolar.

Taddeo
Voi mi deste un nobil posto.
Or ne siete corrisposto.
Kaimakan e Pappataci
siamo là: che ve ne par?

Mustafá
L’italiane son cortesi,
nate son per farsi amar.

Lindoro e Taddeo
(Se mai torno a’ miei paesi
anche questa è da contar.)

Mustafá
Pappataci...

Lindoro
E’ un bell’impiego.

Taddeo
Assai facil da imparar.

Mustafá
Ma spiegatemi, vi prego:
Pappataci, che ha da far?

Lindoro e Taddeo
Fra gli amori e le bellezze,
fra gli scherzi e le carezze
dee dormir, mangiare e bere,
ber, dormir, e poi mangiar.

Mustafá
Bella vita!.. oh che piacere!
Io di più non so bramar.
(via tutti)



Scena decima
Haly e Zulma


Haly
E può la tua padrona
credere all’italiana?

Zulma
E che vuoi fare?
Da tutto quel che pare, ella non cura
gli amori del Bey; anzi s’impegna
di regolarne le sue pazze voglie
sì che torni ad amar la propria moglie.
Che vuoi di più?

Haly
Sarà. Ma a quale oggetto
donar tante bottiglie di liquori
agli eunuchi ed ai mori?

Zulma
Per un giouco,
anzi, per una festa
che dar vuole al Bey.

Haly
Ah ah! scometto
che costei gliela fa.

Zulma
Suo danno. Ho gusto;
lascia pur che il babbeo faccio a suo modo.

Haly
Per me... vedo, non parlo e me la godo.
(Via.)




Appartamento magnifico come alla scena quinta.


Scena undicesima
Taddeo, Lindoro, indi Isabella e un coro di schiavi italiani


Taddeo
Tutti i nostri italiani
ottener dal Bey spera Isabella?

Lindoro
E gli ottiene senz’altro.

Taddeo
Ah saria bella!
Ma con qual mezzo termine?

Lindoro
Per fare
la cerimonia.

Taddeo
Ih... ih... ih...

Lindoro
Di loro
altri saran vestiti
da Pappataci, ed altri
qui a suo tempo verran sopra il vascello.

Taddeo
Ih... ih. gioco più bello
non si può dar. Ma eccola... Per bacco!
seco ha gli schiavi ancor.

Lindoro
N’ero sicuro.

Taddeo
Quanto è brava costei!

Lindoro
Con due parole
agli sciocchi fa far quello che vuole.

Coro
Pronti abbiamo e ferri e mani
per fuggir con voi di qua.
Quanto vaglian gl’Italiani
al cimento si vedrà.

Isabella
Amici, in ogni evento
m’affido a voi. Ma già fra poco io spero,
senza rischio e contesa,
di trarre a fin la meditata impresa.
Perchè ridi, Taddeo? Può darsi ancora
ch’io mi rida di te.
(a Lindoro)
Tu impallidisci,
schiavo gentil? ah! se pietà ti desta
il mio periglio, il mio tenero amore,
se parlano al tuo core
patria, dovere, onor, dagli altri apprendi
a mostrarti Italiano; e alle vicende
della volubil sorte
una donna t’insegni ad esser forte.
Pensa alla patria, e intrepido
il tuo dover adempi:
vedi per tutta Italia
rinascere gli esempi
d’ardire e di valor.
(a Taddeo)
Sciocco! tu ridi ancora?
Vanne, mi fai dispetto.
(a Lindoro)
Caro, ti parli in petto
amor, dovere, onor.
Amigi in ogni evento...

Coro
Andiam. Di noi ti fida.

Isabella
Vicino è già il momento...

Coro
Dove a te par ci guida.

Isabella
Se poi va male il gioco...

Coro
L’ardir trionferà.

Isabella
Qual piacer! Fra pochi istanti
rivedrem le patrie arene.
(Nel periglio del mio bene
coraggiosa amor mi fa.)

Coro
Quanto vaglian gl’Italiani
al cimento si vedrà.
(Via.)



Scena dodicesima
Taddeo, indi Mustafà


Taddeo
Che bel core ha costei! Chi avria mai detto
che un sì tenero affetto
portasse al suo Taddeo!.. Far una trama,
corbellar un Bey, arrischiar tutto
per esser mia...

Mustafá
Kaimakan...

Taddeo
Signore.

Mustafá
Tua nipote dov’è?

Taddeo
Sta preparando
quello ch’è necessario
per far le cerimonie. Ecco il suo schiavo,
che qui appunto ritorna, e ha seco il coro
de’ Pappataci.

Mustafá
E d’onorarmi adunque
la bella ha tanta fretta?

Taddeo
E’ l’amor che la sprona.

Marianna
Oh! benedetta.



Scena tredicesima
Lindoro con un coro di pappataci, e detti


Lindoro
Dei Pappataci s’avanza il coro:
la cerimonia con gran decoro
adesso è tempo di cominciar.

Coro
I corni suonino, che favoriti
son più dei timpani nei nostri riti,
e intorno facciano l’aria echeggiar.

Taddeo
Le guancie tumide, le pancie piene
fanno conoscere che vivon bene.

Lindoro e Taddeo
(Ih... ih... dal ridere sto per schiattar.)

Mustafá
Fratei carissimi, tra voi son lieto.
Se d’entrar merito nel vostro ceto
sarà una grazia particolar.

Coro
Cerca i suoi comodi che ha sale in zucca.
Getta il turbane, metti parrucca,
leva quest’abito, che fa sudar.
(Levano il turbante e l’abito a Mustafà e gli mettono in testa una parrucca e l’abito di Pappa­taci.)

Mustafá
Questa è una grazia particolar.

Lindoro e Taddeo
(Ih... ih... dal ridere sto per schiattar.)




Scena quattordicesima
Isabella e detti


Isabella
Non sei tu che il grado eletto
brami aver di Pappataci?
Delle belle il prediletto
questo grado ti farà.
Ma bisogna che tu giuri
d’eseguirne ogni dovere.

Mustafá
Io farà con gran piacere
tutto quel che si vorrà.

Coro
Bravo, ben: così si fa.

Lindoro
Siate tutti attenti e cheti
a sì gran solennità.
(a Taddeo, dandogli un foglio da leggere)
A te: leggi.
(a Mustafà)
E tu ripeti
tutto que ch’ei ti dirà.
(Taddeo legge e Mustafà ripete tutto verso per verso.)

Taddeo
Di veder e non veder,
di sentir e non sentir,
per mangiare e per goder
di lasciare e fare e dir
io qui giuro e poi scongiuro
Pappataci Mustafà.

Coro
Bravo, ben: così si fa.

Taddeo
(come sopra)
Giuro inoltre all’occasion
di portar torcia e lampion,
e se manco al giuramento
più non m’abbia un pel sul mento.
Tanto giuro e poi scongiuro
Pappataci Mustafà.

Coro
Bravo, ben: così si fa.

Lindoro
Qua la mensa.

(si porta un tavolino con vivande e bottiglie.)

Isabella
Ad essa siedano
Kaimakan e Pappataci.

Coro
Lascia pur che gli altri facciano:
tu qui mangia, bevi e taci.
Questo è il rito primo e massimo
della nostra società.

Taddeo e Mustafá
Buona cosa è questa qua.

Isabella
Or si provi il candidato.
Caro...

Lindoro
Cara...

Mustafá
Ehi!.. Che cos’è?

Taddeo
Tu non fai quel che hai giurato?
Io t’insegno. Bada a me.

Isabella e Lindoro
Vieni, o caro/a.

Taddeo
Pappataci.
(mangia di gusto senza osservar gli altri)

Isabella e Lindoro
Io t’adoro.

Taddeo
Mangia e taci.

Mustafá
Basta, basta. Ora ho capito.
Saper far meglio di te.

Taddeo
(Che babbeo!)

Lindoro
Che scimunito!
Me la godo per mia fé.)

Isabella
Così un vero Pappataci
tu sari da capo a piè.



Scena quindicesima
Comparisce un vascello, che s’accosta alla loggia con marinari e schiavi europei, che canta­no il coro


Coro
Son l’aure seconde, - Tranquille son l’onde.
Su presto salpiamo: non stiamo a tardar.

Lindoro
Andiam, mio tesoro.

Isabella
Son teco, Lindoro.

Isabella e Lindoro
C’invitano adesso la patria e l’amor.

Taddeo
Lindoro!.. che sento!.. Quest’è un tradimento.
Gabbati e burlati noi siamo signor.

Mustafá
Io son Pappataci.

Taddeo
Ma quei...

Mustafá
Mangia e taci.

Taddeo
Ma voi...

Mustafá
Lascia fare.

Taddeo
Ma io...

Mustafá
Lascia dir.

Taddeo
Ohimè! che ho da fare? restare o partir?
V’è il palo, se resto: se parto il lampione.
Lindoro, Isabella: son qua colle buone,
a tutto m’adatto, non so più che dir.

Isabella e Lindoro
Fa’ presto, se brami con noi di venir.




Scena ultima
Elvira, Zulma, Haly, Mustafà e coro d’eunuch


Zulma e Haly
Mio signore.

Elvira
Mio marito.

Zulma, Elvira e Haly
Cosa fate?

Mustafá
Pappataci!

Zulma, Elvira e Haly
Non vedete?

Mustafá
Mangia e taci.
Di veder e non veder,
di sentir e non sentir,
io qui giuro e poi scongiuro
Pappataci Mustafà.

Zulma, Elvira e Haly
Egli è matto.

Isabella, Lindoro e Taddeo
Il colpo è fatto.

Tutti eccetto Mustafá
L’italiana se ne va.

Mustafá
Come... come... ah, traditori!
Presto, turchi... eunuchi... mori.

Zulma, Elvira e Haly
Son briachi tutti quanti.

Mustafá
Questo scorno a Mustafà?

Coro
Chi avrà cor di farsi avanti
trucidato qui cadrà.

Mustafá
Sposa mia: non più italiane.
Torno a te. Deh! mi perdona...

Zulma, Elvira e Haly
Amorosa, docil, buona
vostra moglie ognor sarà.

Tutti col Coro
Andiamo/Padroni...
Buon viaggio/Stien bene.
Possiamo/potete contenti lasciar queste arene.
Timor né periglio per noi/voi più non v’ha.
La bella italiana venuta in Algeri
insegna agli amanti gelosi ed alteri,
che a tutti, se vuole, la donna la fa.
 
 
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© DRG, 23. März 2001