Atto secondo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 |




Gabinetto reale



Scena prima
Grandi del regno, indi Polibio, poi Siveno

Coro
Ah che la doglia amara
si legge nel suo volto,
in qual periglio è avvolto,
misero genitor!

Polibio
Ove la cara figlia
involata sarà; per ogni intorno
la cerco, e non la trovo;
dove il perfido, oh Dio,
avrà tratta Lisinga?
O figlia mia, o solo mio diletto,
per te mille tormenti io sento in petto.
Come sperar riposo,
dove trovar la figlia?
Di voi chi mi consiglia;
misero, che farò?
Nel rammentar quel perfido
avvampo di furore,
il vile traditore
per le mie man morrà.

Siveno
Venite, o fidi miei,
Lisinga a liberar.

Polibio
L’indegno, ove s’asconde
da te scoperto fu?

Siveno
Tutto m’è noto, o padre.

Polibio
Oh sorte qual momento!
Tutte le furie io sento
per vendicarmi ancor.

Polibio, Siveno e Coro
Si voli dunque a lei;
a noi rendete, o Dei,
Lisinga per pietà.
(partono)





Luoghi remoti poco lungi dalla città.



Scena seconda
Eumene, che conduce Lisinga scortato da’ suoi, indi Siveno e Polibio con loro seguito

Lisinga
Dove vuoi trarmi,
perfido traditor?

Eumene
Alta cagion m’induce
di qui celarti...

Lisinga
Crudel, t’intendo, dal diletto sposo,
dal mio buon genitor strappar mi vuoi,
e trarmi forse...

Eumene
No, non temer; amo Siveno;
e in te la sposa sua
so rispettar.

Lisinga
A lui dunque mi guida.

Eumene
Non lo sperar...

Lisinga
Dunque m’uccidi.

Siveno
(dentro le scene)
Qui s’asconde quell’empio.

Polibio
Ov’è l’indegno? mora.

Lisinga
Deh mi salvate...

Eumene
Miralo, nella destra ha il ferro ancora.
Donami omai Siveno
o le trafiggo il petto.
(in atto di uccidere Lisinga)

Polibio
(prendendo Siveno per mano)
Gl’immergo il ferro in seno,
pria di donarlo a te.

Eumene
Dunque la figlia mora...

Polibio
T’arresta, o qui lo sveno.

Eumene
Crudel, che tenti, oh Dei!

Polibio
L’ira non so frenar.

Lisinga
Passami pure il core,
ma placa il genitore;
tel chiedo per pietà.

Siveno
Passami pure il core,
ma placa il suo furore;
tel chiedo per pietà.

Eumene
(vedendo la medaglia che tiene al collo)
Qual segno, o Dei! mio figlio.

Polibio
Come! suo padre sei?

Eumene
(cambiandosi i figli)
Ecco la figlia tua.
Rendimi il figlio mio.
Giuro amistade e fé.

Polibio ed Eumene
(abbracciando Polibio Lisinga ed Eumene Siveno)
Figlio/a qual gioia io provo,
or che tu salvo/a sei...
più viver non potrei,
caro/a senza di te.

Lisinga e Siveno
Padre, qual gioia provo
or che placato sei!
Più cari i lacci miei
saranno ognor con te.

Eumene
Figlio?

Siveno
Oh Dio!

Lisinga
Siveno a noi ritorna.

Siveno
Lisinga, oh padre amato.

Eumene
Io solo a te son padre.

Lisinga e Siveno
Il/mi diede a me/lei in consorte.

Polibio
A lui son padre e Re.

Eumene
Non più, da lui ti scosta.

Lisinga e Siveno
Deh pensa al tuo periglio.

Polibio
Meco vivrai col figlio!

Eumene
Mai questo non sperar.

Polibio ed Eumene
All’armi, o fidi miei.
D’ira s’accende il petto
la mia vendetta affretto
più non mi so frenar.

(Eumene co’ suoi separano Lisinga da Siveno e partono. Polibio dà delle disposizioni per non essere sorpreso e Siveno s’abbandona sopra un sasso.)

Lisinga e Siveno
Tu mi dividi, o Dei!
dal caro amato oggetto.
Squarciar mi sento il petto,
che barbaro penar!



Scena terza
Eumene e Siveno

Eumene
Vieni, caro, al mio sen.

Siveno
Ov’è Lisinga?
Dov’è il mio Re? dov’è il mio padre?

Eumene
Mi abbraccia, io ti son padre,
e se più certo vuoi
essere del vero che ti dico, o figlio,
(accennando le medaglie che tiene al collo)
fissa su questi segni attento il ciglio.

Siveno
Oh Dio!

Eumene
Sappi che padre tuo non fu Mintèo,
ed io tuo genitor
a lui ti consegnai nel rio tumulto
quando Trifone di Denmetrio il regno
tutto struggere volea.
Per me Mintèo ti trasse di periglio
qual figlio suo; ma pur di me sei figlio.

Siveno
Perdon ti chiedo, o padre,
pietà del mio lamento;
per lor morir mi sento
senza poter morir.

Eumene
Ah! ti consoloa, o figlio,
e tutto spera in me.

Siveno
Se leghi i nostri cuori
sollevi le mie pene,
felice col mio bene
ognor sarò per te.
(Partono.)




Sala d’udienza con tavolino e sedie.



Scena quarta
Grandi del regno, indi lisinga che si siede in atto di dolore, poi Polibio

Lisinga
Io più sposo non ho, per man d’un empio
egli mi fu rapito;
barbara sorte!
Dammi, o Cielo crudel, dammi la morte.

Polibio
Figlia, fa’ cor, di qua non lungi Eumene
attendato fermossi...

Lisinga
Lascia che io l’armi impugni...

Polibio
Come! giovane donna?...

Lisinga
Lasciami o padre andar, il Cielo rende
forte colui che la ragion difende.

Polibio
Ebben tu mi precedi,
incoraggisci i tuoi; il Cielo aita
conceda a tutti; egli ti renda ardita.
(parte)

Lisinga
Se fidi siete,
se meriti pietà una sventurata
vendicatemi voi; meco vi prega
l’amato padre mio, da mostro infame
sgombrate alfine questo regno; a voi
lo chiede il vostro onore,
il pianto della patria e il mio dolore.
Superbo, ah! tu vedrai
se abbasserai l’orgoglio.
Or vendicar mi voglio,
indegno traditor.

Coro
S’ucciderà...

Lisinga
Lo sposo.

Coro
Ah sì cadrà...

Lisinga
L’altero.
Pietà desti lo sposo,
del mio dolor pietà.

Coro
Per noi non v’è periglio...

Lisinga
Vendetta vi chiedo
son tutta furore;
m’uccide il dolore
mi sento mancar.
Quel mostro, quell’empio
si vada a svenar.

Coro
Si vada, si corra,
si compia lo scempio.
Quel mostro, quell’empio
sapremo svenar.
(Partono.)




Accampamento a vista della città.



Scena quinta
Guardie accampate, Eumene dalla sua tenda, indi Siveno e Lisinga seguita da’ suoi

Eumene
Ove andò? che mai feci!
Dunque partì mio figlio:
Ei sol piangeva nel comun contento.
Lascia, diceva, che a Polibio vada;
di ritornar ti giuro con Lisinga,
o mi vedrai morire a’ piedi tuoi.
Sì crudel non sarà con suo periglio
ch’ei stesso voglia privarmi del figlio.
Ah padre incauto! al pianto suo cedesti.
Ingiustissimi Dei, se mel togliete,
voi alle fure mie lo renderete.
Folle che dico?
Che fo, con chi mi sdegno? il reo son io.
Misero me!... ahi che vacillo, oh Dio.
Lungi dal figlio amato
mi si divide il core,
conforto al mio dolore
di voi chi mi darà?

Coro
Da’ fine al tuo timore,
il figlio tornerà.

Eumene
Amici, a voi son grato,
pietà del mio tormento,
io solo avrò il contento
s’ei fido a noi verrà.

Lisinga e Coro
(guardando dentro le scene)
Eumene scellerato
trafitto al suol cadrà.

Eumene
Stelle! tradito io sono.
Perfido figlio indegno
tu preverai lo sdegno
del cieco mio furor.

Lisinga
Si sveni il traditore...

Siveno
(inginocchiandosi)
Eccoti il petto, il cor.

Lisinga
(le cade il ferro)
Tu stesso mi disarmi?

Siveno
Difendo il padre mio...

Eumene
Or vinto alfin son io
dal tuo figliale amor.
Ah figli miei diletti,
venite a questo seno.
Io vostri dolci affetti
io stesso pagherò.

Lisinga e Siveno
Padre mio, a questi detti
grato il cor ti giura affetto...

Eumene
A Polibio ognun si affretti
i miei sensi a riportar.

Lisinga e Siveno
Se con noi lo stringi al petto
il suo cor giubilerà.

Eumene
Voi sarete, o cari oggetti,
la mia sol felicità.
(parte con Lisinga e Siveno)

Cori
Oh qual gioia, qual diletto
or la Persia/Siria proverà.



Scena sesta
Tutti si pongono in ordinanza per marciare cantando il coro, dopo del quale Eumene, Lisinga e Siveno con essi s’incamminano
verso la città. Rimangono tutti sospesi incontrandosi con Polibio e di lui seguito

Cori
Festosi al Re si vada
ad apportar la pace,
s’accenda ormai la face
per così bella union.

Polibio
Oh Ciel, che miro! Lisinga la figlia
in amistà col rapitor messaggio!

Eumene
Non rapitor son io, non son messaggio.
Ma sotto queste spoglie
in tal mentita guisa
il Monarca di Siria omai ravvisa.

(Siveno cogli Assiri s’inginocchiano formando tutti un quadro generale.)

Polibio
Tu il Monarca?

Lisinga
Del mio Siven tu il padre?

Siveno
Mia Lisinga, qual gioia!

Eumene
Sì, Demetrio son io: timor m’indusse
spoglie a mentir, per riaver il figlio,
dubitando di lui se nato io fossi;
or tutti cari egualmente mi siete;
e se t’è grado
meco d’unirti in amistade eterna,
ogni passato evento
dimentica, o Polibio, e tutto dona
al mio paterno amor. La nostra fede
con più tenaci nodi ora si stringa;
Siven viva felice con Lisinga.

Tutti
Quai moti al cor io sento
di gioia e di contento!
Alfin al sen ti stringo,
oggetto del mio amor.

Cori
Più felice e grato istante
no, di questo non si dà.
D’un amore sì costante
la memoria resterà.

Zurück zu: Libretto

ritorna a libretto



Home Page   |   Neuheiten   |   DRG   |   Rossini

Home Page   |   Novità   |   DRG   |   Rossini

© DRG, 11. Januar 2001