Atto primo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15

Scena 7 (vers. 1821)

Atto secondo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10




Atto primo

Scena prima

Trinciare: incrociare i piedi per fare un inchino o una capriola: "trinciare una capriola".

Sciassé: passo di danza ("chassez").

Sdrucciolare: scivolare su una superficie od oggetto scivoloso, significa anche "cedere" (a una lusinga, a una tentazione).

Una volta c'era un Re...: la musica della canzone di Cenerentola venne riutilizzata in una canzone intitolata Légende de Marguerite su parole di N. Cimbal. Il carattere rappresentato è analogo a Cenerentola. La fiaba è sintetizzata ed interiorizzata, e il ruolo della fata viene assunto dall'angelo custode. Il testo è:

Marguerite n'avait rien
Que douceur et bonté pour tout bien;

Pour gagner un peu de pain,
Elle filait soir et matin;
Et toujours, toujours joyeuse,
Laborieuse,
Elle filait,
Elle chantait:
"Marguerite,
Tourne vite,
Tourne sans fin
Ton fuseau de beau lin."
Tra la la la la la

Marguerite n'avait rien
Que douceur et bonté pour tout bien;

Or un jour elle eut grand faim,
Pas de travail et pas de pain.
Son bon ange, alors fidèle
Vint près d'elle
En souriant
Et lui disant:
"Marguerite,
Je t'invite,
Voici des fruits
Que j'ai cueillis,
Les plus beaux fruits
Du Paradis.

Ritrovò: il significato moderno è «trovò di nuovo, dopo aver perso», ma anticamente significava «trovò per caso, o dopo una ricerca».

La precisione con cui la canzone di Cenerentola dipinge la rivalità delle tre sorelle e un improbabile suo trionfo, come pure l'insistenza ossessiva con cui ella la ripete arrivano a far dubitare della sua sanità mentale. Ma queste sue aspettative irrazionali sono necessarie per giustificare l'ostinazione e l'audacia con cui si ingegnerà di andare al ballo, e anche darà il giusto valore alla scelta dello scudiero in preferenza al preteso principe. Una Cenerentola realisticamente cosciente della propria condizione non avrebbe nemmeno pensato ad un partito superiore ad uno scudiero!

Ti darò: ti batterò, ti picchierò. E le botte a Cenerentola saranno un tema ricorrente!

Passione: commovimento dell'animo nel provare la sensazione di un bene o di un male. Pochi versi dopo: in risvegliar dolce passione il significato è quello oggi abituale di "forte ed affettuosa (ovvero emozionale) espressione d'animo".

Bonné... collié: le sorelle utilizzano spesso delle parole francesi italianizzate, qui collier (collana) e bonnet (cappellino).

Tanfo: puzza della muffa, o anche di marcio, di sudiciume.

Non ho mezzo soldo: Cenerentola non sa dell'eredità lasciatale dal padre. In realtà quel mezzo scudo, come tutto il danaro che circola in casa di Don Magnifico, fa parte del capitale di Cenerentola che viene dilapidato (vedi nota a: atto II, scena 1 - Ma tu sai che tempesta...).

Sorelle...: Cenerentola, figlia del primo matrimonio della stessa madre, era infatti "sorella" secondo la terminologia del tempo. La parola era generica, e il termine "sorellastra" non era ancora in uso. Si potevano invece differenziare i fratelli con entrambi i genitori in comune chiamandoli "fratelli germani" o semplicemente "germani".



Scena seconda

Bieco in volto: con il viso storto, ancora stravolto dal sonno.

Don Magnifico: «Magnifico» è il nome di un classico personaggio della Commedia dell'Arte. Il vecchio padre, simile a Pantalone ma senza la caratterizzazione veneziana.

Sconcertare: turbare.

Mortificate: dal comportamento austero, reprimendo le passioni. Ma in realtà non dimostrano afflizione perché non lo prendono sul serio... Si può facilmente equivocare con il significato moderno, che è l'opposto!

Fra il fosco e il chiaro: ovviamente significa "all'alba". La precisazione non è superflua, poiché il passaggio viene tradotto in "J'ai rêvé, à la fois clairement et confusement" o anche in "I dreamt half clearly, half hazily"...

Un somaro, ma solenne: gioco di parole. Magnifico dice «un somaro» e poi aggiunge «...ma solenne» intendendo "... eppure dignitoso, nobile". E invece aggrava il senso negativo, dicendo "un solenne somaro".

Come in trono si fermò: prese il posto della banderuola che indica la direzione del vento, spesso in forma di gallo. Non trono dunque, ma bensì una funzione poco onorevole. Dandini dirà delle due sorelle (I.11): «Son due vere banderuole».

Sdindonar: «dindonare» significava tintinnare, scampanare (ovvero il suono incontrollato della campana fatta ruotare avanti e indietro).

Intralciato: intricato, come rami avviluppati.

Deliziosa: è un piccolo fabbricato o capanna estiva in un parco, utilizzato in alternativa alla casa in muratura durante i periodi più caldi.

Alla favella è venuto il sequestro: sono senza parole. Ma affiora anche il timore di Don Magnifico: un sequestro dei beni per insolvenza.

È già crollata...: anche se il palazzo di Don Magnifico è in pessimo stato (Alidoro lo chiamerà "reliquia di palazzo", II.9), la frase è da intendere in senso figurato. La parte di palazzo crollata è il patrimonio dilapidato, la parte in agonia il secondo patrimonio (rubato a Cenerentola) che si sta esaurendo. Non può parlarne apertamente in sua presenza!

Riprendendo le figlie: ammonendole (precisazione dedicata a quei traduttori che, consultando un dizionario, si fermano al primo significato...).



Scena terza

Nel fior de' miei giorni: espressione paradossale di Don Ramiro. L'espressione viene così impiegata in caso di avvenimento prematuro (morte, menomazione fisica): ma egli ha l'età ideale per un matrimonio! Ma la sua scarsa inclinazione a sposarsi deve appunto essere il motivo della clausola al testamento del padre, che verrà spiegata da Dandini nella scena seguente.



Scena quarta

Astratta: con la mente tutta occupata in una sola cosa, senza riflettere su nessun'altra. Era con la testa fra le nuvole: cantando la "solita canzone"! Risponde meccanicamente "sì" senza aver realizzato la domanda - poi si corregge.

Quel ch'è padre: Cenerentola si riferisce al vero genitore, che non le ha potuto fare da padre - per questo motivo ha poi avuto due sorellastre. Ma non utilizza la parola "genitore", così si può anche leggere "Quel che mi fa da padre non è il mio genitore".

Semplicità: una rima sulla stessa parola - ma utilizzandone differenti significati. Per Cenerentola: "inaccortezza, mancanza di destrezza". Per Ramiro: "ingenuità (come contrario di malizia), sincerità, naturalezza".



Scena quinta

Nunziar vorrei fortunato cosiglio: «consiglio» significa provvedimento, delibera. Ramiro chiama Don Magnifico, quindi la frase va detta ad alta voce: "ho da annunciare un provvedimento favorevole".
Qui però è stato inserito un verso, cambiando il significato del passaggio:


Non comparisce ancor. Nunziar vorrei
Del mascherato principe l'arrivo.
Fortunato consiglio!
Da semplice scudiero...
Quindi Ramiro non chiama, ma continua a riflettere, e "fortunato consiglio" si riferisce all'idea del travestimento.



Scena sesta

Dandini: il nome di un servitore è tradizionalmente il diminutivo di un termine che lo caratterizza. In questo caso «dande», ovvero delle fasce di tessuto utilizzate per sostenere un bambino quando gli si insegna a camminare. E questa è esattamente la funzione di Dandini, utilizzato da Alidoro per educare Ramiro a camminare sulle proprie gambe.

Un giudizio, un sembiante: una persona con un sufficienti qualità spirituali, o fisiche.

Abisso: in senso figurato significa «eccesso».

Cotto, stracotto, spolpato: un comico salto logico. «Cotto» in senso figurato significa «profondamente innamorato». Magnifico ne fa un maggiorativo, che però ha un diverso significato (carne cotta in umido). Le figlie hanno in pugno il principe: se è uno stracotto, se lo sono mangiato.

Che bei quadri!: doppio senso. Che belle immagini! Ma "quadro" riferito a persona significa "sciocco, scimunito".

Tales patris talem filias: frase latina del tutto sgrammaticata. In partitura: "tali patris, talem filia". Corretta suona: "Qualis pater, tales et filiæ".

Che dice? mi confonde. Debolezze: si tratta di complimenti. Sul "debolezze" Don Magnifico potrebbe spingersi a fingere di asciugare una lagrima di commozione. Certo non raggiungerebbe la spudoratezza dell'autore della versione tedesca dello spartito (Ricordi), che traduce pseudo-letteralmente in "Ich habe nicht recht verstanden... man wird älter"!

Grosse... grandi: Dandini gioca, a proprio vantaggio, sulle parole "grosse" e "grandi". Ma "dirle grosse" non equivale a parlar da "grande"! E il commento di Magnifico ("bel pricipotto!") lo ridimensiona subito...

Tra i quondam: quondam (avverbio latino) significa "una volta", "un tempo". Essere tra i quondam vuole dire "tra i defunti".

A vista qual cambiale io sia sposato: la metafora di Dandini è efficace, ma decisamente indegna di un pricipe! Ma era infelice anche il "capitombolato" precedente...

Ho detto, ho detto: Dandini si è ricordato di non avere ancora pronunciato il discorsetto preordinato da Don Ramiro ("il discorso che non ho cominciato"). Quindi lo recita a memoria in fretta e furia ed in un sol fiato, producendo un effetto di filastrocca rinforzato dall'uniformità delle rime.
Ma questo breve discorso è essenziale per giustificare le azioni di Ramiro e rendere verosimile tutta la vicenda.

Eloquenza norcina: norcino (macellaio castratore) veniva utilizzato significando «uomo sudicio o volgare». Quindi Don Magnifico è sorpreso dal crescendo di volgarità nelle espressioni utilizzate da Dandini.

Il legno: la carrozza.

Perseguitate...: ovvero "affrettatetevi verso i miei appartamenti reali". L'eloquio ridicolmente ricercato di Dandini raggiunge i suoi vertici, con una frase che si può intendere diversamente: "prendete a calci i miei antenati di stirpe regale" o anche "prendete a calci i miei quarti (posteriori)", ossia il regal fondoschiena...

Cova - cenere: falsa, infida. Da "covare sotto la cenere", ossia non manifestare le proprie intenzioni. Don Magnifico gradua le definizioni in un crescendo dal complimento ironico fino all'insulto.

Tuono: tono, accento.

Codice delle zitelle: «codice» è un libro manoscritto, «zitelle» significava semplicemente "giovinette". Il significato di "donna nubile, non più giovane" è posteriore.

La terza figlia: Alidoro fa il finto tonto. Egli sa benissimo che Cenerentola non è figlia di Don Magnifico, ma non vuol scoprire le proprie carte. Ma appena Magnifico negherà con tono offeso l'esistenza di una terza figlia implacabilmente si correggerà in «terza sorella».

Atterrito: e in seguito tremante. La reazione sproporzionata di Don Magnifico alle inchieste di Alidoro non è, come potrebbe sembrare, volta ad evitare la comparsa di una rivale nella contesa per la conquista del principe: egli non considera Cenerentola una rivale! In realtà si spaventa ad una richiesta così formale perché teme che possa essere scoperto il furto del patrimonio della figliastra (vedi II.1: Ma tu sai che tempesta...).

Guardate qui: Nella prima stesura del libretto la battuta è detta da Don Magnifico, fra le minacce a Cenerentola. Ma cosa sta mostrando?
Egli afferma che la figliastra è morta. Forse è la prima scusa che ha saputo trovare, forse freudianamente è ciò che si augura. Ma non si può escludere abbia addirittura dichiarato ufficialmente il decesso della figliastra per poterne disporre del capitale, e la battuta sembra significare l'esibizione di un certificato di morte. Infatti gli altri, pur non convinti, ora sembrano doversi arrendere all'evidenza.
Rossini comunque nel mettere in musica ha passato la battuta ad Alidoro, che quindi richiama l'attenzione di Don Magnifico al proprio registro.

Balzando: sbalzando, ovvero spingendo Cenerentola nell'angolo tanto da farla muvere con un salto.

Ti scanno qui: è una minaccia di morte, ma va vista nel contesto. "Sei ufficialmente morta, e se insisti per correggere l'errore - allora renderò veritiera l'affermazione".

Qualche scandalo: Alidoro è al corrente delle misfatte di Don Magnifico e quindi allude ad un possibile scandalo, sapendo che proprio questo egli teme su tutto.

E lo conduce via: nel primo libretto a stampa si legge un illogico "e la conduce via".



Scena settima

In abito di pellegrino: Alidoro era comparso semplicemente "da povero" nella prima scena. Il travestimento acquista ora un significato simbolico, in quanto la povertà nel pellegrino è utile alla ricerca della verità.

Scontrare: incontrare, riferito a persone o caratteristiche personali (occhi, sguardo ecc.).

Gran ruota è il mondo: la «ruota» era una sorta di cassetta girevole utilizzata per scambiare oggetti con persone evitando un contatto diretto, ad es. nei monasteri di clausura. Analogamente si accede alle virtù riposte delle persone per vie faticose o macchinose, non certo per caso. Ma potrebbe anche alludere alla ruota della fortuna (vedi anche: La revolubil ruota..., 2.X).

È storia o commedia?: è vero o è una finzione? "Storia" originariamente significava "racconto dettagliato e veritiero", ma in seguito prenderà un significato ambivalente, significando nell'uso comune "fola, racconto fantasioso". Vedi anche Magnifico, al termine del racconto del sogno (1.II): «in una parola - Il sogno è storia, ed il somaro vola»

L'aria di Alidoro Il mondo è gran teatro venne musicata da Luca Agolini. Nel 1821 Ferretti scrisse una scena sostitutiva con "grande aria morale". La nuova aria però era estremamente impegnativa, di modo che non si stabilì nella prassi esecutiva se non in tempi recenti.



Scena settima (1821)

Tenero: debole, che cede facilmente.

Possono entrar de' ladri: si sottolinea volutamente che la fiducia di Cenerentola verso Alididoro è dovuta a bontà e non a dabbenaggine.

Sublima il pensiero: innalza il pensiero, lascia perdere questi dettagli quotidiani. Anche se Cenerentola ha l'abitudine di "sublimare" anche troppo i pensieri...

Calpesterai men che fango i tesori: potrai calpestar tesori, che nella tua nuova condizione saranno comuni più del fango.

Là del ciel: l'aria di Alidoro, scritta da Rossini nel 1821, è rimasta a lungo pressoché sconosciuta. Solo recentemente, con la pubblicazione dell'edizione critica ed in tempi di moda filologica, è diventato obbligatorio rappresentarere l'aria rossiniana: che è bellissima, ma anche di estrema difficoltà, e che rischia di naufragare se il basso non è un ottimo cantante.

Innocente: una rima sulla stessa parola! Non si dovrebbe... ma la parola è utilizzata con significati diversi. "Fanciulla innocente" (ingenua, senza malizia) e "lampo innocente" (che non "nuoce", incruento). La folgore divina ristabilisce giustizia ove ora è "orrore": rischiara, non ferisce.

È cambiata la scena: dopo il crescendo lirico culminato nel verso precedente Alidoro torna improvvisamente ad un linguaggio quotidiano. Nello stesso tempo recupera il tema dell'aria qui sostituita («Il mondo è gran teatro»).

Nembo: pioggia improvvisa e violenta che colpisce una zona ristretta.



Scena ottava

Gabinetto: nei palazzi le camere erano comunicanti e servivano per il passaggio: quindi le porte rimanevano sempre aperte. "Gabinetto" era il nome dei locali con un'unica porta di accesso (quindi non di transito), che potevano venire chiusi all'occorrenza, e che erano adibiti ad occupazioni riservate: locali di studio o toelette, oppure ove custodire cose preziose.

Un melone... un timballo: il cuore un melone, oltre tutto "tagliato a fette"? Forse Dandini allude alla proverbiale difficoltà nel giudicare la bontà di un melone senza averlo aperto. E quando è "tagliato a fette" può sortirne una delusione... Ma probabilmente allude semplicemente alla proverbiale scipitezza del melone, che era una varietà simile a un grosso cetriolo - ma con meno sapore. Inoltre "melone" riferito a persona significava "scipito, sciocco".
"Timballo" è un "timpano", sorta di tamburo. Ma non sembra il caso in questa frase... Appare molto più appropriato il significato di "pasticcio farcito con pasta e condimenti e cotto al forno" (che inoltre si accorda con la metafora del melone): ovvero "L'ingegno è un pasticcio". Un imbroglio, un guazzabuglio.
Infine il cervello è vuoto come una casa disabitata.

Trottando: in senso figurato: "con passo veloce, speditamente" (non correndo, o avrebbe detto "di galoppo").
"Il cenno mio": il mio ordine.



Scena nona

Torno: tornio. Per la simmetria degli oggetti torniti, "fatto al tornio" o "ben tornito" significa "fatto con eleganza e precisione".

Guercetto amore: è Cupido, che lancia le proprie frecce essendo bendato. La frase di Dandini ha doppio senso. Il dio dell'amore avrebbe modellato le sorelle: ma essendo un dio cieco, con risultati dubbi...

Acqua senza sale: si intende senza l'aggiunta di quei sali digestivi, depurativi o purganti (generalmente di produzione inglese) tanto in uso durante tutto l'800. L'effetto a volte era benefico, altre volte devastante (quindi... Non fa né ben né male.).
Bellini andava soggetto a disturbi intestinali e utilizzava regolarmente un sale depurativo, il Le Roy. In una lettera a Bellini l'editore Ricordi lo descrive così:

"Esisteva un rimedio da cavalli che si chiamava la medicina Leroy; il trambusto che provocava, era perfettamente uguale al tumulto dell'apparato digerente messo a soqquadro da cima a fondo. Quando un membro della famiglia aveva preso, la mattina, la medicina Leroy, nessuno parlava a tavola, regnava un silenzio assoluto e un'atmosfera di rispetto circondava quegli eroi coraggiosi che avevano inghiottito, senza batter ciglio, questo abominevole intruglio."

Bilanciare: considerare, prendere in esame, valutare.

Bianchetto: propriamente: calcina utilizzata per imbiancare i muri. Intende (con tono spregiativo): cipria.

Spaccare: dividere a forza in due parti.

Fidati pur di me: il testo originale di Ferretti, nella prima stesura, differiva leggermente:


(a Clorinda)
(Fidati pur di me.)
(piano a Tisbe)
(Sta' allegra o cara.)
(A rivederci presto alla Longara.)

A Vostr'Altezza: ironicamente, "ora che avete saputo conquistare il principe, potete considerare vostro il titolo".

Memoriale... Lectum: (Tisbe) La terrò informata delle mie imprese ("memoriale" è una nota scritta, contenente informazioni su degli avvenimenti). (Clorinda) Non si tratterà di qualche memoriale ma bensì di lectum (ossia "lectio", commento accademico all'opera altrui)...

Ce la vedremo...: (Tisbe) Ce la disputeremo, la partita è ancora da giocare. (Clorinda) Forse... ma forse è già giocata, e ho vinto io.

Oh! mi sprofondo!: Tisbe ha iniziato il duello con la Clorinda, ma ne è uscita sconfitta. Finisce con il ripetere le parole della sorella maggiore, come fa abitualmente quando è in soggezione.



Scena decima

Deliziosa nel Casino: il ricevimento, pomeridiano, ha luogo in un padiglione nel parco.

Color ponsò: color del fuoco.

Intendente dei bicchier: inizia la girandola di doppi sensi, titoli che non vogliono dire nulla. "Intendente" è il titolo del primo magistrato ed amministratore delle finanze di una provincia, ma significa anche semplicemente "che intende, che sa". In questo caso si attesta la competenza di Magnifico, "che sa" di bicchieri. L'estesa autorità quindi si riferisce alla varietà dei vini, e non alle dimensioni della provincia amministrata...

Presidente: capo di un'assemblea, nel 1817 generalmente riferito a magistrati. Ma in questo caso riferito ai vendemmiatori...

Direttor dell'evoè: "evoè" è il grido di giubilo delle Baccanti in onore di Dionisio. Quindi "direttor dell'evoè" significa direttore di cori bacchici (volgarmente: canti di ubriachi).

Saltar: forma desueta, e specialmente napoletana, per "ballare" (vedi anche la celebre Tarantella nelle Soirées musicales: "si salterà"). Il verso viene oggi modificato in "Ci affolliamo qui a ballar".

Noi...: Don Magnifico utilizza già il pluralis maiestatis...

Montefiascone: è una località celebre per il vino (l'Est! est! est!), presso Viterbo, a nord di Roma. Don Magnifico è napoletano, ma il gioco di parole contenuto nel nome è appropriato alla situazione ("fiascone" come grosso recipiente vinario ma anche come gran fallimento).

Et stranguletur: anche Don Magnifico sevizia la lingua latina! Corretto: "et strangulabitur".

Perché ita etcetera: l'avverbio latino "ita" può essere utilizzato in luogo di "sì" (Dante: "Del no per li denar vi si fa ita") - quindi: "perché sì". La formula conclusiva tradizionale di un editto è "ita est" (così sia).

Si succhierà: vale "si berrà" (o, in tre sillabe "si beverà"). Ma il significato non è esattamente lo stesso. "Succhiare" vuol dire sorbire lentamente, tranquillamente, come ad es. un liquore. Don Magnifico si figura di partecipare alla competizione e pregusta il godimento che lo attende.



Scena undicesima

Umore: pensiero, animo.

Sotto voce a mezzo tuono: tautologia di Dandini (a mezzo tono = a mezza voce).

Banderuole: persone che cambiano atteggiamento e parole a seconda della circostanza. Le sorelle tratterebbero differentemente Dandini se sapessero che è un servitore!



Scena dodicesima

Dare in bagatelle: anche "bagatellare", prossimo a "dare la baja". Scherzare, burlare. Propriamente "bagatelle" erano gli strumenti del bagattelliere, ossia prestidigitatore.



Scena tredicesima

Anticamera non v'è: normalmente un visitatore deve attendere il permesso per accedere alla presenza del principe, ma Alidoro ha fatto in modo che Cenerentola sia introdotta immediatamente.

Quante mosche...: Dandini mostra una volta di più la propria bassa estrazione. Dopo l'"arcano palpito" del finto scudiero il "quante mosche intorno a me" del finto principe...



Scena quattordicesima

Per civiltà: per cortesia, per gentilezza.

Sogguardando: guardando sottecchi: a capo chino, dal basso.

Mi atterrò: mi gettò a terra, mi vinse, mi sottomise. "Atterrarsi" significa prostrarsi, avvilirsi.



Scena quindicesima

Attratta: rattrapita, curva.

Individuo: nel 1817 significava soggetto di una specie vegetale o animale, e quindi anche una persona: ma l'espressione è era poco elegante. Insomma degna di Dandini...



Atto secondo

Scena prima

Il coro introduttivo del secondo atto venne musicato da Luca Agolini e solitamente viene omesso nelle rappresentazioni moderne de La Cenerentola.

La guardano e tarroccano: la guardano e si adirano. Taroccare significa gridare, adirarsi, altercare come in un diverbio fra giocatori a carte (tarocchi). Bel contrasto con le olimpiche "ninfe" del verso precedente!

Hanno una lima in core: "lima" ha anche il significato di tormento, rovello (Dante: "Ahi angosciosa e dispietata lima Che sordamente la mia vita scemi" ).

Sotto-cappotto: furtivamente, di soppiatto. "Cappotto" era una sorta di sacco per incapucciare i cavalli celandone completamente il muso.

Corpo del mosto cotto: espressione eufemistica che storpia "Corpo mistico del Cristo" (la Chiesa). Come è solito Don Magnifico ricade in termini enologici...

Ci contrasti: ci disputi, ci contenda in gara o combattimento (non il significato moderno "ci si opponga").

Dagli Ebrei: il noleggio di oggetti (e in particolare di abiti) era tradizionalmente un commercio praticato da ebrei.

Parlar coi linci e squinci: parlare con ostentata affettazione. Una curiosità: al teatro della Pace in Roma nel febbraio 1751 venne rappresentata la farsa in musica «Madama Lincisquinci».
Incredibile traduzione trovata nel libretto allegato ad una recente edizione discografica: "bavarder ici et là avec les lynx" (sic!).

Ma tu sai che tempesta...: Cenerentola, figlia unica, ha ereditato il patrimonio del padre alla di lui morte. La madre, risposandosi, ha secondo gli usi nominato il secondo marito tutore della figlia. Magnifico ha poi nascosto l'esistenza del capitale a Cenerentola, e ne ha fatto uso personale.

Al verde: allo stremo, agli sgoccioli. La metafora proviene dalla candela utilizzata come limite alle vendite all'incanto, che anticamente di solito era verde all'estremità.

Avrei trovato il resto del carlino: sarei finito. Il Carlino è un nome di moneta, inizialmente coniata da Carlo d'Angiò. Nell'800 aveva valore di due soldi: il resto era necessariamente ben poca cosa, per cui la locuzione "resto del carlino" vale "agli sgoccioli", "arrivato a conclusione". Non vi è relazione con il "Resto del Carlino", testata giornalistica di Bologna.

Eh! niente niente: Rossini mettendo in musica passò la battuta a Tisbe, aggiungendovi la seguente (Il significato è "nientemeno", "vi manca un niente".)

Darei delle cariche: ossia "quasi quasi sono già sul trono, potendo quindi sin d'ora distribuire privilegi". Clorinda sa bene cosa si aspetta il padre! Non sembrerebbe necessario precisare il significato di questi versi, ma in una traduzione del libretto si può leggere nientemeno che:

(Tisbe) Ah! I can't be certain, but...
(Clorinda) I wouldn't mind giving him a few good slaps.
... e in francese:
(Tisbé) Ah! rien, rien de certain, je dois dire.
(Clorinde) Quant à moi, il s'en faut de peu que je le roue de coups.

Voi che avete un testone: una gran testa, è, ma c'è un gioco di parole perchè il testone era una moneta romana.

Un ambo, un eletto: termini del gioco del lotto ("ambo" è la giocata su due numeri, "eletto" [=scelto] il numero estratto): Magnifico, da buon napoletano, è sicuramente un accanito giocatore. E non ci si aspetterebbe altro data l'importanza che egli dà alla lettura dei sogni!.

Rescritto: è la risposta scritta del monarca ad una questione di argomento giuridico, come pure una sua lettera con valore normativo. Don Magnifico si propone di farne mercato.

Conficcandomi a un cantone: prendendomi in disparte. Nella prima parte dell'aria Magnifico si immagina per strada (vedi in seguito, dopo al pagamento: «Da palazzo può passar»).

Prende poi la cioccolata: si intenda "porterebbe un memoriale? dopo di che prenda la cioccolata". Esiste una variante che evita malintesi: "Prenda: per la cioccolata, ecc.".

Doppia: sorta di moneta d'oro, equivalente a due once di metallo prezioso. Dallo spagnolo: dobla o dobbla. Il doblone, citato a fine aria («Di piastroni, di dobloni») valeva due doppie.

Già è di peso: gioco di parole. Intende: "è una causa importante?" alludendo anche al peso (al valore) della moneta d'oro ricevuta.

Mi rivolto: mi giro.

Scuffietta: scuffia o cuffia era un copricapo femminile, e cuffietta per bimbi. Qui "scuffietta" sta per giovane donna.

Piastra: sorta di moneta d'argento.



Scena seconda

Premura: gran desiderio, brama, ansietà.

Galleria: nei palazzi era una lunga stanza destinata al passeggio e adornata di quadri e sculture.

Stoccata: colpo di punta da arma corta (stocco, pugnale, fioretto ecc.). Per metafora: fitta, dolore vivissimo al cuore.

Smaniglio: il significato esatto è braccialetto prezioso in oro e gemme su una fascia di velluto nero. Il gesto di Angiolina è di estrema delicatezza, perchè permette a Ramiro, se rimarrà deluso riconoscendola in Cenerentola, di fare sembiante di nulla evitando spiegazioni. Resta l'incongruenza del braccialetto indossato con l'abito di gala e del gemello portato con gli stracci di Cenerentola: uno dovrebbe stonare!

Che mi lusinghi almeno: che almeno mi dai speranza.



Scena terza

Con la febbre a freddo: in stato febbrile, di agitazione. Magnifico drammatizza alquanto: la "febbre a freddo" o "febbre algida" (o anche "algido") era considerata una febbre perniciosa (ossia che, in mancanza di cure, uccide al terzo e talvolta al secondo accesso).

Segreteria: cassetta per riporvi lettere e documenti, scannello.

Sua Eccellenza... Bestia!.. Altezza: gioca sull'effetto dell'interpolazione rivolta a se stesso, che pare un titolo rivolto al principe creando una clamorosa gaffe di Don Magnifico.

Braccieri: sono domestici che, in mancanza di cavaliere, accompagnano la dama dandole il braccio.

Bombè: tipo di carrozza aperta, con copertura a mantice.

Scappavia: (da "scappar via") è il posto esterno in piedi, sul retro della carrozza, ove si aggrappa il servitore incaricato di aprire immediatamente la porta alle fermate.

Arricciarla, sbarbificarla: doppio senso. "Arricciarle i capelli e raderle la barba", ma anche: "farla incollerire e averla vinta". Sbarbare qualcuno significa: ottenerne qualcosa contro voglia, per arte o con la forza.



Scena quarta

Procellosa: burrascosa.

Ov'è Dandini?: Alidoro può fidarsi di Dandini al punto di fargli mettere in scena il rovesciamento della carrozza del principe - e ancora maggiore deve essere la fiducia di Dandini in lui. Eppure questi lo tratta tranquillamente e ripetutamente da "oca" davanti al sovrano... è il carattere di Dandini, irriverente e sfacciato ma anche franco e leale.

Lo pizzica: lo tormenta.



Scena quinta

Che occhiate! Parean stralunate!: con gli occhi spalancati dalla meraviglia.

Ceffi: volti deformi. In questo caso ancora segnati dalla collera e dalla delusione.

Non credea che tornasse: Cenerentola si rivolge a Don Magnifico ("che Ella tornasse") e si giustifica per non aver preparato la cena. Il significato si perde se il verso è modificato in "non credea che tornaste".



Scena sesta

Cospetto: esclamazione di ammirazione o (come in questo caso) di stizza.

Affatto affatto: in tutto e per tutto.



Scena settima

Sedia nobile: sedia imbottita, con braccioli.



Scena ottava

Gruppo: viluppo, nodo. E: gruppare, aggruppare, raggruppare = annodare, sgruppare = sciogliere.

Eroi: persone illustri, d'alta virtù.

Aperta: manifesta, apparsa.

Mamalucco: schiavo cristiano in Egitto. Qui, in senso figurato: stupido, rimbambito.

Compatite: scusate.

Il pallon: nel gioco cosiddetto del "pallon grosso" (pallone gonfiato d'aria) l'avambraccio era armato con un arnese di legno con cui rimandare la palla, chiamato bracciale.

Quello freme, questo fiotta: Fremere: tremare dall'ira.
Fiottare: ondeggiare tempestosamente, proprio del mare. In senso figurato: borbottare irosamente, o anche alzare la voce in uno sfogo d'ira.

Ai Pazzarelli: il nome popolare di un ospedale psichiatrico.



Scena nona

Io vi cercai: vi chiesi, domandai.

È debitor d'immense somme: Don Magnifico ha dilapidato il patrimonio che Angiolina ha ereditato della madre in qualità di sua unica figlia. Ora, all'atto del matrimonio, è costretto a restituirle la dote: non potendolo fare sarà fallito.

Il bivio: il dubbio, dilemma.

Impetrare: ottenere per mezzo d'umile domanda o di preghiere.

Nel vicin atrio: Alidoro dimostra qui una sorprendenta mancanza di tatto! Dopo aver preparato gli eventi con tanta accortezza ora mostra platealmente di avere conosciuto tutto in anticipo? In realtà in questa scena si ingegna di umiliare in tutti modi Don Magnifico e le figlie. E quindi ha organizzato la festa nuziale nell'atrio del palazzo di Don Magnifico - che ora appartiene a Cenerentola: infatti, non potendo egli restituirle la dote, questa diventa proprietaria dei beni fallimentari - palazzo, mobili, tutto!

Abbassarmi: umiliarmi.

L'aria di Clorinda "Sventurata! mi credea" venne musicata da Luca Agolini. Normalmente viene tagliata, ma viene recuperata a volte per offrire un pezzo solistico al secondo soprano. Anche la qualità dei versi è scarsa, denotando una stesura frettolosa, forse come aggiunta forzata: la ripetizione di un verso già utilizzato ("son lasciata in abbandono"), qualche verso ridicolo ("capitar potrà il merlotto") rendono l'aria una caduta rispetto al resto del libretto.

Non han più che sperar: sono esauditi. L'orgoglio è oppresso: soffocato, sopraffatto.



Scena decima

La revolubil ruota...: si diceva anche «essere al colmo della ruota» per significare "in stato di prosperità". La ruota si è arrestata in questa posizione per Cenerentola!

Stupida: attonita, sbalordita. Nell'edizione critica cambiato in "stupita", sostituzione che evita malintesi ma che attenua il significato. Ancora due ore prima Cenerentola era nella sua solita condizione, sia pure reduce da una parentesi felice (la festa dal principe) e innamorata di uno scudiero (ma con il dubbio di averlo impressionato solo grazie ad un travestimento). Improvviamente si ritrova principessa. Per una volta non sta sognando - vive nel sogno! Non deve più temere l'inevitabile ritorno alla realtà.

A voi si prostra: Don Magnifico si deve inchinare per non trovarsi sul lastrico entro un'ora (sicuramente ha già avuto un colloquio con Alidoro...). Ma si inchina alla Principessa, utilizzando la forma impersonale: è un omaggio alla sovrana, non una dimostrazione di pentimento. Non si umilia e, come sempre, non riconosce la figliastra. Da cui la replica addolorata di Cenerentola. La versione modificata in "Altezza... a voi mi prostro..." smorza questo significato.

Quelle orgogliose...: Don Ramiro evidentemente ha concordato la punizione dei malvagi con Alidoro ed esige il completamento della cerimonia. Anche le sorelle devono umiliarsi! Ma Cenerentola preferisce (No no; tergete il ciglio...) realizzare il suo antico sogno di essere riconosciuta dai famigliari.

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© DRG, 2. febbraio 1997